mercoledì 19 marzo 2025

pc 19 marzo - Perchè la nuova campagna internazionalista a sostegno della Guerra Popolare in India 7-12 aprile - allegato l'appello

 

India first

Nello sgretolarsi delle relazioni diplomatiche costruite nel Novecento e in sintonia con il mood trumpista, l’India acquisisce peso nelle relazioni internazionali. Il paese governato da Modi ambisce a diventare la terza economia mondiale

L’intensa attività del primo ministro Narendra Modi e S Jaishankar, ministro degli Esteri, è aumentata nell’ultimo periodo con i nuovi dazi economici e le rimodulazioni delle relazioni internazionali dell’amministrazione Trump, portando un nuovo protagonismo del governo indiano. A sorreggere questa proiezione di super-potenza è la privilegiata posizione geo-strategica nell’area indo-pacifica e l’emergere dell’India a quinta economia mondiale, elementi che sostanziano la necessarietà dell’avvicinamento all’occidente in chiave anticinese. Con il Novecento alle spalle e l’eredità terzo-mondista di Nehru svanita agli albori degli anni Novanta, la nuova guida politica indiana a trazione Bharatiya Janata Party proietta una nuova idea dell’India dentro e fuori i suoi confini.

Nelle dichiarazioni rilasciate da Jaishankar a Londra la scorsa settimana, durante l’incontro con il primo ministro inglese Starmer, traspare un’affinità politica tra l’America first e la volontà dell’India di diventare superpotenza, denotata dal reciproco interesse a guardare innanzitutto ai rispettivi affari interni e poi al resto del mondo. Parole che fanno eco alle dichiarazioni di Modi in occasione della visita a Washington avvenuta a fine febbraio: «Un’India sviluppata significa Make India Great Again, o ‘Miga’. Quando gli Stati uniti e l’India lavorano insieme – Maga più Miga – si crea una partnership ‘Mega’ per la prosperità». 

Nello sgretolarsi delle relazioni diplomatiche costruite nel Novecento, l’India acquisisce peso nelle relazioni internazionali. Forte di una costante crescita economica del Pil superiore al 5%, il paese è passato in meno di dieci anni a essere la quinta economia mondiale, e ambisce a diventarne la terza approfittando delle scarse performance economiche di Giappone e Germania. Alla crescita si accompagna il protagonismo nel nuovo assetto multipolare, dai contorni autoritari, rinforzato dalla necessità di stringersi attorno all’India da parte dei leader dell’Occidente in chiave anti-cinese, e dalla possibilità di collocare investimenti esteri nel subcontinente. La strategia si consolida nell’intensa attività diplomatica sulle partnership economiche, governance delle migrazioni e accordi militari.

La serie di incontri diplomatici di Modi e Jaishankar dell’ultimo mese è stata volta a ridiscutere gli accordi bilaterali di libero scambio, al fine di implementare le partnership economiche con Usa, Unione europea e Regno unito. Centro delle discussioni è la rimodulazione delle tariffe protezionistiche indiane, giudicate come troppo alte dai corrispettivi d’oltreoceano e lesive del libero scambio tra i paesi. Nonostante le liberalizzazioni del 1991 che hanno permesso alle aziende straniere l’entrata nel mercato indiano, resta forte l’impianto protezionistico nei settori della manifattura, agricoltura e tessile. Tema ripreso da Trump durante il suo incontro con Modi, a cui è stato rimproverato un trattamento diseguale derivato dall’avanzo positivo della bilancia commerciale tra i due Stati favorevole all’India per un ammontare di 50 miliardi di dollari. 

Le interlocuzioni con l’Unione europea hanno invece segnato uno scarto rispetto alle precedenti dichiarazioni d’intenti conclusesi in un nulla di fatto nel 2022. Il risultato è frutto dell’attenzione rivolta dalla commissione europea, volata a Delhi con una delegazione di 22 commissari guidata da Ursula Von Der Leyen. Cuore degli accordi è la collaborazione in settori strategici come commercio, tecnologia, sicurezza e difesa, che segna una tabella di marcia che si vuole concludere in autunno con la stipula di un accordo di libero scambio.

