domenica 11 maggio 2014

pc 11 maggio - SUL CONGRESSO DELLA CGIL


L'esordio del congresso della Cgil è rappresentato simbolicamente dall'inizio dell'intervento della Camusso: saluta gli ospiti, saluta i cari Luigi e Raffaele e nessun saluto manda ai lavoratori e alle lavoratrici.

Questo congresso ha messo in scena una situazione paradossale ma non inaspettata:
di una Camusso che usa la denuncia della situazione dei lavoratori, delle lavoratrici, usa argomenti di opposizione al governo Renzi, fa appello all'interno della sua organizzazione ad una maggiore partecipazione, ma per sostenere una politica sempre più di destra e un sindacato sempre più blindato verso i suoi rappresentanti, i lavoratori iscritti e molto aperto verso cisl e uil;
di un Landini che usa argomenti in oggettiva sintonia, a volte esplicitamente dichiarata, con le critiche di Renzi al sindacato, per sostenere una linea di opposizione alla segreteria Cgil.

Sulla democrazia, Camusso attacca Renzi perchè sta “determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione”; quindi, poi, per la Cgil, propone formule più collegiali, e rispondendo a Landini dice: “altro che primarie, qui ci vuole più partecipazione collettiva”. Ma fa come il bue che chiama cornuto l'asino, visto che all'interno della Cgil stabilisce nuove regole per impedire una rappresentanza del dissenso, applica una norma che cancella di fatto la rappresentanza proporzionale nel Direttivo mettendo una soglia di sbarramento del 3%, anticipa la presentazione delle liste prima che si chiuda il dibattito congressuale; , infine, per piazzare i suoi sostenitori, tenta di occupare più posti nelle commissioni di garanzia. Verso i delegati nelle fabbriche e posti di lavoro - verso cui ha già fatto di molto peggio - conferma il catenaccio del TU sulla rappresentanza e le sanzioni se osano contrastare accordi fatti dalla segreteria, e anzi dice: abbiamo fatto il referendum, ora non perdiamo tempo, passiamo ai fatti.

Certo è una bella lotta tra Camusso e Renzi.
Da un lato Camusso attacca Renzi per “l'insofferenza verso la concertazione” perchè vuole saltare le mediazioni sociali e la rappresentanza; per “la mancanza di equilibrio di poteri” (intendendo tra i poteri, evidentemente, anche quello dei sindacati confederali); perchè Renzi vuole decidere, fare nuove regole sui rapporti di lavoro senza concordarle insieme al sindacato - confermando, quindi, la Camusso, in pieno il ruolo concertativo del sindacato confederale per far passare l'attacco ai lavoratori; ancora la Camusso attacca, davanti a Poletti, cosa sono diventate le cooperative che si comportano come una qualsiasi multinazionale;
dall'altro Renzi dice al sindacato “Ora la musica è cambiata”, il sindacato non serve più; e, con un metodo populista-fascista, vuole un rapporto diretto con i lavoratori scavalcandone le rappresentanze. Qualcuno scrive – probabilmente non a torto – che per gli 80 euro la platea dei lavoratori non è stata scelta a caso da Renzi, ma con furbizia elettorale per tappare la bocca al sindacato, e usarli di fatto contro i rinnovi contrattuali, dicendo praticamente: vedete? E' il governo che vi dà degli aumenti (la cui entità reale è tutta da definire ancora...), non c'è bisogno della contrattazione sindacale - della serie: hai qualche soldo in più ma hai perso come lavoratore ogni diritto, sei alla mercè del mio governo.
Ma la Cgil ha applaudito alle 80 euro di Renzi. Lo stesso Landini ne parla come “innovazione assoluta”.
Camusso al congresso ha denunciato Renzi ma per riconfermare il ruolo concertativo contro i lavoratori della Cgil, il ruolo di mediazione del sindacato confederale per far passare le politiche di attacco alle condizioni di lavoro e salariali, ai diritti dei lavoratori da parte dei padroni e del governo. Quindi la Camusso ha usato un attacco alla politica da dittatorello di Renzi ma per affermare una politica e azione sindacale sempre più di destra.

Landini invece ha fatto il verso a Renzi parlando di voler abbattere le burocrazie frenanti e quindi di riformare la Cgil con le primarie, scimmiottando il pd e imitando la falsa democrazia dei partiti; ha parlato del metodo di Renzi (che è fascista perchè vuole scavalcare e mettere da parte il sindacato in genere) ma solo per dire che copre un vuoto sindacale, anzi che è un “metodo che mette a nudo i nostri ritardi e le nostre difficoltà”. Landini poi si è affidato a Renzi per una legge sulla rappresentanza che “metta le lavoratrici e i lavoratori nella condizioni di cambiare il sindacato” (facendo di fatto credere che il governo possa fare una legge migliore del TU fatto da cgil, cisl e uil). Landini ha dato credibilità a Renzi, quando ha detto: “Renzi vuol fare la rivoluzione? Io più di lui”, o quando ha detto che “Renzi sta facendo cose importanti e innovative, sia pur insieme a strade e ricette vecchie", come le 80 euro (“io – ha sottolineato - non sono mai riuscito ad ottenere tanto...”), come la tassazione delle rendite finanziarie e quella a carico delle banche”. Landini ha parlato di “casa di vetro” e, come Renzi, di pubblicazione dei bilanci della cgil, di rendere pubblici gli stipendi dei dirigenti sindacali. Concludendo che “il consenso sociale che in questo momento il governo Renzi ha è figlio delle cose che non abbiamo fatto negli anni".
Quindi Lanidini ha usato argomenti da destra per criticare la politica e i metodi della Cgil. Non c'è che dire, una bella maniera per opporsi alla Camusso!!

