Contropiano pubblica questo articolo senza commento
nel mondo è cosa notoria da tanto, intellettuali progressisti come Arundhati roy hanno spiegato e analizzato molto bene la cosa traendone le giuste conseguenze.. i ricchi si stanno arricchendo facendo la guerra contro i poveri e che i' poveri' vale a dire proletari e masse popolari si stanno difendendo attaccando con la guerra popolare diretta dal PCI maoista, che si estende e colpisce sempre più duro ma su questo meglio tacere vero ?
comunque il primo luglio in tanti paesi del mondo italia compresa c'è una giornata internazionale di sostegno
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Ha radici ancora più profonde di quanto ritenuto la povertà
degli indiani, condivisa – anche questo diversamente da quanto ritenuto
finora – tra aree urbane e campagna. Sebbene con evidenti differenze
nell’utilizzo delle poche risorse disponibili e un crescente divario tra
India rurale e urbana.
È quanto emerge dall’Indagine campione nazionale (National Sample Survey) del 2011-2012, un’iniziativa sotto la responsabilità del ministero delle Statistiche, i cui risultati sono stati diffusi nei giorni scorsi e che viene considerato uno spaccato attendibile della situazione socio-economica del grande paese asiatico che ospita circa un terzo dei poveri del pianeta. Se per altre fonti statistiche il 32,7% degli indiani vive al limite della linea di povertà stabilita dagli standard internazionali attorno a 1,25 dollari pro-capite al giorno e i due terzi della popolazione sopravvive con due dollari o poco meno, l’Indagine evidenzia che il 5% della popolazione dell’India sopravvive con un reddito nettamente inferiore: 12 rupie, un quarto di dollaro, nelle aree rurali, e 23 rupie, mezzo dollaro, nelle città. Cifre riferite al cambio con il dollaro del periodo preso in esame dall’indagine, successivamente diventato punitivo per la rupia, ma indicative.
Un dato che già a questo livello mostra la crescente ineguaglianza tra gli indiani che vivono nella moltitudine di villaggi e quelli che si ammassano nelle città. Ad esempio, i dati mostrano che un bracciante agricolo con un reddito disponibile di 23 dollari, è in concreto dell’84% più povero di un connazionale delle metropoli, che può disporre di 43 dollari mensili. Non a caso, la statistica rileva come le spese per l’istruzione di un contadino assorbono soltanto il 3,5% del reddito, contro poco meno del 7% di un cittadino.
Un altro dato di rilievo è il costo più elevato dei generi alimentari essenziali, come verdure e latte, per chi vive in regioni rurali rispetto ai loro omologhi nel disagio che risiedono nei centri urbani. Un effetto distorsivo del crescente ruolo degli intermediari tra i produttori e i consumatori che diverse organizzazioni denunciano da tempo.
È quanto emerge dall’Indagine campione nazionale (National Sample Survey) del 2011-2012, un’iniziativa sotto la responsabilità del ministero delle Statistiche, i cui risultati sono stati diffusi nei giorni scorsi e che viene considerato uno spaccato attendibile della situazione socio-economica del grande paese asiatico che ospita circa un terzo dei poveri del pianeta. Se per altre fonti statistiche il 32,7% degli indiani vive al limite della linea di povertà stabilita dagli standard internazionali attorno a 1,25 dollari pro-capite al giorno e i due terzi della popolazione sopravvive con due dollari o poco meno, l’Indagine evidenzia che il 5% della popolazione dell’India sopravvive con un reddito nettamente inferiore: 12 rupie, un quarto di dollaro, nelle aree rurali, e 23 rupie, mezzo dollaro, nelle città. Cifre riferite al cambio con il dollaro del periodo preso in esame dall’indagine, successivamente diventato punitivo per la rupia, ma indicative.
Un dato che già a questo livello mostra la crescente ineguaglianza tra gli indiani che vivono nella moltitudine di villaggi e quelli che si ammassano nelle città. Ad esempio, i dati mostrano che un bracciante agricolo con un reddito disponibile di 23 dollari, è in concreto dell’84% più povero di un connazionale delle metropoli, che può disporre di 43 dollari mensili. Non a caso, la statistica rileva come le spese per l’istruzione di un contadino assorbono soltanto il 3,5% del reddito, contro poco meno del 7% di un cittadino.
Un altro dato di rilievo è il costo più elevato dei generi alimentari essenziali, come verdure e latte, per chi vive in regioni rurali rispetto ai loro omologhi nel disagio che risiedono nei centri urbani. Un effetto distorsivo del crescente ruolo degli intermediari tra i produttori e i consumatori che diverse organizzazioni denunciano da tempo.
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