domenica 5 giugno 2011

pc 4-5 giugno - Egitto: "stato di emergenza" contro le donne




“Test di verginità” nel nuovo Egitto - sabato 4 giugno 2011bdi Riccardo Noury


Alla fine, è arrivata l’ammissione: le 17 donne arrestate il 9 marzo a piazza Tahrir furono costrette a subire “test di verginità”. Lo ha detto alla Cnn, sotto condizione di anonimato, un generale delle forze armate egiziane. Dalle sue parole non traspare particolare pentimento: “Mica erano come sua figlia o mia figlia” – ha detto al giornalista. “Quelle ragazze stavano nelle tende insieme a dei manifestanti di sesso maschile”. Nella mentalità del generale egiziano, dunque, meritevoli di essere sottoposte a una forma di tortura qual è un “test di verginità” fatto sotto costrizione. Amnesty International aveva denunciato che le 17 donne avevano riferito di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un “test di verginità”, sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione. Le testimonianze delle vittime erano state confermate anche dal Centro Al Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza. Secondo il racconto di una diciottesima donna arrestata, la giornalista Rasha Azeb, le donne erano state inizialmente portate in un locale del Museo del Cairo, dove erano state ammanettate, picchiate con bastoni e tubi di gomma, colpite con l’elettricità al petto e alle gambe e chiamate “prostitute”. Prima di essere rilasciata, aveva potuto ascoltare le urla delle detenute mentre venivano torturate. Le altre 17 donne sono state trasferite nel carcere militare di El Heikstep. Salwa Husseini, 20 anni, aveva raccontato di essere stata costretta a togliersi tutti i vestiti e perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto. I “test di verginità” erano stati eseguiti in un’altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. “Quelle trovate non vergini”, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione. Una donna, che aveva detto di essere vergine, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche dopo che il test, secondo chi lo aveva eseguito, aveva provato il contrario. Le 17 donne detenute a El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l’11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Diverse di esse sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena, per vari reati tra cui condotta disordinata, distruzione di proprietà pubblica e privata, ostacolo alla circolazione e possesso di armi. Per far finire una dittatura, la cosa paradossalmente meno complicata è deporre il dittatore. Non era pensabile che l’entusiasmo e il coraggio di milioni di egiziane ed egiziani potessero contemporaneamente modificare le leggi e cambiare prassi, procedure e abitudini abusive. Quello che è evidente è che, oggi, il nuovo Egitto trascina con se molto del vecchio: un trentennale stato d’emergenza ancora da abolire, diverse centinaia di persone ancora in detenzione amministrativa, nuovi casi di maltrattamenti e torture, leggi che penalizzano la libertà di sciopero e di manifestazione. Altre amene considerazioni dell’anonimo generale egiziano, a metà tra l’attitudine sessista e l’assurdità legale (“Abbiamo fatto il test perché non volevamo che ci accusassero di averle stuprate, e quindi volevamo dimostrare che non erano vergini”) ci dicono che ad essere abbattuta ora dev’essere la profonda discriminazione nei confronti delle donne. Più dannosa e pervasiva, forse, dello stesso stato d’emergenza.






http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/06/01/%E2%80%9Ctest-di-verginita%E2%80%9D-nel-nuovo-egitto/





Leggi anche: http://www.amnesty.it/generale-egiziano-ammette-17-donne-costrette-a-test-verginita



Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di portare davanti alla giustizia coloro che hanno ordinato o eseguito "test di verginità" forzati, dopo che un generale egiziano ha riferito alla Cnn che 17 donne arrestate il 9 marzo in piazza Tahrir, al Cairo,erano state costrette a sottoporsi a "test di verginità"; il governo aveva precedentemente negato. [...] Amnesty International teme che gli atteggiamenti discriminatori e maschilisti nei confronti delle donne in Egitto ostacolino la piena partecipazione delle donne alle riforme.



Sebbene siano state in prima linea nelle proteste di massa che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak, le donne sono assenti nel comitato per la riforma costituzionale e scarsamente rappresentate nel nuovo governo.




"Il governo egiziano deve sostenere i diritti di tutte le donne egiziane, che così tanto sono impegnate per le libertà del paese, e stare dalla parte di coloro che lottano per l'uguaglianza di genere e per i diritti delle donne" - ha concluso Amnesty International

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