A facilitare le relazioni è la crescita economica dell’India, promossa dal governo Modi con i piani Make in India e Viksit Bharat 2047 – sviluppo per l’India entro il 2047 –, e sostenuta dai settori farmaceutico, servizi, infrastrutture e difesa. Restano indietro industria e agricoltura, settore che contribuisce al 17.7% del Pil e impiega circa metà della forza-lavoro. Le produzioni ad alta intensità di capitale sono il fulcro dell’economia. La crescita è sostenuta da ingenti finanziamenti statali, progetti di ammodernamento infrastrutturale ed energetico: le accelerazioni nei due settori sono necessarie per garantire basi per massicci investimenti industriali.

Diplomazia energetica

Il settore energetico è cruciale per l’India: la cronica carenza infrastrutturale, instabilità delle forniture e

dipendenza dall’estero – 85% dei combustibili fossili importati – hanno a lungo ostacolato la crescita industriale, ancorata al carbone. Per ridurre questa vulnerabilità, Delhi ha intensificato i legami con petrostati come Russia, Iran ed Emirati Arabi. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’India ha sfruttato i prezzi ridotti del greggio russo sotto sanzioni, arrivando a coprire nel 2024 il 36% del fabbisogno petrolifero con forniture russe per un valore di 13 miliardi di dollari. Parallelamente, le aziende indiane hanno utilizzato una flotta ombra per riesportare petrolio russo raffinato verso l’Occidente, trasformando la crisi in un’opportunità economica. Su questo piano si sono segnati passi in avanti tra le delegazioni diplomatiche, con gli Usa pronti ad aumentare gli approvvigionamenti di petrolio e gas, a oggi del valore di 20 miliardi di dollari, e con aziende europee come la francese Total, che rifornirà l’India con 400 mila tonnellate l’anno di gas. 

Diversa è l’agenda sull’energia nucleare. Con 8 centrali e 24 reattori, il nucleare contribuisce all’1.6% del fabbisogno energetico nazionale. Il piano di installazione di nuove centrali medio-piccole, presentato nelle previsioni di bilancio 2025-26, prevede lo stanziamento di 2.31 miliardi di dollari per aumentare la capacità di produzione di energia nucleare a 20 GW entro il 2032 e 100 GW entro il 2047, e aperture a partnership con privati indiani e internazionali. 

I settori chiave della crescita

Consce di questi gap ma attirate da leggi sul lavoro favorevoli e sgravi fiscali, multinazionali come Apple e Samsung hanno iniziato a spostare pezzi di filiere produttive nel sud dell’India. Emblematico è il caso di Apple. Con i piani di incrementare la produzione di iPhone al 25% del totale globale negli stabilimenti indiani, l’azienda di Cupertino ha iniziato a spostare industrie di fornitori come Foxcoon nel subcontinente, allargando al contempo la lista di appaltanti ad aziende come Pegatron e Tata Electronics. È alle produzioni ad alto valore aggiunto che punta il governo indiano per trasferire ingenti investimenti esteri e accreditare lo Stato come possibile alleato in chiave di de-scaling e de-resking dalla Cina. 

L’India è al momento indietro nella corsa all’Intelligenza artificiale, anche se in possesso dell’ampio dataset Aadhar – sistema d’identità digitale – in cui sono presenti dati biometrici, fiscali e transazioni economiche. Con più di un miliardo di persone registrate, l’India possiede una delle più grandi banche dati al mondo e lo sviluppo del metodo di pagamento digitalizzato Upi, utilizzato anche in transazioni da poche rupie, implementa la pervasività del sistema a ogni scambio. Dai dati pubblicati a fine Aprile dalla Ministra delle Finanze Nirmala Sitharaman, da inizio 2024 ci sono state 172 miliardi di transazioni attraverso la piattaforma per un valore di 200 trilioni di rupie – 3.009 miliardi di dollari. L’accesso al dataset ad aziende terze, garantito dalla legge, può essere una delle chiavi di volta per l’entrata dell’India nella corsa all’Ia.

