Dall'intervento a Mirafiori
Alle Carrozzerie di Mirafiori, uno dei centri storici della classe operaia, la disponibilità degli operai, soprattutto delle operaie a raccontarsi, a parlare delle condizioni di lavoro e di vita, sempre più pesanti, colpisce.
Il settore auto in crisi è al centro della crisi generale del sistema capitalista aggravata dalla pandemia, dalla guerra e dai suoi effetti sull’economia. Mirafiori, è uno stabilimento del gruppo Stellantis colpito da anni dal progressivo svuotamento di una enorme area industriale dal perimetro di 11 kilometri, tanto che viene analizzata per la contraddizione esistente tra le ridotte attività produttive e i grandi spazi dismessi, per una Mirafiori da industriale a immobiliare.
Ma la produzione di auto continua, va avanti pur sotto il peso della ristrutturazione e senza un piano che dia una prospettiva occupazionale nel tempo.
Tutto ciò richiede l’unità e la lotta operaia a livello di singoli complessi industriale e tra i diversi comparti della classe operaia, sia a livello nazionale che a livello internazionale. Questa lotta richiede l’unità del sindacalismo classista e combattivo, l’unità operai in produzione e operai cassintegrati, l’unità operai disoccupati.
In questo contesto si inserisce il nostro lavoro a Mirafiori, perché i posti di lavoro nelle grandi fabbriche vanno difesi, per la forza, l’organizzazione e il ruolo centrale degli operai, indispensabile per ridefinire prospettive e rapporti di forza nello scontro con il capitale.
Le crisi, che governi e padroni scaricano sugli operai e sulle masse popolari per il gruppo Stellantis vogliono dire piani aziendali differenziati per sito, tagli ed investimenti mirati per mettere in concorrenza gli operai tra una fabbrica e l’altra.
Siamo intervenuti affiggendo per primo uno striscione davanti alla portineria, condiviso dagli operai con cui si è potuto parlare, e su cui era scritto: ‘Manovra Meloni soldi ai padroni, alle partite Iva, alla guerra. Risposta dei lavoratori unità e lotta per salario lavoro salute diritti per tutti'. Ad indicare la necessaria mobilitazione contro il nuovo governo Meloni, impegnato a ‘non ostacolare chi produce’. E Stellantis ancora chiede finanziamenti pubblici alla maniera di Agnelli per i prepensionamenti e nella versione moderna dei fondi PNRR come per la giga factory di Termoli.
Abbiamo diffuso un volantino con la posizione di unità e lotta, in fabbrica, tra gli stabilimenti del gruppo e per il contratto aziendale; indicando come strumenti necessari in questa fase, le Assemblee Operaie.
Abbiamo inoltre distribuito la Mozione Contro la Guerra, per una presa di posizione e di mobilitazione internazionalista degli operai, che non possono parteggiare nella guerra inter-imperialista tra gli Stati ma schierarsi con le masse proletarie dei paesi in conflitto, contro il nostro governo, contro l'imperialismo italiano.
“Dentro non funziona niente” fa il paio con “nessuno ci ascolta”.
A Mirafiori, di recente, è stata presentata la rivoluzione green delle «Quattro R»: riparazione, riutilizzo,
rigenerazione e riciclo, con ipotesi di fatturato per oltre 2 miliardi per l’anno 2030. Ma, denunciano i lavoratori, quanti e quali operai dovranno far parte di questa ipotetica nuova frontiera del profitto nessuno lo dice.Sono invece contabilizzati fino alle unità le migliaia di operai inseriti nelle liste degli esuberi, i cosiddetti volontari, almeno 4000 in due anni.
Si può toccare con mano come alle carrozzerie gli operai/e abbiano una forte anzianità lavorativa, 55 anni di media raccontano le statistiche, una fetta di classe operaia che viene definita ‘troppo anziana per reggere i nuovi ritmi della linee di montaggio e della produttività’. Operai in genere più sindacalizzati e meglio inquadrati contrattualmente, che vengono presi di mira nella ristrutturazione, dando origine ad ondate di ‘volontari’ che subiscono il ricatto di una misera ‘buonauscita’, creando spaccature e vuoti in quello che dovrebbe essere il fronte di lotta in fabbrica.
Negli scambi con gli operai si vede che questo è un problema aperto in fabbrica. Un’attivista sindacale della Fiom chiarisce che ‘noi lottiamo ma ci sono quelli che fanno le pecore’; un’altra operaia decisa ‘ io darei i diritti solo per chi lotta, chi fa il crumiro lo lascerei fuori’.
