No al pagamento di affitti, bollette e spese scolastiche
Prosegue da oltre una settimana la lotta dei lavoratori Fedex-TNT
di Piacenza, protagonisti nei giorni scorsi di scioperi e manifestazioni
in tutti i principali siti del colosso multinazionale americano. La
lotta prosegue purtroppo in mezzo al silenzio assordante delle
istituzioni.
Fedex-TNT ha fatto trapelare la voce di un possibile incontro,
alla presenza anche del fornitore, come da impegni assunti davanti alla
Prefettura di Piacenza, volto a trovare una soluzione per i lavoratori
coinvolti dalla ristrutturazione. Ma mentre i giorni trascorrono, è
sempre più concreta l’emergenza economica per le famiglie. I lavoratori
hanno quindi deciso collettivamente di non pagare l’affitto, le bollette
e le spese scolastiche per il prossimo mese, e chiedono al Comune di
Piacenza di intervenire con aiuti e integrazioni al reddito a
riguardo. Questi lavoratori per venticinque anni hanno contribuito alla
fiscalità generale nella provincia di Piacenza, versando tasse e
contributi per cifre da capogiro, Ora si trovano di punto in bianco scaricati dall’azienda.
Il S.I.Cobas è impegnato
in scioperi su tutto il territorio nazionale contro Fedex-TNT per
chiedere la riapertura del sito di Piacenza, come verificabile dalla
stampa nazionale. Ciò nonostante l’ingiusto attacco politico ai
lavoratori da parte della multinazionale portato avanti in cooperazione
con alcune forze politiche e sindacali da sempre assenti nello scenario
della logistica piacentina ma che oggi tengono a voler mettere parola
sulla situazione. Come ha sostenuto il vescovo Cevolotto, la situazione
dei lavoratori Fedex-TNT richiede il massimo sforzo per prevenire un
ulteriore aggravamento della crisi sociale in atto. Sottolineiamo a
riguardo che il nostro sforzo non si esaurirà fino al raggiungimento
dell’obiettivo, poiché solo con la lotta, e non con i comunicati stampa
di talune forze politiche, si potrà risolvere il problema.
La chiusura del sito piacentino è stata ragionata con l’esplicito
intento di attaccare i lavoratori più sindacalizzati e più onerosi come
costo del lavoro, rimpiazzandoli con migliaia di lavoratori
somministrati in tutta Italia con l’aiuto di alcuni sindacati che
vorrebbero sorvolare su questo dato oggettivo vantando una manciata di
internalizzazioni come contrappeso. Proprio per questo, non possiamo
permettere lo sfondamento di questa visione del mercato del lavoro
italiano che riporterebbe le lancette dell’orologio indietro di dieci
anni, ai tempi dello sfruttamento più barbaro.
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