L’Italia si appresta a partecipare con le proprie portaerei a missioni Nato “sotto comando Usa in distanti teatri bellici.” secondo un articolo del Manifesto del 19 gennaio dal titolo “Per il riarmo la Nato si fa Banca”,
Ma per fare questo servono più soldi, e alle spese già in
corso: “La portaerei Cavour è costata 1,3 miliardi di euro; i 15 F-35B per la
Marina costano 1,7 miliardi.” che si aggiungono alle “spese operative: un
giorno di navigazione della Cavour costa oltre 200 mila euro e un’ora di volo
di un F-35 oltre 40 mila euro. Gli altri 15 F-35B acquistati dall’Italia vanno
all’Aeronautica, insieme a 60 F-35A a capacità nucleare.” si aggiungono anche
quelle previste per la portaerei “Trieste, che dovrà imbarcare un numero di
caccia F-35B maggiore di quello della Cavour: essi dovranno essere acquistati
con un costo complessivo ancora più alto.”
“Per dotarsi di questi e altri armamenti, l’Italia deve
accrescere la spesa militare: i 26 miliardi di euro annui non bastano più,
occorre passare ad almeno 36 miliardi annui come stabilito dalla Nato e
ribadito dal neopresidente democratico Joe Biden.”
E per “trovare” più soldi, a quanto pare, si sono messi a
“lavorare” i cervelloni dei centri studi, come il “Center for American
Progress”, Centro per il Progresso Americano (per gli imperialisti di tutto il
mondo questo è il progresso!) che avrebbe partorito l’idea che “la Nato crei
una propria banca per risolvere il «gap finanziario».” Questa banca farebbe
prestiti ai Paesi della Nato per armarsi ancora di più, prestiti da ripagare
con gli interessi e quindi aumento del debito pubblico che si scarica sulle
masse popolari!
Le scuse per questo riarmo non mancano di certo: da quella
oramai vecchia di tanti anni “in primo luogo per «difendere l’Europa dalla
aggressione russa».”!!! a quella più seria e più “moderna” della necessità di
fare la concorrenza alla Cina, che con i prestiti delle sue banche, sta “conquistando”,
legandoli a sé dal punto di vista finanziario, molti paesi in giro per il
mondo.
Concorrenza in campo economico, concorrenza in campo militare: ciò che infine risulta da queste manovre è che l’imperialismo è guerra!
Per il riarmo la Nato si fa Banca
Manlio Dinucci, 19.01.2021
caccia F-35B a decollo corto e atterraggio verticale, sta per salpare verso gli Stati uniti.
Lo ha annunciato l’attaché navale presso l’Ambasciata italiana a Washington, precisando che dalla
metà di febbraio la portaerei sarà dispiegata nella base a Norfolk, in Virginia, per ottenere la
qualifica che le permetterà di partecipare a «operazioni congiunte» con la Marina e il Corpo dei marines degli Stati uniti.
Si prepara così la partecipazione della nave ammiraglia della Marina italiana a missioni Nato sotto
comando Usa in distanti teatri bellici.
Tutto ciò costa, sia in termini politici legando sempre più l’Italia alla strategia di guerra Usa/Nato,
sia in termini economici.
La portaerei Cavour è costata 1,3 miliardi di euro; i 15 F-35B per la Marina costano 1,7 miliardi. Si
aggiungono le spese operative: un giorno di navigazione della Cavour costa oltre 200 mila euro e
un’ora di volo di un F-35 oltre 40 mila euro. Gli altri 15 F-35B acquistati dall’Italia vanno
all’Aeronautica, insieme a 60 F-35A a capacità nucleare.
C’è però un problema: nel 2019 è stata varata un’altra portaerei, la Trieste, che dovrà imbarcare un
numero di caccia F-35B maggiore di quello della Cavour: essi dovranno essere acquistati con un
costo complessivo ancora più alto.
Per dotarsi di questi e altri armamenti, l’Italia deve accrescere la spesa militare: i 26 miliardi di euro
annui non bastano più, occorre passare ad almeno 36 miliardi annui come stabilito dalla Nato e
ribadito dal neopresidente democratico Joe Biden.
Ma dove trovare i soldi in una situazione di crisi come quella attuale?
Ed ecco l’idea geniale, partorita dal Center for American Progress, uno dei più influenti think tank di
Washington legato al Partito democratico: la Nato crei una propria banca per risolvere il «gap
finanziario». In altre parole, una volta istituita la banca, i paesi dell’Alleanza che non hanno i fondi
per accrescere la spesa militare al livello richiesto, li possono ricevere in prestito dalla stessa Nato
attraverso la nuova istituzione finanziaria.
Nessun problema, quindi, per l’Italia: se non ha i 10 miliardi di euro da aggiungere ogni anno alla
propria spesa militare, glieli presta la Banca Nato a un non precisato tasso di interesse.
L’Italia, però, accumulerebbe in tal modo un nuovo, crescente debito estero con un organismo
controllato dagli Stati uniti, che detengono il comando della Nato.
Nel presentare il progetto, il think tank sottolinea che immediatamente «l’amministrazione Biden
dovrà ripristinare l’impegno dell’America nei confronti della Nato e spingere l’Alleanza a
rafforzarsi», in primo luogo per «difendere l’Europa dalla aggressione russa».
Da qui la necessità che «la Nato istituisca una propria banca per investire in capacità militari
fondamentali».
Tra queste sicuramente gli F-35 della statunitense Lockheed Martin che, con gli altri colossi
dell’industria bellica, sarebbe la principale beneficiaria della Banca Nato: ad esempio sarebbe la
banca a finanziare l’acquisto di altri F-35B per la Marina italiana, pagando alla Lockheed Martin
miliardi di dollari, che noi italiani dovremmo rimborsare con gli interessi sempre con denaro
pubblico.
Oltre a questa, vi sono altre funzioni che la Banca Nato dovrebbe svolgere. «Investire in
infrastrutture a duplice uso»: ponti che permettano in Europa il transito anche di pesanti mezzi
corazzati da Ovest ad Est e reti 5G per uso anche militare. Fornire a paesi e regioni «una alternativa
rispetto a quella di rivolgersi a banche di rivali della Nato, come Cina e Russia».
La Banca Nato avrebbe, in generale, la funzione di «accrescere la capacità dell’Alleanza di
affrontare le sfide finanziarie del conflitto», poiché «qualsiasi significativo sforzo militare dipende
dalla capacità economica e finanziaria».
Chiaro è il messaggio agli alleati europei: «Il finanziamento dell’Alleanza non può essere solo
responsabilità americana, deve essere una responsabilità condivisa».
Questo, nelle linee essenziali, è il progetto della Banca Nato che, prima di essere presentato dal
think tank di Washington, è stato vagliato da politici che andranno a ricoprire importanti incarichi nell’amministrazione Biden.
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