Brindisi, migrante morto nell'incendio al CPR, appiccato per protesta
"I Cpr? Spesso delle polveriere pronte ad esplodere". Si esprime così l'avvocato Cosimo Castrignanò, legale di diversi migranti del Centro di permanenza temporanea Restinco e Presidente del Cidu (Centro internazionale dei diritti umani). "La prima cosa che mi viene in mente - spiega - è che il sistema antincendio non ha funzionato come doveva, altrimenti non saremmo arrivati ad avere una persona morta e un'altra ferita. Non è la prima volta che gli ospiti incendiano i materassi. Alcune volte lo fanno per protesta, altre per atti di autolesionismo e siccome sono episodi che avvengono frequentemente un'adeguata prevenzione avrebbe potuto evitare questa tragedia". Nella serata di lunedì molti ospiti hanno contattato l'avvocato per raccontare quanto stava accadendo all'interno del centro. "Mi hanno chiamato in tanti spaventati e preoccupati. Molti di loro - dice - avrebbero voluto fare qualcosa in più ma le condizioni erano impraticabili per via del fumo denso e acre. Più di qualcuno si è rammaricato per non aver salvato il compagno".
La tragedia ripropone l'emergenza Cpr a livello nazionale nonostante "la situazione di Brindisi si debba ritenere una delle migliori d'Italia. La struttura - fa sapere l'avvocato - è suddivisa in tre grandi lotti dove le persone vivono in una sorta di comunità: circa 15-20 persone per lotto di nazionalità diversa con una convivenza spesso complessa. In molti arrivano dal carcere dopo aver espiato la pena in attesa di essere rimpatriati. Chi torna in libertà si lamenta perché dice di vivere meglio dietro le sbarre piuttosto che in questi cpr e non vede l'ora di andare via e di essere espatriato. Ed è normale che certe situazioni esplodano quando si potrebbero adottare soluzioni diverse e alternative".
Nel centro di Restinco ci sono storie di vita paradossali che si mescolano l'una con l'altra. "C'è un cittadino di nazionalità montenegrina nato a Pontedera (in provincia di Pisa) da genitori che vivono in Italia. Ebbene - racconta l'avvocato Castrignanò - quest'uomo, padre di cinque bambini, si è trasferito a Roma e nonostante non sia mai stato in Montenegro è stato raggiunto da un decreto di espulsione dal Prefetto di Roma. E ora dovrebbe rientrare. Da circa un mese si trova nel Cpr di Brindisi e poiché i giudici ordinari si allineano molto spesso con l'ufficio immigrazione senza considerare le nostre doglianze ricorreremo alla Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo affinché intervenga per regolarizzare la posizione di questo ospite".
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