sabato 15 maggio 2010

pc quotid 15 maggio MARIARCA: DOLORE PER UNA MORTE INUTILE

Non siamo cinici. Come comunisti ogni morte di un lavoratore, di una donna, comunque sia accaduta, causata da questo sistema capitalista, da questo Stato assassino che salvaguarda i profitti capitalistici, il mantenimento e l'aumento delle ricchezze di un pugno di persone, scaricando la crisi sui lavoratori e le lavoratrici, un sistema economico/politico che permette fiumi di milioni di euro, legali e non, per ministri, imprenditori, politici, loro amici mentre taglia servizi esenziali, la sanità e nega anche il diritto del salario a chi lavora, è una ingiustizia enorme che grida la giustizia del rovesciamento rivoluzionario di questo sistema; è una pesantissima pietra che deve ricadere sui responsabili di queste morti.

Ma per questo, e proprio per questo, non possiamo unirci oggi ai pianti e ai lamenti per la morte di Mariarca a Napoli che per tre giorni si è dissanguata per protestare contro l'Asl che negava lo stipendio.
Dobbiamo dire che è una morte inutile e sbagliata. Una morte brutta, segnale di una perdita in parte del movimento dei lavoratori dei principi della lotta di classe, di vedersi come classe; un segnale negativo di sfiducia e di oggettiva contrapposizione alla lotta collettiva - è sbagliato dire, come diceva Mariarca, che “la situazione è grave: non basta più bloccare le strade...”.

E' il frutto della mancanza di sindacati che si comportino come tali, di un partito dei lavoratori. Senza questi strumenti i lavoratori hanno perso i riferimenti collettivi e la dignità di essere una forza organizzata. Così ognuno, o ogni gruppo di lavoratori si inventa la “sua” protesta individuale. Di fatto però accettando e rientrando, volente o no, nei falsi e interessati canoni di questo stesso sistema da “Grande fratello”.

Così sempre più oggi vi sono operai, lavoratori che pensano che la lotta che vale non è la lotta che blocca la produzione nelle fabbriche, nei servizi, che porta un danno concreto a padroni, Stato, che punta sui rapporti di forza, ma la lotta che renda visibile, che smuova le coscienze. Così questo sistema mentre ti concede il “virtuale”, si appropria della vita reale di milioni di persone.
E su questo non c'è molta differenza tra la protesta di Mariarca che vuole apparire su You tube e, per esempio, i cassintegrati dell'Asinara che una settimana sì e una no appaiono in televisione, ma nulla stanno ottenendo - e ora cosa faranno anche loro? Una protesta estrema?

Queste proteste sono sbagliate! Puntano di fatto sulla presa di coscienza di coloro che invece sono le controparti e i responsabili della perdita di lavoro, di salario; che se coscienza hanno è quella di un vampiro che succhia il sangue per ingrassarsi. Una assurdità impotente, un'illusione suicida! Che impedisce una effettiva lotta di classe.

Per questo, la protesta di Mariarca non è una “bandiera della rivolta contro la precarietà”, ma una bandiera di impotenza, a volte anche tragicamente distruttiva, a cui è tempo di dire basta e voltare pagina; perchè la lotta dei lavoratori, delle lavoratrici cominci effettivamente ad essere "il becchino" di questo sistema ingiusto e di morte!

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