da Controinformazione rossoperaia 1 marzo
È difficile fare la Controinformazione e parlare, ad esempio, della strage di Gaza senza sentire il senso di debolezza, di impotenza, rispetto a quello che sarebbe necessario fare.
Partiamo dai fatti. Ieri si è sparato sulla “folla degli affamati”, come scrivono i giornali, spari su chi cercava pane. Le ambulanze non bastavano. Molti corpi di morti e feriti sono stati caricati su carretti tirati da asini, altri sulle poche auto disponibili, altri ancora sui rimorchi degli autocarri che avevano portato gli aiuti umanitari.
La sparatoria è stata indiscriminata. I soldati israeliani hanno sparato alla testa, alle gambe, all'addome. Una strage, una strage senza alibi. Una strage sulle masse palestinesi che lo Stato sionista di tipo nazista di Israele e i suoi soldati sono addestrati a considerare “animali” con sembianze umane. Così sono visti e quindi gli si può sparare come in una battuta di caccia.
Nessuno sa realmente quanti palestinesi sono rimasti uccisi. Una prima cifra parla di 114 ed è una cifra al ribasso. Molti sono in condizioni gravi, trasportati laddove era possibile, tenendo conto che nella
Striscia di Gaza non ci sono gli ospedali in funzione, sono privi di tutto e quindi anche parte dei feriti sono sicuramente a rischio vita.
Si è sparato sugli aiuti umanitari, cioè si è sparato non solo sui palestinesi ma su tutti coloro che li aiutano mandando cibo, vestiario - a cui si fa appello anche dagli schermi televisivi -, tanti dei quali sono “anime belle” che si vogliono mettere a posto la coscienza e mandano gli aiuti umanitari.
Israele ha sparato sugli aiuti umanitari, ha sparato a te che sei solidale, a te che non condividi quello che sta avvenendo, che non condividi il genocidio, che non condividi l'impunità assoluta che questo Stato ha rispetto alle leggi fondamentali, ai diritti umani, alle risoluzioni ONU, perfino alle leggi della guerra. Uno Stato fuori legge sin dalla nascita, nella sua costituzione, che si ritiene in condizioni di fare tutto al di sopra e al di fuori della legge.
Di tutto questo questa strage è una pagina e non è nemmeno la pagina finale.
È una strage che proviene da mille e mille azioni di questo tipo, da un'occupazione di 75 anni che ha prodotto, di fase in fase, stragi di questo tipo e orrori di questo tipo. E quindi questa guerra in corso contro il popolo palestinese è la summa, la ricapitolazione di tutte le guerre, è come la guerra mondiale che viene adesso: la ricapitolazione di tutte le guerre che non finiscono mai che ci sono nel mondo.
Ecco perché a una strage senza limiti, a una guerra senza limiti, non è possibile che gli oppressi abbiano limiti a ogni loro azione, come l'eroica azione della resistenza palestinese del 7 ottobre e quelle che verranno - perché verranno, chi semina vento raccoglie tempesta - e quelle che verranno non possono avere limiti perché combattono una guerra senza limiti per ricondurre una possibile guerra “con i limiti”, perché il conflitto tra imperialismo e popoli oppressi non si fermerà oggi né domani e ce lo porteremo dietro per anni, nella storia dell'umanità.
Certo, tutti vorremmo “l'abolizione delle guerre”, di tutte le guerre. Ma oggi, qui e ora, dobbiamo fermare una guerra genocida, sostenere chi vi resiste che necessariamente deve fare la sua controguerra di popolo.
Fermare il regime israeliano è interesse di tutti i popoli del mondo e non certo solo per la “solidarietà con la Palestina” ma perché è un focolaio di infezione dentro una tendenza generale alla guerra che tocca a tappe tutti i territori. E questo riguarda tutti e nel nostro paese riguarda noi. Riguarda noi come masse, riguarda noi come proletari, riguarda noi come impegnati da sempre nella lotta per gli oppressi contro gli oppressori, nel nostro paese come in altre parti del mondo.
Alla ricapitolazione di tutte le oppressioni occorre rispondere con la lotta per eliminare il male che le produce: il sistema imperialista e capitalista che produce periodicamente i mostri che lo incarnano e mostrano la barbarie connaturata alla natura di questo sistema e, nel nostro paese, il governo Meloni. Ma il governo Meloni è l'ultimo arrivato, anche se, come sempre, l'ultimo arrivato cerca di superare ogni limite dei precedenti e quindi è peggio.
