proletari comunisti e la redazione della rivista marxista-leninista-maoista 'La Nuova Bandiera' hanno dovuto sospendere la realizzazione di un secondo convegno nazionale dopo quello del dicembre 2019, a causa dell'impossibilità di viaggiare per le norme anti Covid. Ma nella dichiarazione in occasione di quella sospensione, che di seguito riportiamo, abbiamo spiegato come questo lavoro sarebbe continuato nei mesi a venire.
Questo cammino riprende in una data simbolica come quella del 12 dicembre e nelle forme possibili oggi con l'iniziativa di Milano che invitiamo tutti i compagni della zona a seguire in via diretta o in via telematica
Siamo stati costretti a sospendere il convegno che avevamo organizzato per il 7 e 8 novembre perché le misure contenute nel decreto del presidente del consiglio impedivano il viaggio dei compagni provenienti da diverse città.
Questo oggi è stato l’impedimento, ma dovremo abituarci a convivere con questi provvedimenti e con questi impedimenti. La pandemia che attraversa il nostro paese e tutto il mondo, originata dal modo di produzione capitalista nella sua fase imperialista, non solo è tuttora in piena esplosione, e nel nostro paese siamo di fronte alla cosiddetta “seconda ondata”, ma è un compagno di strada che ci accompagnerà per un periodo indeterminato. Quindi, non possiamo pensare che i ritmi del nostro lavoro di comunisti debba essere condizionato da uno stato di cose che ha il carattere di durare per un periodo indefinito, permanente.
Noi per primi dobbiamo imparare a lavorare in ogni condizione e, quindi, quando organizziamo in evento simile, dobbiamo avere un piano B, che non è certo quello di tenerlo per via telematica ma
richiederà misure organizzative, tecniche perché si possono fare comunque: dal cambiamento di sede, all'organizzazione, comunque, dei viaggi con le necessarie giustificazioni.In questo senso questa fase è istruttiva, perché noi impariamo a fare le cose facendole, serve costruire questo tipo di incontri in una maniera che comunque ci permetta di tenerli. Non posso saltare per un decreto governativo. Non terremo questo convegno per via telematica perché, come è stato per il primo, noi consideriamo la presenza la forma organizzata del dibattito, del confronto tra compagni. Il nostro problema non riguarda una ricerca storica, un ricordo celebrativo del 68 69 e dei successivi anni 70, a 50 anni di distanza.
Non siamo impegnati in un forum ma una riflessione militante che ha l’obiettivo di trarne delle lezioni che possano servire per l’oggi, servire, come dicevamo nel manifesto che annunciava l’appuntamento, la lotta e l’organizzazione rivoluzionaria e comunista odierne.
D’altra parte, la composizione della presenza in eventi di questo genere, è parte del lavoro stesso. Non si tratta di convegni aperti a tutti, non perché siano chiusi o clandestini, ma perché costruiamo il convegno attraverso una presenza che interloquisca con l'obiettivo di esso, e quindi una presenza selezionata di compagni che riconoscono in questo pezzo della nostra storia una tappa fondamentale che ci permette di costruire ciò che serve all'oggi.
In questo senso, questo convegno non è rinviato ma sostanzialmente annullato, in questa forma. Lavoreremo nelle prossime settimane perché appuntamenti di questo genere si possano fare, sia in condizioni, che tutti ci auguriamo, in cui il penso della pandemia sia stato ridimensionato, sia in condizioni in cui, invece, questo evento caratterizzi il modo di lavorare di noi comunisti.
Avevamo organizzato il convegno per il 7 novembre perché è anche l'anniversario della rivoluzione d'ottobre, che è stato un faro ordinario in generale per il movimento comunista internazionale per il movimento nel nostro paese ed è, in sostanza, l'obiettivo che il diffuso movimento rivoluzionario del biennio rosso 68 69 si poneva, certo aggiornato ai tempi correnti, certo diciamo innervato del contributo rivoluzionario della grande rivoluzione culturale proletaria e dell’insieme dell'esperienza della lotta di classe a livello nazionale e internazionale. Ma l'obiettivo che quel biennio rosso aveva era la rivoluzione proletaria e socialista e in questo senso il riferimento alla rivoluzione che aveva aperto della grandiosa fase storica era essenziale.
