26 maggio a Roma
- manifestazione nazionale dei lavoratori precari della scuola.
Intervista a
Giuseppe, docente precario, del Coordinamento 3 Ottobre di Milano
Parlaci degli obiettivi di questa
manifestazione dei lavoratori della scuola a difesa della scuola
pubblica
Quest'anno sull'onda della
manifestazione ben riuscita del 21 aprile a Milano, contro il
progetto di chiamata diretta da parte dei presidi o comunque il piano
di regionalizzazione della scuola, per cui vi è il trasferimento
delle competenze che passano dallo Stato alle Regioni, si è sentita
l'esigenza di organizzare una nuova manifestazione nazionale che in
qualche maniera andasse a colpire chi realmente sta portando avanti
una politica di smantellamento della scuola pubblica e di tagli che
questo Governo Monti-Profumo sta portando avanti, uguale e meglio del
governo Berlusconi- Gelimini, nel senso che, di fatto, i progetti che
erano rimasti congelati durante il governo Berlusconi, soprattutto il
progetto di privatizzazione delle scuola, cioè il pdl Aprea che darà
la possibilità alle scuole di trasfomarsi in fondazioni e quindi di
prendere i finanziamenti dai privati, dalle aziende, dai gruppi di
interesse, di potere, gruppi confessionali, come in Lombardia CL che
vuole entrare nel business della scuola. Contro questa legge i
movimenti dei precari erano riusciti a bloccarla durante il governo
Berlusconi, mentre quest'anno, con la trasversalità che esiste
all'interno del governo, è passata con i voti del PD e dell'UDC alla
commissione istruzione. Così come stanno anche per passare i decreti
di riforma dell'art. V della Costituzione che trasferiranno le
competenze della scuola alle Regioni sul modello della Sanità,
quindi saranno le Regioni ad avere la gestione organizzativa e
finanziaria delle scuole, con i danni che si sono visti anche nella
Sanità, per cui, alla fine, i cosiddetti gruppi di interesse, di
pressione, di potere, industriali, non faranno altro che intercettare
i finanziamenti che arriveranno alla scuola per piegare l'istruzione
ad interessi particolari. Soprattutto questo farà sì che a scuole
d'”eccellenza”, privatizzate e finanziate, o a Regioni che
emergeranno più di altre, di contro ci saranno scuole e Regioni che
verranno abbandonate a sé stesse. I precari sono quelli che
continuano a subire maggiormente questa situazione perchè dopo i 150
mila tagli della L.136 della Gelmini, i tagli stanno continuando, con
la scusa della crisi, col l'abbassamento del PIL, con il protocollo
del 3 maggio sul PI e altri provvedimenti. La chiamata diretta ha
come obiettivo di cancellare le graduatorie, quindi non esisterà più
un istituto giuridico che comunque testimonia l'esistenza di precari
che hanno il diritto di lavorare, ma il reclutamento diventerà di
forma privatistica, arbitrario, e dimostrerà che una scuola così
non avrà bisogno di finanziamenti
Il modello di scuola, prima col
governo Berlusconi, ora col governo di dittatura tecnocratica di
Monti, da un punto di vista culturale, ideologico, persegue
l'orientamento della borghesia. Dove vuole andare a parare?
Si vuole affermare una scuola classista
che abbia come obiettivo quello di creare un sistema in cui la scuola
perde totalmente quella funzione che la Scuola avrebbe dovuto avere,
di promozione sociale, di opportunità per tutti di avere cultura,
dei titoli che possano migliorare la condizione delle classi sociali
più deboli.
E poi c'è il controllo ideologico
delle coscienze, di azzeramento della capacità di critica. Noi
difendiamo il diritto ad una scuola per tutti e la figura di un
insegnante che non sia ricattabile.
Un docente precario è
intervenuto all'assemblea qui a Roma dei delegati di base delle
RSU/RSA. Un tema che sta venendo avanti tra i lavoratori è quello
dell'unità, della costruzione di un nuovo strumento sindacale di
lotta. Rispetto alla costruzione di un sindacato di classe e di
massa, alternativo ai confederali, c'è discussione su questo nel
movimento dei precari?
Il movimento dei precari paga ancora dazio per essere ancora troppo
vincolato alle logiche sindacali e al ricatto dei sindacati,
confederali così come di certi sindacati di base che cercano nella
nostra lotta l'autopromozione, piuttosto che andare ad intercettare i
bisogni e, su questi, costruire le lotte. Il bisogno di strumenti
nuovi di lotta e di rappresentanza si sente, come il fatto di essere
non adeguato. Questa manifestazione ha avuto l'adesione di varie
sigle, ma è stata boicottata in primis dalla CGIL ma anche da parte
dei sindacati di base che in questa occasione non hanno avuto la
possibilità di avere uno spazio di protagonismo. Servirebbe fare un
discorso che non cerchi sempre di recuperare questo terreno o di
obbligare i soggetti sindacali a venirti dietro, come è stato a
Milano, ma di porsi come un'alternativa reale. Il rischio della lotta
corporativa c'è sempre, è la sfida che la Scuola ha sempre dovuto
affrontare negli ultimi 20 anni, in cui soprattutto i confederali
giocano molto il loro ruolo. La maturità del movimento non è ancora
sufficiente per “saltare il fosso” e percorrere altre strade.
Nell'appello si dice che i fatti
di Brindisi ancora più mostrano la necessità di scendere in piazza
a difesa della scuola
La reazione dei precari è stata nel denunciare questa demagogia che
subito è scattata da parte del ministro Profumo, dei confederali,
sull'importanza della scuola, dell'istruzione, quando gli stessi
soggetti sono i primi a mettere in continuazione “bombe”
ideologiche, economiche, culturali alla Scuola pubblica, ai diritti
degli studenti e dei lavoratori. L'attacco alla scuola non è solo
quello operato da un pazzo, dalla mafia, con una bomba, ma è
quotidiano. Non condividiamo l'idea di compattezza, di unità
nazionale, che vogliono fare passare dopo la strage di Brindisi, ma
quella di ulteriore rottura.
Abbiamo ritenuto di confermare la manifestazione, che non è in
contrapposizione a quella di Brindisi, nonostante oggi la
partecipazione degli studenti è a Brindisi. Però l'abbiamo
confermata in senso critico, infatti lo striscione d'apertura è
contro Monti e Profumo.
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