Dall'Editoriale del n. di novembre del giornale proletari comunistiRichiederlo a pcro.red@gmail.com
La cosiddetta “seconda ondata” in Italia è parte della diffusione del coronavirus nel mondo.... La classifica mondiale di contagi e morti non cambia, con Stati Uniti, India, Brasile sul “podio”, ma nelle ultime settimane l'epicentro si è spostato in Europa, con in testa Francia, Spagna, Gran Bretagna, cui seguono Italia e Germania, ma in Italia il totale dei morti è di più di Francia e Spagna.
In questa situazione per i comunisti restano centrali tre cose, tra di esse complementari e in un ordine variabile.
Primo, spiegare ai proletari e alle masse popolari che la pandemia è la manifestazione estrema del sistema capitalista e imperialista in cui viviamo e che non ce ne potremo realmente liberare se non lottando, rovesciando questo sistema.
Da questo punto di vista non siamo “tutti nella stessa barca” e il governo, qualsiasi governo, non tutela la salute pubblica, ma la continuità del sistema in cui viviamo che ha prodotto il disastro della salute pubblica.
Terzo, per questo è centrale difendere le condizioni di vita, di lavoro dei proletari e della masse popolari non con il governo e i padroni, ma contro il governo e i padroni...
Questo vuol dire, quindi, oggi intensificare la lotta, l'organizzazione dei proletari e delle masse popolari per difenderne le condizioni e trasformare questa difesa “economica” in lotta politica fino alla seconda trasformazione, la lotta rivoluzionaria per il potere proletario.
E' evidente che i padroni vogliono le fabbriche aperte per sfruttare i lavoratori mettendo a rischio la loro vita e continuando ad accumulare profitti; rigettano una tassa patrimoniale perchè le loro ricchezze non si devono toccare, mentre proletari e masse si impoveriscono, oltre che morire si trovano senza lavoro, con salari tagliati e senza futuro; gli studenti si vedono negare il diritto allo studio e fasce intere di popolazione perdono perfino le attività che ne permettevano la sopravvivenza.
E' giusto quindi ribellarsi, organizzarsi e lottare. Con le dovute misure sanitarie indispensabili, non possiamo accettare di essere rinchiusi in casa, né possiamo accettare di lavorare in ogni condizione. La ribellione dei proletari e delle masse popolari è e deve essere autonoma dai lamenti dei commercianti e bottegai, spesso e volentieri sfruttatori di manodopera a nero, che vogliono solo che i loro affari vadano bene e che il governo li rimborsi “pronta cassa” di quello che stanno perdendo. In questo senso le mobilitazioni di questi settori anche se sono contro il governo sono mobilitazioni di destra, in sintonia con l'opposizione di destra e ben contente della presenza dei fascisti e negazionisti nelle loro fila...
La ribellione dei proletari e delle masse non è una ribellione anarchica contro un generico Stato, per un'altrettanta generica “libertà”. E' una ribellione che chiede un altro Stato, un altro governo che le rappresenti, fino ad un loro Stato, un loro governo che organizzi in forme determinate la lotta alle pandemie, senza la scimmia addosso del capitalismo e delle sue leggi.
Organizzare la ribellione, trasformarla in rivoluzione! E' necessario e possibile, E la pandemia non deve essere considerata un ostacolo ma una opportunità.
Servono il sindacato di classe, i comitati popolari, serve che tutti questi organismi e queste lotte siano unite in un fronte comune contro i padroni e il governo – a questo serve il Patto d'azione che ha fatto i suoi primi timidi passi. Serve, però, rispondere ed attrezzarsi contro lo Stato che trasforma l'emergenza sanitaria in repressione e che vuole impedire l'esercizio delle libertà di sciopero, di manifestazione, che vuole imporre un coprifuoco fondato più che su emergenze sanitarie sullo stato di polizia e la militarizzazione.
Opporsi, ribellarsi a tutto questo è giusto se il fine è conquistare risultati per gli operai e le masse popolari, opporre soluzioni migliori al contenimento della pandemia, a partire dall'emergenza sanitaria che richiede qui ed ora più medici, più infermieri, più ospedali che producano il risultato pratico di più tamponi, più prevenzione, più cure per contenere malattia e morte.
Quest'autunno, in cui paghiamo la crisi e la pandemia sulla nostra pelle è frutto di un lungo inverno, dominato dall'affermazione senza limiti del capitalismo e delle leggi della dittatura dei padroni. Un lungo inverno fatto di partiti politici divenuti caste affaristiche e corrotte che si sono ingrassate sulla pelle delle masse sfruttate; un lungo inverno in cui è stato propagandato il razzismo, sono stati ritirati fuori dalle fogne i fascisti, sono stati cancellati diritti e conquiste in materia di salari, lavoro, sanità pubblica, scuola pubblica, conquistati con la straordinaria stagione del '68, dell'Autunno caldo, conquistati con una lotta vera in cui gli operai, gli studenti, le masse hanno messo in discussione il sistema, hanno visto all'orizzonte un altro potere, un'altra società, un altro modo di vivere. Questa straordinaria stagione è stata schiacciata dal tallone di ferro del capitale e del suo Stato, ma anche dalle sue debolezze interne, in materia di organizzazione politica, coscienza di classe, forme della lotta armata rivoluzionaria.
Per uscire dalla pandemia e dalla crisi dobbiamo uscire da questo lungo inverno. Non c'è altra strada, non c'è altra soluzione. Ne va della nostra vita, intesa a 360°, e del presente e futuro delle nuove generazioni proletarie e popolari che non possono oggi essere rinchiuse in casa in una inaccettabile reclusione forzata e uscire poi in un mondo ancora peggiore.
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