Quindi il nostro modo di guardare alla rivoluzione d'ottobre non è, in un certo senso, diverso da come noi guardiamo al biennio rosso, che abbiamo trattato nel primo convegno. In questo secondo convegno avevamo due obiettivi: da un lato presentare gli atti del primo, cioè rimettere alla discussione compagni gli atti che ora sono contenuti in una rivista, La Nuova Bandiera, che è una rivista MLM e ne costituiscono una sezione fondamentale. Non aveva senso ridurli è un generico documento o dossier né tanto meno andavano separati dal quadro generale di riflessione in cui si inseriscono e di cui la rivista La Nuova Bandiera è espressione, dal nostro punto di vista di proletari comuisti.
In questo numero della rivista son stati raccolti sono stati raccolti gli interventi che tutti i compagni hanno fatto in quel primo convegno, del dicembre scorso. Furono due giorni ricchi, intensi e, in una certa misura, assai proficui. Anche allora partimmo da una rappresentazione di quelle che erano state le vicende, un racconto con immagini e raccolta di dati e fatti. I fatti in quel quell'autunno hanno parlato forse anche più delle parole. La rivista riprende pressoché integralmente quegli interventi e quelli elementi di cronaca storica che servivano alla tesi.
A questa rappresentazione seguì l’interpretazione di diversi compagni, un numero distretto, per quando sia durato due giorni, il il tipo di interventi al convegno, abbastanza lunghi, abbastanza articolati, impediva che ci fosse un numero maggiore di compagni. In particolare, sono stati operai, lavoratori, quelli che sono intervenuti. Prima di tutto lavoratori attivi in quell’epoca in particolare, che avevano un ruolo allora e continuano ad averlo. Ad esempio il compagno Michele Michelino, all’epoca operaio della Pirelli nell'autunno caldo e ancora oggi e attivo nel movimento operaio e nei suoi organismi di lotta con un ruolo di primo piano.
Intervennero poi operai del Nord come del Sud, lavoratori, lavoratrici, operai di fabbrica e della logistica, militanti di lunga data che si entrati nella vita politica in quel periodo, come sono una parte significativa dei militanti di proletari comunisti.
Intervennero compagni intellettuali, come il professor Di Marco che nei sui interventi ha messo a fuoco la questione dell'operaismo in termini di teoria, storia, esperienza concreta, elementi di valutazione su cui il convegno si è espresso.
Intervennero infine compagni che in qualche misura fanno riferimento all’insieme della storia degli anni 70, compresa la sua pagina significativa rappresentata dai compagni che svilupparono in quegli anni la lotta armata. Alcuni sono stati interventi in presenza, altri interventi scritti.
Tutti questi interventi sono raccolti nel numero della rivista che abbiamo approntato e che col convegno previsto noi avremmo restituito ai compagni perché la riflessione continuasse con l'intenzione di farne non tanto lezioni da applicare meccanicamente alla realtà odierna - questo è chiaramente impossibile sotto certi aspetti perché diverso è lo scenario in cui lavoriamo - ma piuttosto per valorizzare l'enorme contributo che ha dato proprio su come indirizzare la lotta operaia, allora come oggi.
Le piattaforme, le forme di lotta nelle fabbriche, la capacità della classe di raccogliere intorno a sé tutto ciò che c'era di opposizione e di rivoluzionario nella società, la sua capacità di reggere allo sconto e alla repressione padronale e rilanciare, facendolo crescere, il movimento, L'intreccio tra le rivendicazioni operaie e le rivendicazioni politiche, la prospettiva del potere operaio della rivoluzione. Sono questioni attuali ieri come oggi, anzi oggi più che mai perché oggi una parte più molto più ristretta ma sicuramente la più avanzata dell'attuale movimento proletario guarda a quegli eventi, è animata dalla stessa intenzione di sviluppare con forza la lotta economica e di trasformarla in lotta politica e mantenere ben salda la volontà di una insurrezione proletaria, di una rivoluzione socialista, di una guerra di classe che oggi come allora, ci faccia uscire dal modo di produzione capitalista, dalla sua fase imperialista che anche in questi giorni mostra la sua putrescenza parassitaria ma soprattutto il suo carattere di barbarie. Sì che si propone l'alternativa socialismo o barbarie, che è la vera alternativa che anche oggi dobbiamo vedere.
