Non passa giorno in cui non assistiamo all’ennesimo insulto del governo Meloni ai lavoratori.
A fronte la strage infinita di lavoratori nei luoghi di lavoro, alla mancanza di sicurezza che è una costante, agli appalti, ai contratti precari, al ricatto del permesso di soggiorno per i lavoratori immigrati legato ai contratti di lavoro, al lavoro nero, ai bassi salari, tutti elementi che fanno parte del sistema di sfruttamento che porta profitti ai padroni e miseria e infortuni e, spesso, la morte sul lavoro degli operai, sull’onda della rabbia e del dolore suscitata dalla strage dopo il crollo di un gigantesco cantiere a Firenze che ha ucciso 5 operai, il governo si incontra con i confederali per comunicargli quello che ha già deciso la ministra del Lavoro Calderoni – consulente dei padroni nominata ora ministro - per poi portare in Consiglio dei ministri un provvedimento che è un oltraggio, un insulto agli operai morti sul lavoro e che lascia in pace i
padroni, permettendogli di continuare a poter negare la sicurezza esponendo al rischio i lavoratori e a farla franca per questo.Del resto la stessa Meloni aveva dichiarato esplicitamente che il suo governo “non mette freni a chi fa”.
Quindi nessuna novità nella concezione di questo governo che mette in ogni suo provvedimento la sua matrice di classe, la difesa degli interessi dei padroni al centro della sua politica, che porta avanti la loro guerra di classe con il disprezzo e l’odio verso i lavoratori che esprime pure anche in questo caso quando è costretto ad intervenire perché ci sono le morti e gli incidenti degli operai.
Ma è proprio perché da questo governo non viene “nessuna novità” che bisogna organizzare la lotta, metterla in campo con tutti i mezzi, organizzare l’unità dei lavoratori, fargliela pagare cara a padroni e governo.
La notizia di questi giorni è che il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto-legge sull’attuazione del PNRR, una sorta di decreto “omnibus” - con una cinquantina di articoli (49 nella bozza allegata all’articolo) e che contiene questo pacchetto sicurezza sul lavoro in cui ci sarebbero varie “novità”.
La ministra dice che questo provvedimento segue le tre C: “controlli, contrasto e compliance per un accompagnamento alle regolarizzazioni, a un comportamento regolare delle aziende”.
Intanto la prima insultante novità è il suo ambito di applicazione: questo è un provvedimento che limita la sua azione solo ai cantieri e non agli altri comparti di lavoro, dalle fabbriche ai magazzini alle campagne.
La stessa ministra del lavoro e delle politiche sociali, Calderone, ha ricordato nella sua informativa al Consiglio dei ministri dello scorso 21 febbraio – dopo la strage operaia nel cantiere a Firenze - che “per quanto riguarda gli accessi ispettivi in edilizia, il livello di irregolarità registrato è stato pari al 76,48%, con un tasso di irregolarità media che supera l’85,2% nel caso di aziende impegnate in lavori collegati al superbonus 110%”.
Il governo riconosce quindi che esiste la violazione delle norme sulla sicurezza e sui contratti nell’edilizia ma agisce in direzione opposta invece che aumentare i controlli con sanzioni penali per appalti e subappalti, invece che cancellare gli appalti a cascata, abrogare il decreto Salvini che liberalizza gli appalti.
Il provvedimento dice che saranno sbloccate le assunzioni per incrementare il contingente degli ispettori del lavoro, del nucleo ispettivo Carabinieri e del personale ispettivo di Inps e Inail che potranno incrementare del 40% i controlli.
La propaganda del governo annuncia altri 766 ispettori del lavoro, ma che in realtà si tratta di 466 assunzioni che saranno sbloccate (sulla base di un vecchio concorso con il governo Draghi) e di 300 nuove assunzioni, 250 di tutti questi dovrebbero essere destinati sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro, 50 sono carabinieri in forza alle strutture ispettive, che sul piano nazionale, in relazione alle 4.500.000 imprese censite – solo quelle quelle registrate, quindi – non cambierà assolutamente niente riguardo ai controlli.
Ma il cuore di questo provvedimento è la famigerata “patente a punti”.
Dopo la strage operaia di Firenze, il segretario generale della CGIL, Landini, rispondendo con solo 2 ore di sciopero, aveva detto che le istituzioni e il governo devono intervenire per non permettere più che muoiano altri lavoratori. “Bisogna istituire la patente a punti. Le aziende che non rispettano le regole non devono poter lavorare, devono essere chiuse, non devono poter partecipare agli appalti. Devono invece essere privilegiate quelle che rispettano le norme di sicurezza”.
Il sindacato padronale, governativo, la Cisl apprezza anch’essa questo strumento che – sottolinea il segretario Luigi Sbarra – corrisponde nella sostanza a una proposta avanzata nel 2003 dal suo sindacato.
