La
borghesia italiana “illuminata” quella che fa finta di credere
che questo sistema sociale per quanto faccia schifo abbia una
speranza, alla Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La
Repubblica, per intenderci, è costretta di volta in volta a
guardarsi allo specchio e rifare l'elenco delle infinite ruberie e
degli infiniti crimini di ogni ordine e tipo, prima, durante e dopo
le varie Tangentopoli, dal nord al sud del paese, nella nuova
speranza che sia l'ultima. E ancora una volta cerca tra i possibili
loro rappresentanti chi potrebbe non essere della pasta dei peggiori
delinquenti e adesso pensa di aver trovato il “nuovo”, il giovane
e veloce Renzi. Purtroppo per queste finte anime belle il sistema
capitalistico è questo, un pugno di uomini ricchi che domina la
società, cui non basta arricchirsi sfruttando il proletariato, ma
che deve anche delinquere per la sete infinita di profitto.
Questo
articolo di Statera su Affari&Finanza di oggi descrive un paese,
meglio la sua borghesia, che è proprio quello definito così:
un paese in disfacimento etico, politico, economico e sociale!
***
“I
duemila giorni di solitudine di chi lanciava allarmi sull'expo
[Si
capisce che non basta “lanciare allarmi” per fermare i
delinquenti? Le sottolineature sono nostre]
Il
grande evento salvifico che avrebbe dovuto certificare la fine della
decadenza, il riscatto dell'Italia agli occhi del mondo, è ormai la
silloge di un paese in disfacimento etico, politico, economico e
sociale. C'erano 2.585 giorni per far bene le cose da quel 31
marzo 2008, il giorno in cui tra epici festeggiamenti l'Italia
ottenne dal Bureau International des Exposition l'organizzazione
dell'Expo 2015, l'evento mondiale del secondo decennio del secolo.
Miliardi di investimenti, milioni di visitatori annunciati da ogni
angolo dell'orbe terracqueo con un gigantesco ristoro dell'economia
nazionale, decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. [Fatti
mille volte denunciate dal basso, da lavoratori e organizzazioni di
lotta, che proprio i mass-media spesso fanno finta di non vedere]
Seguirono
duemila e più tragici giorni nei quali non una pietra fu mossa, non
una zolla fu sollevata per realizzare l'area espositiva. Andò invece
in scena un bieco spettacolo di caccia alle poltrone e di
spartizione tra politici, faccendieri, signori degli appalti, mafie
di ogni genere all'ombra della simoniaca cupola affaristica lombarda
cresciuta come un tumore nei diciotto anni di formigonismo. La
Direzione Nazionale Antimafia aveva segnalato fin dal primo giorno
che gli interessi e gli appetiti intorno all'evento si
preannunciavano 'maggiori persino di quelli ipotizzabili dalla
realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina', [Quanta
impotenza dimostra questa Direzione Nazionale Antimafia!] che
Berlusconi aveva rimesso in cima al delirio delle grandi opere. Ma
nessuno volle ascoltare i ripetuti allarmi, [nessuno chi?]
attribuiti a pericolosi disfattisti. Di fronte alla sanguinosa
lotta per le nomine e per il controllo dei finanziamenti e degli
appalti, qualcuno ipotizzò la rinuncia. Il saggio professor
Vittorio Gregotti citò la rinuncia di Mitterrand che nel 1989
cancellò dalla sera alla mattina il faraonico programma di
festeggiamenti per il bicentenario della rivoluzione francese.
[Quindi annullare si può, come per la TAV, ma gli affari, seppur criminali, sono
affari...].
Oggi,
dopo gli ultimi arresti dei sempreverdi nonni di Tangentopoli, come
Frigerio e Greganti, e dei loro moderni epigoni, il sogno si è
trasformato nell'incubo annunciato sotto gli occhi stupefatti del
mondo. Un classico della corruttela nazionale, come il G8 della
Maddalena poi trasferito all'Aquila tra sprechi e ruberie, i mondiali
di nuoto e ogni altro evento che ha consentito di spartire centinaia
di milioni di pubblico denaro tra delinquenziali bande predatorie
protette soprattutto dalla struttura criminale del berlusconismo.
Bande che in Lombardia negli oltre tre lustri di comando di Formigoni
e del suo cerchio magico ciellino si sono specializzate per settori.
Sotto la grande cupola, operano senza colpo ferire sottocupole
nella sanità, nell'ambiente, nei rifiuti, nell'urbanistica, nelle
opere pubbliche. Ormai alla fatidica data del primo maggio 2015
mancano meno di 350 giorni. I lavori a Rho nella più ottimistica tra
le stime sono neanche al 50 per cento e la corsa contro il tempo
rischia di essere perduta esponendoci a un'ulteriore figuraccia
mondiale. Domani sarà a Milano per tentare di affrontare la
situazione il presidente del Consiglio Matteo Renzi: 'Non faremo
finta di niente - dirà - siamo qui per affrontare le questioni e non
per nasconderle'. Sarebbe però consigliabile che a Milano
nascondesse almeno il suo ministro Maurizio Lupi, [No, sarebbe bene
che si nascondesse lui, insieme a tutti i suoi Lupi in quanto
rappresentante di tutta questa porcheria!] che nel sistema
affaristico lombardo-ciellino è una delle figure di maggior spicco e
il cui nome compare nelle carte dei magistrati che hanno ordinato la
retata di giovedì scorso. E che chiedesse ben conto al commissario
unico Giuseppe Sala come è possibile che non si sia accorto che la
sua fiducia veniva 'sorprendentemente tradita'. Sorprendentemente?
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