Aggressione fascista a Napoli
sabato 10 maggio nei pressi del quartiere Vomero verso le 19:00, uno dei nostri compagni è stato aggredito da una quindicina di militanti evidentemente di destra e riconoscibili dalle t-shirt riportanti loghi di casapuond e blocco studentesco,accusandolo di aver scattato alcune fotografie dal suo cellulare e successivamente seguito per un tratto di strada spintonato e minacciato più volte di violenze fisiche e, dato più preoccupante,continuando ad affermare di conoscere il suddetto compagno e di sapere dove trovarlo.
Come sempre accade in questi casi gli aderenti di casapound e di blocco studentesco hanno reagito in gruppo e con violenza nei confronti di chi porta avanti una lotta che mira alla libertà e all’ uguaglianza,al contrario di chi,persegue l’odio razziale, l’antisemitismo, il sessismo, il revisionismo storico e la violenza di gruppo finalizzata a favorire un clima di autoritarismo.
Al compagno aggredito va tutta la nostra solidarietà come da parte di tutti gli studenti, le studentesse, i cittadini e le cittadine che portano avanti nella nostra città ed in tutto il paese valori quali la resistenza e l’antifascismo.
Studenti Autorganizzati Campani
Milano: prove di militarizzazione, la nuova realtà del fascismo
Milano. La parata del 29 ha mostrato un salto di qualità della "galassia nera", coreografico e di sostanza.
Un colpo d’occhio inquietante: quasi un migliaio di persone, giunte anche da altre località lombarde, saluti romani con il «presente» gridato davanti alle lapidi (abusiva quella per Borsani), a comando, nel silenzio generale, dopo l’«attenti». Quasi una piazza d’armi.
Tra marzo e aprile, sempre a Milano, rappresentazioni simili si erano già svolte tra i vialetti del cimitero Monumentale e di quello Maggiore, il 23 marzo per onorare «i martiri della Rivoluzione fascista», ovvero gli squadristi degli anni Venti caduti «in servizio», alcuni dei quali tumulati in una cripta posta sotto un monumento fatto erigere da Benito Mussolini nel 1925, e il 25 aprile al Campo X dove sono raccolti i resti di quasi un migliaio di repubblichini, periti tra il 1943 e il 1945, tra loro Alessandro Pavolini, il comandante delle Brigate nere, Francesco Colombo, il fondatore della Legione Muti, diversi gerarchi fucilati a Dongo, alcuni sgherri della banda Kock, numerosi militi della Decima Mas e una decina di SS italiane. Anche qui la stessa scenografia: colonne in nero, alcuni con tuta mimetica, a passo di marcia, tra i frequentatori sbigottiti dei due camposanti. Incredibile l’assenza di risposte istituzionali, anche da parte dell’assessore competente dei cimiteri.
Siamo di fronte a un fatto nuovo, a un salto di qualità non solo nelle coreografie ma di sostanza, con l’introduzione di evidenti atteggiamenti e pose militaresche, con una progressiva trasformazione della stessa vita interna delle organizzazioni neofasciste milanesi. Un’autentica mutazione. Molti i segnali: addestramenti alla marcia, rispetto assoluto della disciplina, gerarchie disegnate sulla base della forza fisica, una sorta di «nonnismo» (ai più giovani le incombenza manuali, attacchinaggi compresi), «punizioni» anche fisiche per i militanti che sgarrano, magari rompendo le righe anzi tempo. Pugni e calci. Peggio della caserma.
Ciò che sta accadendo non va sottovalutato. La ripresa d’iniziativa di questi anni da parte del variegato universo neofascista sta assumendo a Milano caratteristiche preoccupanti. Un modello quasi unico nel panorama nazionale. Non si tratta solo dell’apertura di nuove sedi, della presenza di banchetti o gazebi di propaganda. Si tratta del tentativo di occupare spazi rivendicandoli con la forza. La prospettiva è quella dello scontro. Questo il senso delle manifestazioni recenti, a partire dal 29 aprile, vere e proprie esibizioni muscolari a marcare una piazza alternativa al 25 aprile. Alcune delle stesse formazioni promotrici degli eventi ricordati si stanno significativamente strutturando. Lealtà azione, nata da una costola degli Hammerskin, si muove ormai, per sua stessa ammissione, ispirandosi alla vita dei lupi (uno degli emblemi adottati), riuniti in branco, fedeli e sottomessi a un capo assoluto, pronti a «sbranare».
Si ritengono evidentemente maturi i tempi e favorevoli le condizioni di fronte a istituzioni locali, sindaco Pisapia e giunta compresi, capaci il più delle volte solo di flebili sussurri, alla benevolenza della questura, una garanzia per lo svolgimento senza grandi intoppi delle iniziative, e ai limiti di un antifascismo che non ha ancora colto fino in fondo la partita che si sta giocando.
Di Saverio Ferrari per Il manifesto
Novate Milanese è antifascista: via Casapound!