Entrando nel merito. Il congresso della Cgil è stato all'insegna della parola d'ordine: “il lavoro decide il futuro”. Ma le cosiddette “sfide della Cgil al governo Renzi” non sono affatto “sfide”, bensì richieste che in parte scimmiottano quelle già in discussione da parte dello stesso governo (come la fine della cig in deroga); in parte sono “buone speranze” che salvano la coscienza ma non cambiano la realtà (come la tassazione per i ricchi, un nuovo sviluppo possibile, la redistribuzione del lavoro, ecc.)
Infatti quale sarebbe il programma della Cgil, che, tra l'altro, non è neanche una piattaforma da sostenere e portare avanti con un preciso piano, ma proposte messe in fila, in maniera politichese?
unificazione di cigo e cigs per estenderla a tutti i settori e dimensioni di impresa
superamento della cig in deroga sostituita da un'indennità di disoccupazione, contributi figurativi
assicurare le pensioni ai giovani, rivalutare quelle attuali e introdurre un'uscita flessibile
patrimoniale/tassazione per i ricchi, lotta all'evasione fiscale, ripristino del reato di falso in bilancio
unificare le banche, portare la soglia della tracciabilità del contante a 300 euro
80 euro estesi ai pensionati e incapienti
una vera vertenza sulle pensioni (ma solo se uil e cisl sono d'accordo...)
maggiore tutele di chi lavora in appalto cancellando l'art. 8
completare la legislazione contro il caporalato
riordinare il mondo delle cooperative, con pubblicazione dei regolamenti, applicazione dei contratti
salario minimo europeo, non certo per i disoccupati, ma per i lavoratori, che cancella di fatto le retribuzioni contrattuali, introducendo per tutti un salario veramente al minimo che non fa altro che legalizzare i bassi salari a nero dati da tante aziende
E poi...
Conferma del Testo unico sulla rappresentanza - leggerissimamente modificato, lasciando spazio al voto dei lavoratori e alla contitolarità con le categorie nella fase di traduzione dei contratti nazionali e dando una velleitaria consolazione ai delegati Rsu: “le sanzioni non dovranno spingere i delegati a non esporsi perchè saranno le organizzazioni a pagare il prezzo per loro”. Ma, affermando subito dopo che: “se i lavoratori hanno approvato un accordo, è sbagliato, contrario alla nostra natura, che si scioperi contro quel voto” (!)

Landini, da parte sua, neanche si sofferma più di tanto sugli obiettivi, dicendo solo ad un certo punto in maniera generica: “Sono d'accordo che vada riaperta la vertenza con il governo sulle pensioni, sulla questione fiscale e sugli ammortizzatori sociali”. La battaglia e l'interesse di Landini sono soprattutto rivolti all'interno.
E, quindi, lancia l'appello “discutere, discutere, discutere”, quando servirebbe “lotta, lotta, lotta”.
In questo modo la battaglia di Landini alla segreteria della cgil non è fatta in nome di quello che c'è e che non c'è nel mondo dei lavoratori, non è rispetto a ciò che avviene fuori della Cgil, su ciò che produce la nefasta linea della Cgil (ma non solo, in molte occasioni e posti di lavoro anche della stessa segreteria Fiom – vedi Ilva, tanto per fare un esempio) nella svendita delle condizioni e diritti dei lavoratori, disoccupati.

Un congresso, dunque, in cui né la maggioranza della Camusso (che si lecca un po' di ferite per il calo di peso nel direttivo), né l'opposizione hanno posto contenuti, obiettivi netti e chiari, piani di azioni sindacali da portare avanti; in una situazione in cui ogni giorno operai, lavoratrici vengono licenziati, ricattati, precarizzati, i salari della maggiorparte dei lavoratori taglieggiati, in una situazione in cui mai c'e' stato un periodo così lungo senza rinnovi contrattuali e ogni giorno anche i contratti in essere vengono messi in discussione, in cui si aumentano la produttività, gli orari di lavoro, si tolgono diritti, si peggiora la sicurezza e la salute, ecc.
Ai lavoratori, iscritti alla cgil, resta un dibattito, una conta delle varie percentuali, ma nessuna nuova indicazione.

Ora cosa pensa Landini? Di abboffare i lavoratori iscritti fiom su quanto è cattiva la segreteria della Cgil e sulle regole interne che non si vogliono cambiare?
Lo stesso Cremaschi che ha parlato della necessità di un sindacato veramente indipendente e della necessità di fare fronte comune con un'area più vasta, con i sindacati di base, resta però decisamente tutto ancora dentro la dialettica perdente di maggioranze e minoranze della Cgil; anche da questa parte nessun piano di mobilitazione, nessuna piattaforma che risponda agli attacchi di padronato e governo, nessuna rottura con l'andazzo delle parole e nessun fatto che dia una risposta alla debolezza attuale del movimento degli operai, delle fabbriche, dei vari posti di lavoro, a parte alcune singole situazioni e realtà come la logistica (in cui la Cgil sia della Camusso che della minoranza di opposizione non sono presenti nelle lotte o se lo sono diventano la controparte dei lavoratori - vedi tutta la battaglia degli operai di Trezzo).

Sono gli operai, i lavoratori, le lavoratrici, anche della Cgil, che devono dire NO! Che devono organizzare e fare le lotte, costruendo sì un fronte unitario, ma a partire dai posti di lavoro, dal coordinamento delle lotte, dandosi nuova rappresentanza; che devono rimboccarsi le maniche per costruire un reale sindacato di classe e di massa.   

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