L’India consolida la sua presenza nello spazio, passando da lanci pionieristici a progetti avanzati come la stazione spaziale SpaDex – Space Docking Experiment. L’apertura del settore ai privati ha permesso alle oltre 200 startup indiane operanti nel settore di entrare nel mercato di lanci satellittari a bassa orbita, per implementare connessione 5G e 6G, e nel turismo spaziale. 

La crescita si riflette anche nell’industria della difesa. Nonostante la dipendenza endemica da fornitori esteri, tra tutti Usa e Russia, l’industria bellica indiana sta facendo sostanziali progressi. Aziende come Bharat Electronics e Hindustan Aeronautics Ltd, hanno visto i propri titoli in borsa schizzare dallo scoppio della guerra in Ucraina, grazie al progressivo incremento del ricorso a joint-venture per la produzione in loco di armamenti. Il settore, in forte espansione grazie all’aumento della spesa pubblica per la difesa al 1,9% del Pil, vede tra i principali attori i gruppi privati indiani Adani e Tata, affiancati da aziende internazionali come la francese Safrane Israel Aerospace Industries.

Rafforzamento militare che va di pari passo con la crescita economica, funzionali alla nuova strategia diplomatica indiana che vede questi elementi come necessari per trattare da pari con le altre potenze internazionali.

Sicurezza indo-pacifico

Dal primo governo Modi del 2014 l’India è passata da essere leader dei paesi non-allineati nel Novecento a potenza nucleare sempre più vicina all’Occidente. La strategia è riassunta dalle parole di Jaishankar «Questo è il momento per coinvolgere l’America, gestire la Cina, coltivare l’Europa, rassicurare la Russia, coinvolgere il Giappone, attirare i vicini, ampliare il vicinato ed espandere le tradizionali basi di sostegno». Da un lato c’è l’enfasi commerciale, chiave per l’avvicinamento a Usa e Europa, dall’altra, la necessità di aumentare la propria potenza militare per pattugliare rotte commerciali e contenere la Cina. Resta invece molto ambiguo il posizionamento politico sulla guerra russo-ucraina, segnato da effimere dichiarazioni di impegno per il raggiungimento della pace ma senza alcuni impegni fattuali in merito.

Gli accordi di difesa comune Quad tra India, Usa, Giappone e Australia, implementati dalla riunione dei ministri degli esteri dei paesi firmatari a ridosso della cerimonia d’insediamento di Trump, costituiscono un punto fermo per il contenimento cinese nell’area. Assieme a questo, anche l’accordo di difesa I2U2, stipulato con Usa, Israele ed Emirati arabi uniti, punta a estendere l’area di pattugliamento di una delle macro-zone più importanti per il commercio globale. Gli accordi, uniti al riarmo e alle operazioni congiunte con paesi europei e Usa sul pattugliamento dell’area, sono atti ad assicurare il sicuro transito delle merci nell’area.

Qui si prepara l’alternativa alla via della seta cinese, con il progetto del corridoio commerciale India-Middle East-Europe Economic Corridor, centrale per il passaggio di merci, infrastrutture portuali e digitali di nuova portata. Lo sforzo nella costruzione di un’estesa rete portuale vede le aziende del miliardario Gautam Adani protagoniste, con joint-venture per l’acquisizione di terminal nel porto di Colombo in Sri Lanka, investimenti nel mega progetto del portuale nelle isole do Andamane e Nicobar, e l’acquisizione del porto di Haifa. 