... un esiguo gruppetto di Casapound ha allestito un banchetto in piazza Pertini a Novate Milanese nel tentativo di racimolare qualche adesione e distribuire volantini in vista delle elezioni comunali del 25 maggio. A guidare la lista è Angela De Rosa, la quale, avendo cambiato casacca, è migrata dal Pdl alla lista dei fascisti del terzo millennio: così l'organizzazione si trova inaspettatamente ad avere una rappresentanza istituzionale.La città di Novate però non è disposta a tollerare il gruppuscolo neofascista, perciò nella giornata di ieri è stato organizzato un contropresidio per far capire in modo chiaro che la presenza dell'organizzazione di estrema destra non è gradita dai cittadini. Ancora una volta la polizia si è schierata a difesa dei loschi figuri, i quali hanno pensato bene di aggredire il contropresidio. Non appena hanno sentito le note della canzone “Bella ciao”, una decina di militanti armati di caschi e bastoni sono partiti nella direzione del raggruppamento antifascista. Al secondo 0.45 si vede apparire anche la candidata in lizza avanzare in prima fila correndo e gridando “Ve ne dovete andare”: sarà che De Rosa è particolarmente allergica alla canzone o ha un'idea tutta sua del concetto di “democrazia”? Nonostante le minacce verbali e lo sfoggio di caschi e bastoni, il presidio antifascista è continuato in maniera determinata. Verso il tardo pomeriggio, 4 antitifascisti/e si sono allontanati dal presidio per fare ritorno a casa, quando un gruppo di quindici persone, presumibilmente militanti di Casapound, li ha aggrediti da dietro le spalle per poi allontanarsi in fretta. L'episodio conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l'assoluta urgenza di estirpare l''organizzazione di estrema destra da ogni territorio. In quest'ottica con la giornata di ieri il comune di Novate ha dimostrato che sul suo territorio i neofascisti non sono benvenuti e presidi antifascisti sorgeranno con prontezza e determinazione per contrastare questa indegna presenza.
Sono passati poco più di due mesi da un fatto gravissimo,
ossia il tentato omicidio ai danni di due compagni da parte di giovani
nazisti che fanno riferimento al partito politico Forza Nuova, e ci
ritroviamo nuovamente a dover subire nella nostra città un comizio di
questi patetici personaggi in camicia bianca. Una camicia (nera nei
fatti) che nonostante i loro proclami non si può mascherare dietro un
sorriso. Una camicia che, oggi come ieri, è sporca di sangue. Il sangue
dei partigiani e degli antifascisti di ieri e di oggi.
La nostra città conosce bene chi sono e cosa vogliono realmente questi soggetti perché l'ha vissuto sulla propria pelle.
Dai rastrellamenti, rappresaglie, deportazioni e uccisioni di ieri fino ad arrivare alle aggressioni di oggi: accoltellamenti squadristi, assalti armati agli spazi sociali. Questo è l'inaccettabile risultato della presenza di partitini nazisti in città.
Rimini sa che oggi come ieri i fascisti non hanno cambiato faccia, anche quando la nascondono dietro infami sorrisi da propaganda.
Fascismo e nazismo anche oggi vogliono dire odio nei confronti del diverso per fomentare guerra tra poveri, negazione delle libertà individuali e collettive, autoritarismo al servizio di quello sfruttamento capitalista che è la causa principale della crisi economica.
Per tutto questo la pazienza è finita e non ci dev'essere più spazio per le provocazioni nazifasciste.
Non abbiamo bisogno di altri martiri per comprenderlo.
Tuteliamo la nostra città, autodifendiamoci, cacciamo fuori quel ferrovecchio dello stragismo che è Roberto Fiore e la sua accozzaglia nazista che si chiama Forza Nuova!
Le strade sono nostre, per gli infami squadristi servi dei padroni non c'è spazio!
Fuori i fascisti da Rimini!
RIMINI ANTIFASCISTA
La nostra città conosce bene chi sono e cosa vogliono realmente questi soggetti perché l'ha vissuto sulla propria pelle.
Dai rastrellamenti, rappresaglie, deportazioni e uccisioni di ieri fino ad arrivare alle aggressioni di oggi: accoltellamenti squadristi, assalti armati agli spazi sociali. Questo è l'inaccettabile risultato della presenza di partitini nazisti in città.
Rimini sa che oggi come ieri i fascisti non hanno cambiato faccia, anche quando la nascondono dietro infami sorrisi da propaganda.
Fascismo e nazismo anche oggi vogliono dire odio nei confronti del diverso per fomentare guerra tra poveri, negazione delle libertà individuali e collettive, autoritarismo al servizio di quello sfruttamento capitalista che è la causa principale della crisi economica.
Per tutto questo la pazienza è finita e non ci dev'essere più spazio per le provocazioni nazifasciste.
Non abbiamo bisogno di altri martiri per comprenderlo.
Tuteliamo la nostra città, autodifendiamoci, cacciamo fuori quel ferrovecchio dello stragismo che è Roberto Fiore e la sua accozzaglia nazista che si chiama Forza Nuova!
Le strade sono nostre, per gli infami squadristi servi dei padroni non c'è spazio!
Fuori i fascisti da Rimini!
RIMINI ANTIFASCISTA
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