Sentenza del processo contro quattro compagni processati per “istigazione al lavoro”.
Il
26 giugno è stata emessa la sentenza del processo a carico di quattro
compagni del collettivo politico Gramigna, accusati di minacce aggravate
contro l’ex sindaco Zanonato, di imbrattamento e di detenzione di
materiale esplodente. Ricordiamo che questo processo farsa risale ai
fatti del settembre 2011, quando in città apparse un manifesto a firma “Tribunale popolare antifascista”.
Quest’ultimo accusava la reazionaria politica cittadina del Partito
Democratico, fatta di speculazione edilizia, sostegno alle guerre
imperialiste, militarizzazione della città, appoggio alle organizzazioni
neofasciste ed emarginazione degli immigrati, condannando il sindaco
alla fonderia per 20 anni. Inoltre, alcuni petardi trovati durante le
perquisizioni, nel corso del processo sono stati trasformati in armi da
guerra.
Fuori
dall’aula, nonostante la massiccia presenza di sbirraglia e digossini,
si è formato un piccolo presidio di solidarietà, con tanto di striscione
e volantinaggio ai passanti.
L’udienza
è iniziata con la deposizione di un funzionario della digos che ha
presentato dei fotogrammi estrapolati dalle riprese delle telecamere
comunali, dove si vedono alcuni compagni durante l’attacchinaggio.
Poco
dopo sono seguite le arringhe del P.M. dell’accusa, degli avvocati del
Comune, il quale si era costituito parte civile al processo, e
dell’avvocato della difesa. Il PM ha chiesto 11 mesi di reclusione ai
quattro compagni per minacce aggravate (art.612 c.p. con 2 aggravanti
dell’art.339 c.p.) e imbrattamento (art.639 c.p. aggravato per beni
mobili e di interesse storico). Per un compagno, oltre agli 11 mesi,
sono stati chiesti anche 8 mesi di arresto per omessa denuncia di
materiale esplodente (art.679 c.p.). L’avvocato del Comune ha chiesto la
somma incredibile di 107.286 € per “danni” d’immagine, di cui 7.000 €
per le spese di pulizia e rimozione dei manifesti affissi sui muri in
città. Nonostante i vari deliri del PM e della parte civile,
solo due compagni sono stati condannati a 3 mesi di reclusione per
minacce e imbrattamento, con sospensione condizionale della pena, e a
una condanna a 10.000 €, come risarcimento al Comune, e ad altri 2.500 €
per le spese processuali. Tutti e quattro i compagni sono stati,
invece, assolti dall’accusa di detenzione di materiale esplodente.
Questa sentenza evidenzia la fragilità e l’insussistenza dell’accusa durante tutto il processo.
Anche
se il reato più grave e su cui la digos puntava di più è caduto, non ci
facciamo false illusioni. La “giustizia” come la repressione sono parti
integranti del sistema dominante e sfruttatore.
Pur
minimale, è passata la condanna di minacce aggravate per aver invitato
l’ex sindaco ad andare a lavorare, e rimane esorbitante la condanna al
pagamento di migliaia di euro per chissà quali danni il Comune lamenta
di aver subito. Di sicuro, Comune ed ex sindaco si rovinano l’immagine
molto più con le loro politiche antipopolari, repressive e reazionarie.
Condividiamo la gioia dei due compagni assolti, e continuiamo a lottare a fianco dei condannati!
L’erba cattiva non muore mai!
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