Berlusconi sulla lista del costruttore Anemone dei 400 nomi eccellenti: "ho fatto avere loro potere, visibilità, stipendi da 20 mila euro al mese".
Come per Tangentopoli, il capo del governo, primo tra gli arricchiti illegalmente, ne approfitta, grazie all'inchiesta sulla "cricca" delle Grandi Opere (G8 e molto altro ancora), per eliminare esponenti della classe politica del suo partito sgraditi a lui e a Bossi. Il suo fedele cane da guardia, la Lega, con Tosi, sindaco di Verona, dice: "è molto difficile che in quegli elenchi finisca qualcuno dei nostri. La Lega ha la fortuna di avere una classe politica nuova, non avvezza a certe logiche". Però non è imbarazzato per niente dalla contraddizione che il suo partito sostiene questo governo di corrotti.
La stampa, e in particolare quella alle dipendenze dirette del capo del governo, cavalca l'inchiesta e, addirittura, da tutti i quotidiani viene creata l'immagine di un presidente del consiglio che guarda amareggiato la corruzione intorno a lui che e si fa interprete di una "nuova moralità" della politica borghese.
Ma che ci faccia il piacere!
La corruzione è nel dna dello stato borghese e, quando è in proporzioni colossali e in una fase di crisi sociale con licenziamenti e cassintegrazione di massa, con i salari insufficienti a sopravvivere, sembra che la classe politica e i mass media la scoprino solo il quel momento e comincia la solita litania: tutti corrotti, nessun corrotto, oppure poche anomalie di un sistema sano.
"Vi ho fatto parlamentari, ministri, e voi che mi combinate?" è la concezione della politica del capo-padrone del governo, quello che ha riempito il parlamento di personaggi pronti a dire sempre sì, che hanno fatto passare l'infinita serie di leggi ad personam. Oggi non grida al complotto delle "toghe rosse" ma usa la corruzione venuta fuori dalle inchieste sugli appalti di stato per epurare e scaricare alcuni. Un uso opportunistico per fare crescere il consenso intorno alla sua figura. Ogni passo, infatti, va nella direzione della costruzione di un regime attorno al suo uso narcisistico del potere.
La questione morale ci fa vedere una gigantesca ragnatela di centri di potere mantenuta con risorse economiche smisurate che s'intreccia con gli interessi degli affaristi borghesi. Interessi monopolistici, altro che libertà d'impresa!
E, al solito, l'opposizione brilla per inerzia, stando molto attenta a non dare la spallata al governo. L'Idv chiede una commissione d'inchiesta e il Pd incrocia le dita per non andare al voto anticipato.
Quindi all'opposizione sociale rimane il compito di costruire la propria forza per rovesciare questo governo e tutti i governi dei padroni.
Noi proletari comunisti pensiamo che sia l'ora che gli operai si formino alla politica per creare la "propria" politica, indipendente da tutti i partiti borghesi. Abbiamo indicato la strada organizzata dei circoli di proletari comunisti come luogo di discussione, di formazione e di organizzazione proletaria.
Solo i comunisti non separano la politica dalla morale.
Questo teatrino messo in piazza da Berlusconi oggi sembra ricordare il "governo di capaci e onesti" di berlingueriana memoria che era solo nella testa del suo autore (e si è vista la fine degli eredi del suo partito riformista e del suo carrozzone di amministratori, banche, fondazioni, assicurazioni, coop). Non esiste nella realtà di questo sistema sociale capitalista ma solo fuori e contro.
E a condizione che si spezzi la macchina statale e se ne costruisca un'altra.
La riforma dello stato è un'illusione se pensiamo solo al groviglio di vipere velenose che si annida in ogni ambito del suo apparato.
prolcomra@gmail.com
14/05/2010
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