martedì 6 aprile 2021

pc 6 aprile - Draghi in Libia: con questo governo la borghesia imperialista italiana ritorna alla "quarta sponda" di fascista memoria - pc




La borghesia imperialista italiana, con Draghi, cerca un nuovo protagonismo a livello internazionale in collusione/contesa con gli altri paesi imperialisti per una via d'uscita dalla crisi economica e dalla pandemia.

La prima visita all'estero di Draghi è oggi in Libia dove cerca di ristabilire l'autorità e il peso politico/economico sull'ex colonia, la "quarta sponda" libica com'è già stata con il fascismo storico.

Sponda strategica dal punto di vista degli interessi dell'imperialismo italiano che fa leva sulla "pacificazione" ONU/NATO/UE per recuperare il terreno perduto a vantaggio di Turchia e Russia.

La visita in Libia di Descalzi (ENI) e Di Maio ha preparato il terreno che intende occupare il nuovo presidente del consiglio rendendo marginale il ruolo del Ministro degli Esteri.

E' un “momento unico per riallacciare i rapporti tra i due paesi” e si riparte dall'l’Accordo di amicizia del 2008 tra Berlusconi e Gheddafi, prima delle bombe NATO, le premesse di quello che si verrà a potenziare in funzione antimmigrati con il Memorandum del 2017.

I respingimenti degli immigrati costituiscono il principale interesse di Italia ed UE. Non è un caso che mentre Draghi è in Libia, la presidente della Commissione UE è andata in Turchia, confermare il ruolo della Libia e della Turchia a cui l'UE ha esternalizzato i respingimenti antimmigrati.

“Sul piano dell’immigrazione noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa nei salvataggi", ha dichiarato Draghi, e questo è il senso della sua visita, una soddisfazione per la "sicurezza" dell'Italia imperialista ottenuta coi finanziamenti agli aguzzini, ai lager, con la negazione dei visti, con il controllo delle frontiere, dissuasione attraverso massacri in mare e respingimenti. Accuse che ha fatto persino il comitato Onu per i diritti umani del 29 gennaio 2021, che ha condannato l'Italia per non avere agito tempestivamente in relazione ad un evento Sar verificatosi al di fuori delle acque territoriali italiane, 

Stamattina nelle stesse ore della visita di Draghi al governo libico, la protesta dei rifugiati sudanesi

Menzogne, provocazioni, offesa alla dignità delle persone immigrate quando Draghi afferma: "l'Italia è uno dei pochi paesi che tiene attivi i corridoi umanitari". Ma dove?

Per l’addestramento e il sostegno alla guardia costiera libica lo stanziamento di fondi è passato dai 3,6 milioni di euro nel 2017 ai dieci milioni previsti nel 2020. 

Dal 2017 l’Italia ha ricevuto dall’Unione europea, tramite l’Eu emergency trust fund Africa (Eutf, un fondo fiduciario per l’Africa), 87 milioni di euro che sono stati gestiti dal ministero dell’interno e 22 milioni gestiti dal ministero degli esteri, in particolare dall’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo.

L’Italia ha attive in Libia quattro missioni militari: la missione bilaterale di supporto alla Libia, il supporto alla guardia costiera libica, Unsmil (la missione dell’Onu in Libia) ed Eubam (la missione dell’Unione europea per il controllo delle frontiere). Inoltre è presente nel Mediterraneo centrale con le operazioni marittime Mare sicuro della marina militare, con la missione europea Eunavfor Med Irini e con la missione Nato Seaguardian. Dal 2017 Roma ha speso in Libia un totale di 784,3 milioni di euro, di cui 213,9 in missioni militari. Nel complesso i fondi sono aumentati di anno in anno con il doppio obiettivo di fermare l’arrivo di migranti e di accrescere l’influenza italiana nell’ex colonia nel caos dal 2011, dopo la caduta dell’ex dittatore Muammar Gheddafi.

“C’è la volontà di riportare l’interscambio culturale ed economico con la Libia ai livelli di 5-6-7-8 anni fa. E la nostra conversazione di oggi mi assicura che addirittura si vuole superare quel livello: si vuole fare di questa partnership una guida per il futuro nella piena sovranità della Libia” ha spiegato Draghi.

Questo nuovo governo fantoccio imposto dall'ONU/USA garantisce anche all'Italia imperialista ( e all'ENI) i profitti  riapertura del settore energetico (la “sicurezza dei siti è indubbiamente un requisito essenziale per poter procedere con la collaborazione”, ha detto Draghi).

“C’è la volontà di riportare l’interscambio culturale ed economico con la Libia ai livelli di 5-6-7-8 anni fa. E la nostra conversazione di oggi mi assicura che addirittura si vuole superare quel livello: si vuole fare di questa partnership una guida per il futuro nella piena sovranità della Libia” ha spiegato Draghi.

Energia

accordo quadro di lungo termine che prevederebbe la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili nel Fezzan. Anche qui un ruolo centrale lo giocherà il gruppo Eni, primo produttore di gas in Libia e principale fornitore di gas al mercato locale. I progetti nelle rinnovabili nell'economia circolare e nella formazione sono molti e sono stati discussi il 21 marzo tra il premier Dbeibah e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.

Autostrada della pace, Aeroporto di Tripoli  (la delegazione di Enav, guidata dall'Amministratore Delegato Paolo Simioni: "La Libia per Enav rappresenta un Paese strategico. Quasi tutti i collegamenti tra l’Europa e l’Africa equatoriale  passano sulla Libia e sull’Italia")

Sanità

Nel settore sanitario verrà con ogni probabilità firmato oggi un accordo tra autorità italiane e libiche. C'è il coordinamento per la lotta alla pandemia ma anche l'ammodernamento del sistema ospedaliero (a Misurata resta ancora operativo un ospedale da campo militare). L'Italia ha inviato in Libia diverse forniture sanitarie (mascherine, protezioni per personale sanitario Covid, respiratori e medicine per l'emergenza virus) alla Libia, un Paese dove il Sars-CoV-2 (varianti incluse) sembra circolare senza controllo.

Il tutto condito con la solita propaganda che restaura passato coloniale fascista

L’influenza italiana nel paese nordafricano passa anche dall’aspetto culturale: non è un caso se pochi mesi fa a Tripoli è stata presa la decisione di insegnare la lingua italiana - quella dei colonizzatori dell'Italia fascista - nelle scuole.

In particolare viene restaurato ciò che resta dell’architettura italiana a Tripoli. 

pc



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