Decessi
e malattie professionali in fabbrica, la Procura apre un'inchiesta dopo le
sollecitazioni dei sindacati. nel mirino anche le acciaierie
Morivano pure i gatti all'Ansaldo mentre gli operai si
ammalavano, ma i manager non se ne accorgevano. Qualcuno nelle carte cancellava
la parola "amianto" per la rassicurante "lana di vetro". Ma la strage
dell'amianto potrebbe presto avere dei responsabili. Il procuratore capo Michele
Di Lecce ha personalmente aperto un fascicolo per omicidio e lesioni colpose a
carico di ignoti.
La procura vuole provare a individuare manager, dirigenti, capi area che dalla metà degli anni '60 in poi, pur a conoscenza della pericolosità delle fibre d'amianto non fecero nulla per rendere salubri gli ambienti di lavoro e soprattutto proteggere la salute e la vita degli operai. La decisione del procuratore capo - esperto di sicurezza del lavoro -, che negli ultimi mesi aveva già raccolto circa 350 inchieste su decessi e malattie professionali non solo provocate dall'amianto, deriva anche dall'esposto denuncia depositato due giorni fa in tribunale dall'avvocato Giancarlo Bonifai per conto della Fiom Cgil. Un triste dossier che nasce anche come reazione all'inchiesta sui benefici della legge sull'amianto concessi a chi non ne aveva diritto.
Nell'esposto, oltre ai racconti degli stessi operai e sindacalisti, vengono citati i dati del Registro Nazionale dei Mesoteliomi dell'Ist: "In Liguria, tra il 1994 ed il 2010, sono stati accertati 1.845 casi di mesotelioma pleurico provocati dall'esposizione all'amianto. Di questi, 1.528 sono uomini e 317 e donne, mentre la malattia, nello stesso periodo, ha inciso particolarmente sui periodi lavorativi più lunghi (1.691 casi per esposizioni oltre i 20 anni). Le diagnosi sono in costante aumento, essendo passate da 457, per quanto riguarda il periodo 1994-1999, alle 612 tra il 2000 e il 2004 ed alle 776 tra il 2005 e il 2010. Il numero è ancora cresciuto dopo il 2010, arrivando a 180 nuovi casi registrati ogni anno. Nell'industria genovese, il maggior numero di casi è stato registrato, nel periodo considerato, tra i lavoratori Ansaldo (134) ed Italsider-Ilva (111)". Il picco dei decessi è purtroppo atteso negli anni a venire.
Già a dicembre il procuratore capo Di Lecce aveva unificato 350 casi di morti e malattie sospette in quattro grossi stabilimenti e aree di lavoro cittadini: Ansaldo, Fincantieri, Culmv e Ilva- Italsider. Erano stati indagati anche un ex console della Compagnia dei camalli e un paio di ex dirigenti dell'Ansaldo.
Ma l'esposto consente di fare un passo ulteriore. Chiedono i sindacalisti Cgil che la procura proceda "alla identificazione e alla punizione di quanti, in relazione ai denunciati decessi ed alle patologie amianto correlate... hanno omesso di approntare i necessari presidi sanitari e infortunistici che sicuramente avrebbero potuto evitare, od almeno diminuire... conseguenze di tale gravità, quando era già nota la pericolosità dell'amianto".
Seguono diverse pagine dedicate a rappresentare una situazione in cui l'amianto sotto varie forme era presente in ogni ambiente. E secondo la Fiom in Ansaldo c'era chi lo aveva capito e cercava di nascondere la verità: "nella documentazione ufficiale si preferiva non parlare di "amianto"... una istruzione aziendale, risalente al febbraio 1979, in cui una mano ignota ha cancellato i probabili riferimenti all'"amianto", sostituendoli, a penna, con la più innocua dicitura di "lana di vetro"".
Quanto ad alcuni operai che sarebbero stati accusati di non lavorare in aree interessate dalle fibre la Fiom scrive: "la memoria e la planimetria relativa allo Stabilimento Cmi di Fegino tra gli anni 1970 e 1990 conferma la continua turnazione del personale su diverse mansioni, a prescindere dall'inquadramento formale del lavoratore, e la suddivisione dei reparti tra nove navate contigue, senza alcuna divisione fisica fra le stesse. Le polveri, fibre di amianto comprese, si diffondevano quindi ovunque, senza alcun riguardo per gli incarichi formalmente assegnati a ciascun lavoratore".