L'ultimo arrivato è complice.
Nella stessa pagina del manifesto in cui si parla della strage un articolo minore dice: “inchiesta di Altraeconomia. L'Italia ha continuato ad armare Tel Aviv”. Altraeconomia ha fatto un'inchiesta non sulle armi che riceve Israele - Israele riceve da sempre le armi da tutti i paesi imperialisti, con in testa i mercanti d'armi per eccellenza, lo Stato-guerra che è l'imperialismo americano e tutti i vari paesi imperialisti europei, le industrie belliche - dietro ogni guerra ci sono i profitti e la guerra è un grande business, non certo un orrore, è un grande business dei mercati delle armi. Quest'inchiesta riguarda il periodo dopo il 7 ottobre. Altraeconomia non è andata a scoprire le carte segrete negli archivi dell'industria bellica o in quelli del ministero degli Interni. No, ha consultato l'Istat. Cosa che ognuno di noi potrebbe fare.
Nonostante quello che dice il ministro Crossetto, un grassone osceno, commesso d'armi sui libri paga dell'industria bellica, uno degli orrori, dei piccoli mostri, nella gabbia di mostri che il nostro paese ha partorito con il governo Meloni: “Tra ottobre e novembre l'Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele per un valore di 817.536 euro. 233.025 a ottobre, 584.511 a novembre”. Questo lo riporta l'Istat.
Sappiamo come in Italia ci siano state le lotte dei portuali e anche le iniziative che invitano al boicottaggio, a sospendere la fornitura di armi ad Israele, dai portuali di Genova, così come anche dall'ultima manifestazione di sabato scorso a Palermo che aveva come obiettivo e sede finale la Leonardo. E altre cose sono avvenute per opera di tutti noi, dove il “noi” qui sta per il noi che sostiene veramente la lotta solidale con la Palestina e la campagna di boicottaggio, “quelli di Milano” della settimana scorsa tra il 23 e il 24 febbraio, 100.000, in maggioranza lavoratori appartenenti alle organizzazioni sindacali di base e ai gruppi comunisti, progressisti e rivoluzionari, che erano in piazza sabato.
Anche la Rete italiana per la pace e il disarmo denuncia tutto questo, anzi dimostra come si possa aggirare la legge per eludere i controlli, per legalizzare post faestum l'invio di armi, il commercio delle armi e in questo caso l'invio di armi ad Israele.
Quindi dire che il governo è complice è poco. È protagonista, è complice, è in un posto di seconda fila, non che ha sparato contro i palestinesi a Gaza - questo potrebbe essere un'esagerazione - ma sicuramente il governo italiano, l'industria bellica italiana, sono parte di questo sistema e di questo armamento di Israele che produce la strage di ieri, le stragi da ottobre in poi. E le stragi future, perché è chiaro: se non li fermi, dopo quello che abbiamo visto ieri nella sparatoria sugli affamati, ne vedremo di peggio.
Cessate il fuoco, fermare il genocidio……. ma qui si tratta di essere parte di una guerra, della guerra tra oppressi e oppressori, tra giustizia, libertà, autodeterminazione dei popoli, tutta una serie di cose che sarebbero sancite dalla Carta dell'ONU, dalla Costituzione italiana, dai principi della Chiesa perfino (con tutta l'ipocrisia con cui possiamo dire queste parole).
Ebbene, tutto questo viene ridotto a carta straccia dallo Stato sionista d'Israele e occorre che noi lo gridiamo forte e chiaro e che usiamo a fondo le armi della critica. Ma mettiamo in considerazione che per fermare la bestia feroce, attivata dal clima generale e dalla situazione mondiale generale, le armi della critica devono lasciare il posto alla critica delle armi. I popoli che vogliono pace e giustizia e non vogliono vivere sotto questa oppressione dovranno rovesciare necessariamente con le armi i governi, gli Stati che producono tutto questo, come parte della gigantesca lotta per un diverso destino dell'umanità.
Questo tocca a tutti. E anche se vi credete assolti, siete tutti coinvolti.
E questa guerra è la guerra che può permettere il miglioramento della situazione del mondo, la guerra di popolo può mettere fine all'orrore senza fine.
La guerra di popolo in Palestina. La guerra di popolo degli oppressi contro l'imperialismo. La guerra di popolo nel nostro paese, contro il nostro governo. La Nuova Resistenza nell'interesse non solo del futuro dell'Italia ma della Palestina, del mondo…..
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