Bloccato il turno di domenica notte per solidarietà con due compagni di lavoro cacciati alle 6 di mattina, dopo il terzo turno ‘perchè è scaduto il contratto’. Avvisati vigliaccamente all’ultimo minuto, due operai scelti perchè hanno in corso il rinnovo del permesso di soggiorno. Una rappresaglia a scoppio ritardato, per il riuscito sciopero del 29 gennaio, che ha fatto prendere coscienza ad una quarantina di lavoratori, di essere un pezzo di classe operaia. Che giovedì, in una bella e combattiva assemblea sul piazzale, si è schierata, unendo operai con il contratto ‘fisso’ a quelli a tempo determinato, per rispondere al padrone.
Un lavoro paziente quello alle spalle, per dare coraggio e prospettiva agli operai, per unire attorno ai primi iscritti il grosso del gruppo che lavora sulle linee, che fa il veloce e pesante lavoro di montaggio e smontaggio dei pezzi sulle barre che poi entrano nelle vasche di zincatura, a ritmi sostenuti per 6/7 giorni a settimana, in un reparto malsano che sa ‘di chimica’. Dure condizioni di lavoro, la base per il servizio di consegne urgenti, che l’azienda si vanta di fornire ai clienti, come pezzo forte.
Ma nella lotta cambia tutto, cresce la consapevolezza che ad essere amici dei capi non si salva nessuno, come ammettono gli operai. Che ti usano e ti scaricano, per loro non conti niente.
Serve rispetto, è il tempo di mettere da parte la paura, si muore una volta sola, faremo sacrifici,
tutti assieme andiamo avanti, fino a quando non rientrano Philip e Moumini.La maggior parte degli operai con più anni di servizio ha praticamente contribuito, nel corso del tempo, a rendere più efficiente il sistema di produzione e del magazzino, con l’entusiasmo di chi crede di essere dalla stessa parte e che verrà ricompensato. Contraddizioni largamente presenti tra gli operai. Ovviamente nulla di tutto ciò, solo aumento della produttività individuale e dello sfruttamento, paga bassa, livelli al di sotto del dovuto.
‘Loro’ ti fanno sentire inferiori, minimizzano sempre, ti fanno sentire inutile, ma anche con le macchine all’avanguardia e i materiali migliori, la forza dell’azienda siamo noi, quelli che fanno presenza da lunedì a domenica. Quando hanno provato a lavorare al nostro posto durante lo sciopero del 29, il giorno dopo sono arrivati in ritardo piegati dalla fatica. Fermiamoci tutti e vediamo, per loro sono importanti i soldi, tocchiamoli sui soldi, noi perdiamo 70 euro, loro decine di migliaia, quando avranno le macchine ferme cambierà.
Come in molte altre aziende, anche qui la piaga del TIROCINIO, lo sfruttamento dei lavoratori richiedenti asilo, in un turn over senza fine, avviati alla fabbrica dal Comune di Milano, per un fantomatico progetto di inserimento, invece gettati sulle linee a far ordinario lavoro di produzione come tutti gli altri, solo pagati 5/600 euro al mese per otto e più ore, anche sei giorni a settimana. Tenuti sotto il ricatto del permesso di soggiorno. Senza contratto niente documenti, senza documenti non puoi nemmeno andare a vedere la tua famiglia…
Un’assemblea liberatoria, quella di giovedì, che ha posto sul piano della lotta di classe, la soluzione dei problemi aperti in fabbrica.
Invitiamo ad ascoltare i brevi video con gli interventi in assemblea degli operai, disponibili a questo link
http://cobasperilsindacatodiclasse.blogspot.com/2021/04/alla-gaser-con-lo-slai-cobas-si.html
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