Sui confini di terra corrono le tensioni tra i vicini scomodi di Cina, Pakistan e Bangladesh. Gli attriti continui sui confini sino-indiani del Ladakh, risoltisi quest’anno dopo quattro anni di fronteggiamenti senza armi a oltre quattromila metri, e nella zona dell’Arunachal Pradesh, sembrano sopiti in intensità ma non del tutto risolti. Alla minaccia dello sconfinamento delle truppe fanno posto le tensioni sulle infrastrutture, culminate con il progetto cinese della centrale idroelettrica sul fiume Yarlung Zangbo, che passando il confine indiano prende il nome di Brahmaputra. La centrale con un investimento preventivato di 137 miliardi di dollari, dovrebbe generare 300 Tw/h l’anno, viene considerata come una minaccia dall’India per potenziali aumenti di inquinamento delle acque e deviazione dei flussi.

Seguendo le acque del Brahmaputra si arriva in Bangladesh, dallo scorso anno teatro di una rivoluzione politica che ha costretto l’ex premier Sheikh Hasina a richiedere rifugio a Delhi e ha portato il premio Nobel per l’economia Yunus alla guida del governo di transizione. Con il cambio di leadership politica sono riaffiorate le tensioni tra i due Stati. Le autorità indiane hanno intensificato i controlli al confine, limitando la mobilità delle fasce più vulnerabili e minoranze. Parallelamente, si segnala un aumento di episodi di violenza e discriminazione contro le minoranze religiose in entrambi i paesi, con segnalazioni di pogrom ed espulsioni arbitrarie. Le tensioni politiche hanno avuto ripercussioni anche sul fronte economico, con l’emergere di dispute commerciali, come la minaccia di interruzione della fornitura di energia dalla centrale di Godda al Bangladesh da parte del gruppo Adani.

*Luca Mangiacotti, è studente di Scienze Politiche all’Università di Firenze, attivista del collettivo eXploit-Pisa e collaboratore della rivista online DinamoPress.

Dal blog https://guerrapopolare-india.blogspot.com/

Settimana di azione internazionale e internazionalista dal 7 al 12 aprile - Per una campagna lunga un anno da aprile 2025 a marzo 2026


La campagna mondiale contro la Operazione Kagaar, che continua, ha denunciato e colpito gli imperialisti e il governo Modi, che avevano posto l’obiettivo di cancellare il movimento democratico, popolare e rivoluzionario e la guerra popolare diretta dal PCI (Maoista), che sono la reale alternativa politica per i proletari e il popolo dell’India.

Tutte le campagne lanciate negli anni scorsi dal regime fascista di Modi , dalla “Operazione Green Hunt” in poi hanno fallito l’obiettivo posto dal regime.

Oggi Modi dichiara che spazzerà via la guerra popolare, il movimento rivoluzionario e il PCI(Maoista) entro marzo 2026.

Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India (ICSPWI) chiama tutti i partiti e organizzazioni marxiste-leniniste-maoiste, i partiti rivoluzionari, le forze antimperialiste a raccogliere la sfida lanciata dal governo Modi con una campagna lunga un anno da aprile 2025 a marzo 2026.

È a un anno di mobilitazione e sostegno alla rivoluzione indiana a cui il ICSPWI fa appello, a partire da una settimana internazionale e internazionalista di azione dal 7 al 12 aprile.

Il PCI(Maoista) e le masse popolari stanno resistendo e respingendo con determinazione ed eroismo la operazione Kagaar.

In ogni settore dell’economia il regime sta scaricando sulle masse la crisi prodotta dall’imperialismo, dai suoi lacchè e dalle politiche al servizio dei grandi capitalisti, come Adani, Ambani ecc, e latifondisti indiani.

Modi è stato il primo capo di stato accorso a incontrare e rendere omaggio al nuovo capo dell’imperialismo USA, Trump. I due si sono incontrati il 12 febbraio per ribadire l’importanza del loro rapporto nel contesto delle alleanze all’interno del sistema imperialista mondiale, in particolare nei settori dell’energia e della difesa.

