Report dalla squadra intervenuta a Mirafiori
Vi sono state varie discussioni con operai, soprattutto operaie che più denunciavano le pesanti condizioni dentro lo stabilimento e di lavoro nell’incertezza delle prospettive produttive, dando elementi diretti di conoscenza sulla attuale situazione della fabbrica, a cui abbiamo portato la nostra posizione verso le Assemblee proletarie, nel lavoro di prospettiva alle fabbriche.
Sembra che sia rallentato il progetto degli esuberi incentivati (sicuramente c’è stato un boom prima dell’estate perché hanno alzato gli incentivi con più 20.000 euro a chi si sarebbe dimesso entro maggio 22); c’è una parte degli operai che ha una elevata anzianità di servizio che spera di essere tra quelli che usciranno con un accordo, per "finirla con questa vita lavorativa dove non c'è neppure più la forza di un sorriso, ma tutti occupati a tirare avanti… come "i ciucci".
La nostra risposta, però, è stata: "certo capiamo, è un sentimento sempre più diffuso non solo qui a Mirafiori, ormai dappertutto, ma questo non fa che aggravare il problema, non ci permette di parlare fra noi e cercare altre soluzioni; poi una volta fuori i problemi non finiscono, ci sarà il problema dei figli da sistemare, il carovita, la casa, la sanità che non ci dà più la possibilità di curarci, come la mettiamo?"
D'altra parte, come altri denunciavano, i problemi non finiscono anche quando devono andare in pensione: una operaia ha raccontato che è appena andata in pensione "dai conteggi manca qualcosa... hanno avuto tutto il tempo di fare i conteggi, ma devono continuare a fare i bastardi, fare capire che sono loro i padroni, che se pure c'è stato un errore devo dargli il tempo. Mi chiedo perché? A me il tempo di andare a pisciare quando lavoravo non me l'hanno mai dato... quando ero a lavoro mi sono ammalata, mi sono uscite diverse ernie che mi impedivano di fare certi lavori, nonostante i certificati medici mi spostavano in altri reparti, tipo al montaggio delle cinture di sicurezza, dove dovevo stare mezza dentro e mezza fuori e le mie ernie si davano alla pazza gioia, dolori che non ti dico, questo giochetto tanto per darmi della lavativa, lamentosa, dimmi tu se non sono dei bastardi".
Le operaie erano più incuriosite ed aperte e più disponibili a fermarsi e, a volte, tornare un po' indietro quando specificavamo che non si trattava dello stesso volantino diffuso dalla Fiom.
Alcune operaie che uscivano in gruppo di getto hanno denunciato: "dentro non funziona niente, fa freddo, non danno i vestiti di ricambio, i permessi, la mensa, i ritmi di lavoro…. non si può fare niente, e quelli che hanno una posizione diversa non contano niente (Fiom che non ha firmato il piano di esuberi, che ha fatto gli scioperi per il caldo quest’estate….). Poi parlando sul "non si può fare niente", si è chiarito meglio il problema: "nessuno ci ascolta", e che quindi la questione è come fare per avere voce, peso, visto che comunque non stanno zitte, ma lamentano di non avere strumenti.
Qui parlando delle Assemblee delle operaie, dell’assemblea alla Beretta, delle indicazioni positive che ne sono uscite e che ci portano a volerla fare come proposta giusta, necessaria anche a Mirafiori /Torino, costruendola però con le operaie, mirando a spostare in avanti i rapporti di forza, per organizzarsi, si è aperto un interesse. Le operaie hanno lasciato con la promessa di leggere il volantino e di pensarci.
Certo, ci vorra' tempo e altri interventi alla fabbrica ma la carica iniziale, la denuncia di getto, il bisogno di trovare una risposta sono stati molto concreti. Ma abbiamo cominciato a suscitare interesse per la novità delle 'Assemblee operaie", come funzionano, come è possibile farle ‘autorganizzate’, che, hanno capito bene, vuol dire costruirle assieme. E il significato differente delle Assemblee operaie è stato ben colto da alcune che hanno detto: "siamo contente che ci sia più attenzione nei nostri riguardi non solo come operaie, ma anche come donne"
Nessun commento:
Posta un commento