La rivista esce materialmente per essere consegnata nelle mani dei compagni e diventare uno strumento, nella sua rilettura, di sviluppo in avanti della discussione e troveremo le forme e i modi per svilupparne sia la presentazione, che è cosa diversa dal convegno, sia la diffusione e distribuzione. Circa la distribuzione occorre dire che la rivista non è per intellettuali, anche ci auguriamo che molti compagni che possiamo definire intellettuali se ne interessino,la leggano e ci diano in futuro un loro contributo, è piuttosto una rivista militante, numeri importanti di essa, vedi quello dedicato anni fa alla rivolta di Melfi, sono stati diffusi a fabbrica per fabbrica. Non in tantissime ma sicuramente un numero rilevante: alla Fiat SATA all’allora Ilva, alle fabbriche di Bergamo, a Torino e i altre realtà in Italia. È stata diffusa in forma militante perché non ci interessava che rimanesse nel circuito chiuso e purtroppo ristretto dei compagni ma si misurasse con le avanguardie operaie che hanno oggi una dimensione politica, ideologica e pratica differente dall’epoca ma che comunque abbiamo cercato di coinvolgere in una riflessione e così continueremo a fare.
La rivista La Nuova Bandiera è stata oggetto di una operazione repressiva da parte dello Stato borghese all'epoca della distribuzione del numero dedicato ai 21 giorni del Fiat Sata. Fummo oggetto di un tentativo di cancellazione, sia della rivista, sia dei compagni della l'avevano costruita sia dei compagni che vi avevano prestato attenzione un operazione. Un’operazione repressiva che toccò tutte le sedi dove operavano i compagni di proletari comunisti e dello slai Cobas. Chi ci ascolta e ci conosce sa che la maggior parte dei compagni di proletari comunisti sono attiva nelle lotte sindacali e sociali attraverso la presenza nello SlaiCobas per il sindacato di classe. Tutte le sedi furono perquisite tutti i compagni furono incriminati, si disse che la rivista servizio di un progetto di guerra, classe che per loro era identificato col terrorismo, si usavano le parole scritte in quella di vista nel tentativo di criminalizzare anche l’attività quotidiana dei compagni che operavano nelle fabbriche. In quell’operazione repressiva si coinvolsero anche degli operai che avevano appena cominciato a interessarsi della rivista o avevano avuto una qualche forma di relazione, anche semplicemente attenzione nei confronti del lavoro fatto dalla rivista.
Dicevo questo per capire che questa rivista è la stessa di allora per l'obiettivo che ha e che è effettivamente quello di finalizzare la lotta di classe alla rivoluzione, intervenire nella lotta reale per elevare la coscienza è rappresentare una rottura, una deviazione dal quotidiano per indirizzarlo verso la soluzione dei problemi del partito, della rivoluzione del cambiamento radicale della condizione operaia dello stato delle cose per le masse popolari. Questo convegno aveva lo stesso scopo, in questo senso l'habitat del numero della rivista La Nuova Bandiera ad esso dedicato è l'habitat giusto.
Nella rivista che le facciamo riferimento non soltanto gli eventi, come questo tanti altre pubblicazioni fanno, ma all’intreccio particolare che si idealizzò in quegli eventi tra le teorie e e politiche dei gruppi rivoluzionari, abbiamo preso in considerazione fondamentalmente i gruppi di ispirazione operaista, che ebbero in quel biennio un ruolo significativo, e l'azione dei marxisti-leninisti-maoisti e delle loro formazioni, in particolare l’Unione dei Comunisti Italiani, servire il popolo, come parte di quello universo di organizzazioni e di compagni che facevano riferimento al marxismo-leninismo e alla rivoluzione culturale, al pensiero di Mao, quello che noi oggi chiamiamo Maoismo. La contiene gli interventi che sono stati materialmente fatti al convegno che vi si sono aggiunti durante il convegno e anche dopo e tutta la relazione che riguardava i marxisti-leninisti-maoisti che per l’economia dei due giorno del convegno non riuscimmo a fare in forma compiuta. Si questo su questo saremmo ritornati in questo convegno e la rivista è lo strumento principe per partire per lo meno dalle cose dette.