Nel settore dell’energia Trump chiede all’India di essere sempre più il principale acquirente del settore petrolifero americano, che di recente è stato indebolito anche per effetto dell’invasione russa dell’Ucraina. Modi si è impegnato con Trump a raggiungere l’obiettivo di portare gli scambi tra i due paesi nel settore energetico dagli attuali 15 a 25 miliardi di dollari entro i prossimi 5 anni.

Nel settore della difesa l’India è il maggiore importatore mondiale di armi, che compra anche dalla Russia e diversi altri paesi. Nel suddetto incontro, Modi ha aperto a ulteriori acquisti dagli USA e Trump ha offerto di vendere all’India gli F35. Infine, come parte del controllo strategico delle rotte commerciali, la grande novità portata dall’incontro è stata la decisione di rilanciare il progetto del “corridoio India-Medio Oriente-Europa” una via di scambio di merci, dati ed energia dall’India a Israele all’Italia, fino agli USA. Un progetto che esisteva già ma che l’attacco della resistenza palestinese e le contraddizioni causate da esso tra Israele e i paesi arabi avevano bloccato. In questo incontro Trump e Modi hanno rilanciato il progetto.

Questo incontro Trump/Modi dovrebbe rendere evidente a tutti il legame indissolubile tra l’imperialismo americano e i suoi servi e il regime indiano.

Il regime indiano è uno dei più importanti sostenitori di Netanyahu e della sua offensiva genocida in Palestina. Per questo motivo l’ICSPWI chiama a unire durante la settimana di azione la solidarietà con la resistenza del popolo palestinese alla campagna contro il regime di Modi e l’imperialismo.

L’ICSPWI fa appello a intensificare la mobilitazione contro la Operazione Kagaar, fatta di massacri, deportazioni, assassinii di gente dei villaggi e dirigenti delle masse tribali, attivisti sociali e dirigenti rivoluzionari, con anche la persecuzione dei giornalisti e attivisti dei diritti umani che vi si oppongono.

L’ICSPWI assume con forza l’appello dei compagni indiani e sostenere il popolo di Maad, che si sta opponendo risolutamente alla decisione di usare le loro terre e foreste per le manovre militari della genocida guerra al popolo chiamata Operazione Kagaar.

Sostenere la guerra popolare in India e il Partito Comunista dell’India (Maoista) è uno dei compiti fondamentali dei movimenti antifascista, antimperialista, comunista del mondo.

Il Partito Comunista dell’India (Maoista) dirige la guerra popolare per fare la rivoluzione di Nuova Democrazia, per liberare il paese e le masse lavoratrici da sfruttamento e oppressione e marciare, unito ai proletari e alle masse popolari del mondo, verso la rivoluzione socialista mondiale.

Per questa ragione, è dovere di tutti fermare l’imperialismo, il regime di Modi e le loro mani genocide come parte della lotta globale contro l’imperialismo, che porta a guerre, fascismo, povertà e oppressione dei popoli.

L’ICSPWI chiama tutti ad aderire alla settimana internazionale di azione, dal 7 al 12 aprile decidendo ognuno iniziative e forme di lotta secondo la situazione concreta. Da parte sua, l’ICSPWI fa appello a:

  • una grande giornata di mobilitazione verso i lavoratori, nelle fabbriche e posti di lavoro

  • manifestazioni pubbliche di ogni tipo verso ambasciate e consolati

  • Assemblee di sostegno del PCI(maoista) e studio dei suoi documenti, in particolare Messaggio per il 20o anniversario della fondazione del Partito

STOP OPERAZIONE KAGAAR!

CONTRO LA REPRESSIONE DI REGIME PER LA LIBERAZIONE DI TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI IN INDIA!

LOTTIAMO CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA E IN SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO PALESTINESE!

CON LA GUERRA POPOLARE E IL PCI (Maoista) FINO ALLA VITTORIA!

VIVA L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!

ICSPWI

International Committee to Support the People's War in India.

Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India 

https://icspwindia.site/

csgpindia@gmail.com

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