Il governo Meloni/Calderone/Salvini li ha presi in parola per colpire le condizioni di lavoro degli operai dei cantieri.
La patente è rilasciata dall’Ispettorato nazionale del lavoro dopo l’iscrizione alla camera di commercio dell’azienda e prevede l’adempimento, da parte del datore di lavoro e dei lavoratori, degli obblighi formativi; il possesso del Durc, Documento Unico di Regolarità Fiscale e del Documento di Valutazione dei Rischi.
E qui è talmente facile predisporre questa documentazione per i padroni, il DVR è addirittura preparato da loro stessi che definiscono dove e quali sarebbero i rischi nell’ambiente di lavoro per i lavoratori.
La Patente a crediti dovrebbe entrare in funzione dal 1° ottobre 2024.
Per l’impresa o per il lavoratore autonomo privi della patente o con un numero di crediti inferiore a 15, scatta la sanzione amministrativa da 6mila a 12mila euro.
Il punteggio iniziale è di 30: in caso di incidente mortale vengono decurtati 20 crediti, mentre per inabilità permanente si scende a 15, per inabilità temporanea sono decurtati 10 crediti.
Ma questo è un insulto agli operai morti e a tutti i lavoratori il passaggio di questo provvedimento che prevede che i crediti decurtati possono essere recuperati con corsi di formazione! Altro che inasprimento di sanzioni, come annuncia la propaganda del governo Meloni, si tratta dell’ennesimo, ancora più odioso condono ai padroni perché riguarda la vita degli operai.
Denunciavamo in una precedente Controinformazione operaia dopo la strage del cantiere a Firenze: “quanto vale la vita di un operaio?” E il governo, con questo provvedimento, risponde in maniera agghiacciante che per esso “vale 20 punti” ma in realtà, come abbiamo visto, anche niente, perché basta un corso di formazione per continuare come prima!
Rimane il subappalto a cascata. L’unica nota positiva è che viene introdotta la clausola sociale che prevede anche per i subappalti l'applicazione del contratto più usato nel settore, ma vale solo per la retribuzione, non per la parte normativa come gli obblighi alla formazione, l’orario di lavoro, ecc.
La ministra Calderone dice di introdurre «il reato penale per l’interposizione illecita di manodopera», nei casi in cui la manodopera viene somministrata senza che ci sia un contratto di appalto regolare e un distacco di personale regolare, questo da un lato, ma allo stesso tempo vengono ridotte le sanzioni civili, in caso di violazione delle norme sulla sicurezza basta mettersi in regola.
E a tutte quelle aziende trovate in regola verrà rilasciato un attestato e iscritto (previo assenso) il datore di lavoro in un apposito elenco informatico consultabile pubblicamente e denominato “Lista di conformità Inl”. I padroni, a cui è stato rilasciato l'attestato, così non saranno sottoposti per dodici mesi ad ulteriori verifiche nelle materie oggetto degli accertamenti.
Niente cambia per i lavoratori dell’appalto.
Nessun provvedimento per potenziare ed estendere la funzione degli Rls e dei rappresentanti della sicurezza di sito così come nessuna postazione ispettiva e sanitaria nelle grandi aziende, nei cantieri, ai porti, come rivendica lo Slai Cobas per il sindacato di classe con la lotta nelle realtà in cui siamo presenti.
Nessun provvedimento su salari, contratti precari, sulla rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sono le rivendicazioni delle lotte dei sindacati di base.
L’USB da mesi sta raccogliendo le firme a sostegno di una legge per introdurre il reato di omicidio sul lavoro e a presentarlo ai presidenti di Camera e Senato affinché la discussione arrivi nelle aule parlamentari e così la stessa Fillea, il sindacato degli edili CGIL, fa pure appello alle forze politiche a modificare questo provvedimento in Parlamento.
Come possiamo avere fiducia che in Parlamento qualcosa cambi? la stessa opposizione che ieri era al governo non ha mai fatto nulla per intervenire contro le morti sul lavoro.
La CGIL lancia un referendum con la raccolta delle firme (ce ne vorranno 500mila) e il possibile voto a primavera 2025. “In campo per cambiare le leggi sbagliate e proporre un altro modello sociale e di sviluppo” contro Job act, licenziamenti, precarietà e appalti.
Ma quando mai le questioni che riguardano le condizioni dei lavoratori sono state conquistate con un referendum? La scala mobile non è stata forse cancellata con un referendum?
La storia evidentemente continua a non insegnare o comunque i Confederali fanno altre scelte in quanto conciliatori con gli interessi dei padroni
L’USB organizza per sabato prossimo, 2 marzo, una manifestazione con un corteo che partirà da Piazza Dalmazia verso il cantiere Esselunga e anche un convegno a Firenze in cui si discuterà dell’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
Sicuramente tornare sul luogo della strage è una decisione che condividiamo.
Ma il problema è sempre quello: chi dovrà fare le leggi che inaspriscono le pene per i padroni assassini?
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