Il 12 aprile in diverse città d’Italia si scenderà in strada per dire basta alle politiche migratorie razziste che ormai da decenni, e sempre di più, costringono migliaia di lavoratori e lavoratrici immigrate a sottostare al ricatto dei documenti, agli abusi continui delle questure, a forme di sfruttamento, segregazione e repressione sempre più feroci.
Negli ultimi anni, l’Unione europea e i suoi stati membri hanno realizzato una politica sull’immigrazione sempre più selettiva e brutale, inasprendo i meccanismi di ricattabilità e precarietà, e
rendendo quindi sempre più difficile per migliaia di persone l’ottenimento o il rinnovo di un documento. Leggi che moltiplicano irregolarità ed esclusione sono andate di pari passo con politiche securitarie fatte di respingimenti, deportazioni e detenzione, di militarizzazione dei confini e di guerre predatorie e operazioni militari all’estero. In Italia, all’apparato legislativo già fortemente discriminatorio si sono sommati via via l’aumento dei costi per l’ottenimento dei documenti e i quotidiani, strutturali, abusi amministrativi in tutto il paese: questure che richiedono documentazione non necessaria per il rinnovo dei permessi di soggiorno, uffici anagrafe che non rilasciano i certificati di residenza, mancato rispetto dei contratti di lavoro, tempi di attesa infiniti per il rinnovo del documento.I decreti sicurezza entrati in vigore nel 2018 (in continuità con quelli precedenti del 2009 e del 2017) e solo in parte modificati non hanno fatto altro che peggiorare questi meccanismi e ostacolare ancora di più migliaia di persone in Italia, molte delle quali proprio a seguito di questi decreti hanno perso il permesso di soggiorno e quindi anche la possibilità di avere un contratto di lavoro e di affitto. Oltre a inasprire il regime giuridico a cui sono sottoposte le persone immigrate, gli stessi decreti sicurezza hanno battuto ulteriormente la strada della criminalizzazione di chiunque osi alzare la testa – anche in questo caso con effetti più incisivi nei confronti degli immigrati la cui repressione passa anche dalle minacce di revoca del permesso e di espulsione.
I lavoratori e le lavoratrici immigrati, poi, sono una delle categorie che ha dovuto pagare il prezzo più alto della pandemia e delle politiche che hanno cercato di gestirla: innumerevoli ostacoli nell’accesso al sistema sanitario pubblico e ai bonus, in virtù della propria situazione giuridica; esposizione al rischio di contagio perché ammassati nei centri di accoglienza, nei centri per il rimpatrio (CPR) o nelle carceri, o perché costretti ad andare a lavorare, come facchini, braccianti, badanti e riders, magari senza contratto e passibili così anche di sanzioni. Anche la sanatoria varata dal governo si è rivelata totalmente (e prevedibilmente) fallimentare, in quanto moltissimi non hanno potuto accedervi a causa di criteri iper-restrittivi, mentre tanti altri da mesi attendono di sapere se la propria domanda è andata a buon fine o meno. Infine, nessuna garanzia di vaccinazione per chi non è iscritto al servizio sanitario nazionale.
Per questo il 12 aprile torneremo in strada con le rivendicazioni di chi, nonostante subisca le forme più pesanti di sfruttamento e segregazione, continua a lottare coraggiosamente:
– accesso alla residenza
– accesso alla cittadinanza, anche per chi è nato/a in Italia
– abolizione di tutti i decreti sicurezza
– fine degli abusi e dei lunghi tempi di attesa nelle questure,
– azzeramento dei costi dei permessi
– chiusura dei centri di detenzione (CPR) e fine dei rimpatri
– permesso di soggiorno europeo
Non si può più aspettare, documenti per tutt* e repressione per nessun*! Appuntamenti nelle città:
Torino h. 9.30 davanti all’Ufficio Immigrazione della Questura
Milano h. 11 davanti alla Prefettura
Modena h. 9 davanti alla Prefettura (Viale Martiri della libertà)
Napoli Piazza Matteotti (davanti alla Questura) h. 10
Viterbo h. 9 Piazza del Plebiscito (davanti alla Prefettura)
Taranto h 10 davanti la Prefettura (Via Anfiteatro)
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