Un gruppo di operaie prende il volantino, ascolta e di getto risponde ‘dentro non funziona niente, fa freddo, non danno i vestiti di ricambio, i permessi, la mensa, i ritmi di lavoro…. non si può fare niente, e quelli che hanno una posizione diversa non contano (la Fiom che non ha firmato il piano di esuberi, che ha fatto gli scioperi per il caldo quest’estate….); poi parlando il ‘non si può fare niente’ si chiarisce meglio e diventa ‘nessuno ci ascolta’ e quindi di come fare per avere voce, peso, visto che non si rassegnano a stare zitte, denunciano le condizioni nei reparti e di non avere strumenti.
Si è così spiegata la nostra proposta, delle Assemblee proletarie, dell’assemblea operaie Beretta, una novità nel panorama sindacale, delle indicazioni positive che ne sono uscite e che ci portano a volerla fare, come proposta giusta anche a Mirafiori /Torino, chiarendo bene che la vogliamo costruire assieme, con le operaie, mirando a spostare in avanti i rapporti di forza e per organizzarsi. Si è aperto un interesse sull’argomento, che non è stato possibile affrontare a fondo in quel momento, ‘vediamo quello che possiamo fare per sostenere la preparazione …. c’è bisogno di trovare una risposta’, intanto l’autobus preme, gli impegni familiari pure, tra poco inizia la doppia giornata delle operaie, 'leggiamo il volantino, ci risentiamo…’.
Le denunce delle operaie/i danno l’idea degli effetti e degli obiettivi della ristrutturazione, dai risparmi economici immediati, alla meticolosità ed alla brutalità con cui vengono create condizioni invivibili per spingere le uscite, la riorganizzazione scientifica del lavoro per più auto, con meno operai a ritmi sempre più veloci e flessibili tanto che il paragone ricorrente è ‘siamo i nuovi precari, senza più diritti’.
Il freddo e i ritmi alti, sono ricorrenti nelle parole di chi si è fermato. ‘Mai visti ritmi così altri alle carrozzerie’, dicono due operai. ‘Sembriamo una fabbrica dell’indotto’ - che sta pagando un prezzo molto più altro come posti di lavoro eliminati-. Il lavoro è ripreso ultimamente, più 40% a Mirafiori rispetto al 2021, ma di finire nella cassintegrazione, flessibile e permanente che in diversi casi si traduce in chiusure e licenziamenti, è una paura costante.
La crisi morde, i salari già bassi non bastano più. Serve la lotta per il salario. E c’è bisogno di dire NO ad un contratto aziendale di gruppi separato, di scioperare, che ciò avvenga in tutte le fabbriche Stellantis, perché sia accolta la piattaforma, per prospettive occupazionali in tutti gli stabilimenti, contro i piani aziendali differenziati per sito, per aumenti salariali strutturali in busta paga, per le condizioni di lavoro, a difesa della salute e sicurezza.
In fabbrica ci sono molte sensazioni, poca informazione alla fine dei conti, sulle piattaforme sindacali come sulla ristrutturazione. C’è l’impressione che il progetto di esuberi si sia rallentato. Effetto dei nuovi ordini o degli incentivi che prima dell’estate davano 20.000 euro in più a chi avesse firmato le dimissioni entro maggio?
Ma concreti e opprimenti sono ‘turni e orari flessibili decisi dai capi, non c’è più vita’. Un’operaia della finitura racconta di come vengano usate per riempire i vuoti produttivi ‘ci fanno fare dieci ore nel reparto’, ‘modificano unilateralmente gli orari per far fronte alle esigenze della produzione nel nostro reparto’ e ‘in fabbrica ci sono molti operai in cassa, ma le linee sono al minimo di presenza’, come a dire che non ci sono più regole per i lavoratori e tutela sindacale.
Abbiamo parlato e sentito gli operai e le operaie con spirito proletario e di inchiesta, portando chiara la posizione che non abbiamo alternative alla lotta e all’organizzazione contro questo sistema di sfruttamento. Che le lotte nelle fabbriche devono essere unite e collegate, che dobbiamo avanzare nella costruzione del fronte unico di classe. Che questo è il lavoro che si propone l’ASSEMBLEA PROLETARIA ANTICAPITALISTA, che si prepara al secondo appuntamento per febbraio, e che il nostro sforzo e il nostro appello è perche’ le operaie e gli operaie Stellantis, da Mirafiori a Melfi, siano presenti, per uno dei centri storici della classe operaia.
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