mercoledì 28 febbraio 2024

pc 28 febbraio - Il risultato politico delle Elezioni in Sardegna dal punto di vista dei proletari e delle masse e dell'opposizione a questo governo

 da Controinformazione rossoperaia del 28/02

Le prime pagine della grande stampa odierna sono tutte concentrate sull'esito delle Elezioni in Sardegna.

Noi non pensiamo che le elezioni siano attualmente lo strumento per cambiare le cose, così come non pensiamo che le elezioni nel nostro paese siano realmente democratiche, ma sono, invece, come dice Marx, scegliere tra candidati che devono fare gli interessi della classe dominante e questo vale per i candidati di centrodestra così come per i candidati di centro sinistra.

Questo è diventato chiaro anche a masse consistenti della popolazione, dei proletari, delle masse povere del nostro paese, tant'è vero che la risposta naturale a questa situazione - o la non risposta - è stato il massiccio astensionismo. Questo massiccio astensionismo si verifica ormai in tutte le elezioni, in misura maggiore o minore a seconda del tipo delle elezioni.

Anche le elezioni in Sardegna hanno visto una leggera crescita dell'astensionismo rispetto alle precedenti regionali. Queste sono cose abbastanza chiare.

Il sistema politico dei partiti in Italia e i governi che da essi nascono sono tutti governi a servizio dei

padroni e della classe dominante e in generale quello che dicono alle elezioni non si realizza. Tutto quello che promettono ai proletari e alle masse, non si realizza. Tutto quello che invece promettono ai padroni e alla classe dominante si realizza. Non solo, ma anche quello che non promettono, che non dicono alle elezioni, una volta che sono al potere lo fanno senza alcuno scrupolo e vantano tutto questo come se fossero “promesse elettorali”, “è voto che ci ha mandato al potere, è il voto che ci permette di fare, alla fine, tutto quello che vogliamo”.

Ora le elezioni in Sardegna non sono diverse dalle elezioni di ogni genere di tipo che abbiamo avuto in questi ultimi anni, né saranno diverse dalle elezioni future.

Noi siamo per un nuovo Stato realmente democratico in cui i lavoratori proletari, le masse popolari possono liberamente eleggere i loro rappresentanti in un quadro in cui però - sia chiaro - che gli interessi dei proletari e delle masse devono prevalere sugli interessi dei padroni e degli sfruttatori, dei parassiti. Questa possibilità non c'è nell'attuale sistema elettorale e quindi non è di questo che possiamo oggi parlare.

Comunque il risultato elettorale in Sardegna è un risultato politico da valutare attentamente nel contesto dell'attuale situazione politica. In questo senso anche per noi è un risultato positivo. Positivo dal punto di vista dei proletari e delle masse, dal punto di vista dell'opposizione sociale e politica a questo governo.

Due fattori ci sembrano importanti: i partiti di governo, attraverso uno scontro tra bande tra di loro, hanno partorito un candidato che nella sostanza è stato sconfitto. Il candidato di centrodestra è stato sconfitto perché imposto dalla Meloni. Quindi è una sconfitta anche personale della Meloni e del partito che lo rappresenta. È una sconfitta anche della coalizione perché il partito che voleva esprimere il candidato, rinnovando il mandato, la Lega, ha fatto fuoco e fiamme prima delle elezioni perché il candidato Solinas restasse il candidato-Presidente, poi si è imposta la Meloni con l'appoggio di Forza Italia e il candidato Solinas della Lega è stato accantonato.

Come esito concreto, una parte evidente dell'elettorato della Lega ha votato le liste ma non ha votato il candidato di Fratelli d'Italia.

Non è che noi pensiamo che il candidato della Lega fosse meglio, Solinas è un delinquente, è un candidato indagato anche dalla magistratura per il modo in cui ha gestito la Regione, per il legame con gli affari illeciti. Ma questa contraddizione nella fila della coalizione dominante è stato un anello debole dei partiti del centrodestra e di questi anelli ce ne sono parecchi in tutte le elezioni e nella gestione anche quotidiana di questo governo.

Tutto ciò che alimenta la divisione nel governo, nella classe dominante, è oggettivamente positivo. D'altro lato il voto in Sardegna esprime, nella fascia di chi ha votato, un netto NO al governo e un netto SI anche alla figura della candidata del centrosinistra.

La candidata, a differenza di altri candidati del centrosinistra, almeno nella fase elettorale, si è caratterizzata per una posizione più radicale di opposizione sociale e politica a livello locale, in Sardegna, e a livello nazionale contro il governo Meloni. Giustamente questa candidata ha parlato di fascisti al governo e giustamente ha fatto appello all'antifascismo contro questo governo, venendo irrisa dalla signora Meloni, irrisione che ha disturbato una parte significativa dell'elettorato che ha visto questo misto di presunzione e arroganza e ha avuto maggiori ragioni per convincersi che è una fascista e che non andava votata.

L'altra questione è che la candidata non era parte dell'establishment del PD e anche questo è un valore aggiunto, perché l'establishment del PD, nella maggior parte dei casi, non rappresenta certo un'alternativa al governo di centrodestra. Quindi non faceva parte di questo establishment, era più legata al Movimento 5 Stelle e a Conte, ha utilizzato bene questa sua figura “terza” per condurre una campagna elettorale più radicale e più chiara. Così come abbiamo apprezzato che una delle sue prime dichiarazioni sia stata la piena denuncia e solidarietà agli studenti aggrediti a Pisa e alla logica di gestione dell'ordine pubblico come Stato di polizia, moderno fascismo, da parte di Salvini che ci mette la faccia e della Meloni che è la grande regia o il referente di tutta questa sporcizia di cui abbiamo già parlato nella Controinformazione di ieri.

Quindi questo voto indebolisce il governo, per ora, e rafforza l'opposizione sociale e politica perlomeno nel quadro delle istituzioni e dell'elettorato.

Per noi l'opposizione sociale e politica è quello che si muove fuori dal Parlamento, è quella espressa per esempio dai 100.000 che hanno manifestato e scioperato in occasione della settimana scorsa, il 23/24, intorno alla questione nodale della Palestina, che poi significa la denuncia della complicità del governo nel massacro genocida che sta avvenendo in Palestina e la denuncia di un governo che, oltre che essere complice di Israele, marcia verso la guerra.

L'opposizione sociale e politica è quella che si muove nei posti di lavoro, nei territori, per rivendicare salario, diritti, la difesa della salute della sicurezza sul posto di lavoro di fronte alla gigantesca catena di morti, è quella che riaccende i focolai di ribellione nelle scuole in solidarietà con la Palestina – che è la ragione delle ultime cariche poliziesche - ma in generale per mettere in discussione il modello di scuola che ci vogliono imporre i fascisti al governo e i loro ministro Valditara. E allo stesso tempo il movimento delle donne che con grandi manifestazioni – e si annunciano nuove importanti iniziative per l'8 Marzo - sta mettendo in campo la forza generale delle donne contro le politiche di questo governo, all'interno di una critica che certamente va oltre questo governo, riguarda “il prima” di questo governo e riguarderà anche “il dopo” di questo governo.

Questa è la vera opposizione sociale e politica. Questa opposizione sociale e politica va costruita e organizzata in forme politiche: il Partito del proletariato degli oppressi, il Fronte Unito di tutti coloro che combattono questo governo, lo Stato del Capitale la costruzione di una forza delle masse in grado di non permettere che la violenza di Stato la faccia da padrone.

Tutto questo è aiutato dalle contraddizioni in seno alla borghesia, ai partiti del Parlamento ed è aiutato da ciò che succede anche nelle elezioni.

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