sabato 30 gennaio 2021

pc 30 gennaio - Speciale Tunisia - 3 - Tunisia: cronache dai compagni in Tunisia

Tunisi 26 Gennaio: Voto di fiducia per il rimpasto di governo, parlamento assediato dai giovani dei quartieri popolari e dei movimenti d’opposizione, cariche e arresti.

Il 26 gennaio, data simbolo per il movimento d’opposizione dato che ricorre l’anniversario della rivolta del 1978, in concomitanza con una plenaria del parlamento per votare la fiducia ad un rimpasto di governo, il movimento d’opposizione che da oltre 10 giorni riempie le piazze del paese ha indetto una manifestazione con concentramento nel quartiere proletario di Ettadhamen, teatro di rivolte in queste notti, in direzione del Bardo, quartiere dove ha sede il parlamento. Contemporaneamente un sit-in è stato indetto proprio di fronte al parlamento. Il corteo formato principalmente da giovani e abitanti dei quartieri proletari limitrofi di Ettadhamen e Mnhila avrebbe dovuto congiungersi con il sit-in davanti il parlamento a prevalenza studentesca e dei giovani attivi nei quartieri centrali della capitale.

Ciò ha rappresentato il primo tentativo cosciente di fondere i due momenti del movimento di protesta antigovernativo di questi giorni: quello di massa e proletario della periferia, non solo cittadina ma

dell’intero paese, delle regioni più emarginate, e quello dei giovani dell’opposizione militante e inquadrati in partiti e organizzazioni della sinistra rivoluzionaria e studentesca.

Ancora una volta il governo Mechichi ha risposto con la repressione: ogni singola via conducente alla piazza di fronte il parlamento è stata transennata e presidiata da centinaia di poliziotti e decine di mezzi blindati, anche gli accessi al quartiere nel raggio di due kilometri sono stati chiusi e presidiati da mezzi muniti di cannoni ad acqua, addirittura anche dall’interno del parlamento alcuni deputati socialdemocratici nonché un liberale di un partito della coalizione di governo hanno espresso le loro lagnanze per una seduta tenuta in una “parlamento trasformato in caserma assediata”.

Ma il ministero degli interni ha puntato gran parte delle forze su un incrocio lungo la superstrada di 4 km che collega Ettadhamen al Bardo che è stato pesantemente presidiato con l’obiettivo di non fare uscire il corteo dai confini del quartiere e di non fargli raggiungere i giovani davanti al parlamento.

Nonostante la grande partecipazione sia al corteo che al sit-in, l’enorme dispiegamento di uomini è riuscito a bloccare il corteo, non senza un’accesa contrapposizione, mentre al Bardo i giovani che hanno provato a sfondare il cordone di polizia per raggiungere la piazza del parlamento, 50 metri più avanti, anche questa volta sono stati caricati e presi di mira con gas lacrimogeni.

La giornata di mobilitazione si è però conclusa nel cuore della capitale: infatti alcuni dei manifestanti sia dal corteo che dal sit-in hanno raggiunto a piccoli gruppi il centro dove si sono riassemblati a poche centinaia di metri dall’Avenue Bourguiba ma anche qui la presenza ingente di forze di polizia ha respinto e disperso i giovani.

Nella stessa giornata intanto la cittadina di Sbeitla a 250 km dalla capitale si svolgeva il funerale del giovane Haykel Rahchdi morto dopo essere stato centrato in pieno volto da un lacrimogeno sparato dalla polizia, il funerale è stato attaccato con cariche e lacrimogeni riaccendendo la rivolta in città per tutta la giornata e fino a tarda notte.

La giornata del 26 gennaio ha mostrato nel suo complesso giornata una forte determinazione da parte dei giovani tunisini, spesso adolescenti e che non hanno fatto esperienza della Rivolta del 2010-2011, di riprendersi le piazze, di non arretrare o spaventarsi davanti alle intimidazioni poliziesche esprimendo la volontà di far cadere il sistema ovvero il governo e le opposizioni reazionarie ad esso. I loro slogan pieni di rabbia e anelanti al riscatto sociale e alla libertà mostrano ancora una volta che nella Tunisia post-Rivolta la restaurazione di un regime poliziesco sotto forma di democrazia parlamentare è in corso, chi ancora parla di “transizione democratica” in buona fede dovrebbe “andare a scuola dalle masse”.

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