Eternit, Schmidheiny versa 2 milioni
Cavagnolo ritira la parte
Rimasta senza il sindaco dimissionario Franco Sampò, agli arresti domiciliari perché coinvolto nell'ultima inchiesta sulla sanità, l'amministrazione comunale di Cavagnolo ha accettato l'offerta arrivata dai legali che difendono il multimiliardario svizzero Stephan Schmidheiny, a processo per la strage dell'Eternit assieme al barone belga Louis De Cartier: un assegno da due milioni di euro, ritirato ieri dal vicesindaco Massimo Fiorindo e depositato in tesoreria, in cambio della revoca della costituzione di parte civile. Il Comune resta parte civile contro il coimputato, così come i familiari dei 106 morti contati nel piccolo paese, i 56 malati, le decine di persone che chiedono di vedersi riconoscere il "danno di pericolo", lo stesso che hanno subito gli scampati della Thyssen.
"La proposta ci è arrivata qualche settimana fa - racconta il vicesindaco Fiorindo - e aveva una scadenza. Avremmo dovuto decidere entro il 14 giugno, quando il processo riprenderà con l'inizio della discussione da parte della pubblica accusa. Prendere o lasciare, insomma. Ci siamo consultati con il legale scelto dalla precedente amministrazione, Sergio Bonetto, e abbiamo deciso di accettare. Questi soldi, pari al nostro bilancio di un anno, ci sono sembrati un risultato concreto e tangibile. Verranno utilizzati per la bonifica. E la nostra revoca di parte civile, per un solo imputato, non incide per nulla sui diritti e sulle scelte dei singoli abitanti in giudizio".
La popolazione, per stessa ammissione del "reggente", non è stata consultata. L'arresto del primo cittadino, accusato di aver truccato un asta per favorire il re delle cliniche private Piero Camerlengo, ha solo rimandato l'ok. Sampò ha dato le dimissioni il 28 maggio, innescando il conto alla rovescia che porterà al commissariamento del comune. La giunta orfana del sindaco - "nel pieno possesso delle sue funzioni", garantisce il vice - si è riunita due giorni dopo e ha deliberato per l'accettazione del "risarcimento" e il passo indietro al processo. "Siamo vicini alla cifra che verosimilmente avremmo potuto ottenere in sentenza - aggiunge l'avvocato Bonetto - e non è poco, se consideriamo che per la strage della Thyssen al Comune di Torino è stato riconosciuto un milione e mezzo. Il denaro nel nostro caso c'è già, è pronto per essere investito a favore della collettività".
Soddisfatto è anche il legale che coordina il pool schierato a difesa di Schmidheiny, il professore Astolfo Di Amato di Roma, venuto a Torino per consegnare personalmente l'assegno al vicesindaco Fiorindo, arrivato in studio con un vigile urbano come scorta. "Il nostro cliente - prova a convincere il principe del foro - ha ritenuto semplicemente di fare un gesto giusto. No, il suo non è stato un calcolo cinico - respinge l'obiezione, visto che chi risarcisce i danni ha un'attenuante, in caso di condanna - L'obiettivo è la realizzazione di interventi di carattere sociale".
A Cavagnolo in pochi hanno accettato la somma offerta dall'imputato svizzero, mai personalmente, a familiari delle vittime e malati. In 300 hanno invece sottoscritto una petizione di sostegno al sindaco arrestato e dimissionario, che per colpa dell'amianto ha perso il padre, la madre e un fratello. "Raccoglievano le firme dal giornalaio - racconta il predecessore Remigio Lazzaro, dal '73 al '90 al timone del comune, 2.408 anime censite all'anagrafe - e ci ho aggiunto anche la mia".
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