Il procuratore ha già incaricato ispettori Asl, finanzieri e polizia giudiziaria di acquisire documenti e interrogare persone che possano indicare i nominativi dei dirigenti e responsabili, anche se molti di loro potrebbero essere già deceduti.
La procura vuole provare a individuare manager, dirigenti, capi area che dalla metà degli anni '60 in poi, pur a conoscenza della pericolosità delle fibre d'amianto non fecero nulla per rendere salubri gli ambienti di lavoro e soprattutto proteggere la salute e la vita degli operai. La decisione del procuratore capo - esperto di sicurezza del lavoro -, che negli ultimi mesi aveva già raccolto circa 350 inchieste su decessi e malattie professionali non solo provocate dall'amianto, deriva anche dall'esposto denuncia depositato due giorni fa in tribunale dall'avvocato Giancarlo Bonifai per conto della Fiom Cgil. Un triste dossier che nasce anche come reazione all'inchiesta sui benefici della legge sull'amianto concessi a chi non ne aveva diritto.
Nell'esposto, oltre ai racconti degli stessi operai e sindacalisti, vengono citati i dati del Registro Nazionale dei Mesoteliomi dell'Ist: "In Liguria, tra il 1994 ed il 2010, sono stati accertati 1.845 casi di mesotelioma pleurico provocati dall'esposizione all'amianto. Di questi, 1.528 sono uomini e 317 e donne, mentre la malattia, nello stesso periodo, ha inciso particolarmente sui periodi lavorativi più lunghi (1.691 casi per esposizioni oltre i 20 anni). Le diagnosi sono in costante aumento, essendo passate da 457, per quanto riguarda il periodo 1994-1999, alle 612 tra il 2000 e il 2004 ed alle 776 tra il 2005 e il 2010. Il numero è ancora cresciuto dopo il 2010, arrivando a 180 nuovi casi registrati ogni anno. Nell'industria genovese, il maggior numero di casi è stato registrato, nel periodo considerato, tra i lavoratori Ansaldo (134) ed Italsider-Ilva (111)". Il picco dei decessi è purtroppo atteso negli anni a venire.
Già a dicembre il procuratore capo Di Lecce aveva unificato 350 casi di morti e malattie sospette in quattro grossi stabilimenti e aree di lavoro cittadini: Ansaldo, Fincantieri, Culmv e Ilva- Italsider. Erano stati indagati anche un ex console della Compagnia dei camalli e un paio di ex dirigenti dell'Ansaldo.
Ma l'esposto consente di fare un passo ulteriore. Chiedono i sindacalisti Cgil che la procura proceda "alla identificazione e alla punizione di quanti, in relazione ai denunciati decessi ed alle patologie amianto correlate... hanno omesso di approntare i necessari presidi sanitari e infortunistici che sicuramente avrebbero potuto evitare, od almeno diminuire... conseguenze di tale gravità, quando era già nota la pericolosità dell'amianto".
Seguono diverse pagine dedicate a rappresentare una situazione in cui l'amianto sotto varie forme era presente in ogni ambiente. E secondo la Fiom in Ansaldo c'era chi lo aveva capito e cercava di nascondere la verità: "nella documentazione ufficiale si preferiva non parlare di "amianto"... una istruzione aziendale, risalente al febbraio 1979, in cui una mano ignota ha cancellato i probabili riferimenti all'"amianto", sostituendoli, a penna, con la più innocua dicitura di "lana di vetro"".
Quanto ad alcuni operai che sarebbero stati accusati di non lavorare in aree interessate dalle fibre la Fiom scrive: "la memoria e la planimetria relativa allo Stabilimento Cmi di Fegino tra gli anni 1970 e 1990 conferma la continua turnazione del personale su diverse mansioni, a prescindere dall'inquadramento formale del lavoratore, e la suddivisione dei reparti tra nove navate contigue, senza alcuna divisione fisica fra le stesse. Le polveri, fibre di amianto comprese, si diffondevano quindi ovunque, senza alcun riguardo per gli incarichi formalmente assegnati a ciascun lavoratore".
Il procuratore ha già incaricato ispettori Asl, finanzieri e polizia giudiziaria di acquisire documenti e interrogare persone che possano indicare i nominativi dei dirigenti e responsabili, anche se molti di loro potrebbero essere già deceduti.
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