Ma in questo secondo convegno di l'obiettivo non era soltanto questo, in questo incontro di riflessione avremmo incominciato ad affrontare la questione della formazione politica che trasse dagli elementi di sviluppo del movimento di quel biennio la scelta di sviluppare lalotta armata. Sarebbe stato opportunismo da parte nostra diciamo no abbeverarci alle fonti di quel biennio rosso senza che facessimo i conti, in senso positivo e negativo, con l'organizzazione, il fiore sbocciato da quei due anno. Qui il nostro scopo non era certo di esprimere esprimere giudizi, trarre bilanci del senno di poi, ma di distillare, dentro quella esperienza, gli elementi di teoria e ideologia politica e organizzazione che rappresentano comunque un passo inevitabile e sono stati prodotto non solo del lavoro dei compagni che ne sono stati protagonisti ma dell’insieme del movimento del 68-69, a livello nazionale e internazionale. Questo movimento è di tutti, non appartiene certo solo ai compagni che hanno prodotto quella esperienza ed è giusto tutti si misurino con la lezione storica di questa vicenda, non certo per trarne una parola definitiva ma per verificare qui e ora quello che serve e potrà servire.
Nel convegno che avremmo dovuto tenere a Milano il 7 e l’8 non era nostra intenzione dilungarci su questo ma piuttosto mettere sul tavolo le carte, costruire un sentire comune rispetto alle carte che potevano avere un ruolo di riferimento di questa esperienza. Pensiamo a L’ape e il Comunista, pensiamo a Politica e Rivoluzione, tracciò sul campo un primo bilancio di quella vicenda. Volevamo guardare anche a quei compagni che con pazienza, tenacia e abnegazione hanno continuato a riflettere e cercare la via negli anni immediatamente seguenti al periodo diciamo di sconfitta anche se la parola sconfitta sappiamo non piace a molti compagni né volevamo soffermarci sul concetto di sconfitta quanto su come si è cercato di riprendere quel cammino. Segnaliamo ad esempio il recente Il Lavoro della Talpa, che dobbiamo ad alcuni compagni che hanno fatto parte dell'ultima ultima rappresentazione organizzata di questo sforzo.
Nel convegno volevamo introdurre questo passaggio dal Biennio rosso al generale ciclo degli anni 70 e mettere i piedi nel piatto rispetto all'ingresso possente e significativo della lotta armata nel quadro di quel movimento. Teniamo conto che anche su questo in questo secondo convegno avremmo cominciato ad esporre non tanto la dinamica in senso stretto delle iniziative e azioni concrete che le forze presenti in quel movimento hanno prodotto ma piuttosto la traiettoria storica, ideologica e politica di queste forze. Per usare una formula, gli splendori e limiti dell'operaismo, splendori e limiti dei marxisti-leninisti-maoisti. Vorremmo che in qualche maniera queste cose si fissassero, cristallizzassero come sentire comune, come punto di partenza da cui sia possibile poi sia il dialogo, sia il processo necessario di rapporto tra teoria e riflessione e pratica e costruzione organizzata. Questo è il convegno che non abbiamo potuto fare ma che riteniamo oltremodo necessario, anzi indispensabile, perché a noi serve che, proprio oggi che siamo sicuramente in una situazione diversa e in un certo senso oscura, abbiamo bisogno di ritrovare la luce.
Il convegno dello scorso anno aveva il titolo Uscire dal Lungo Inverno per un Nuovo Autunno Caldo. Quando dicevamo autunno caldo non è che pensavamo ad all'autunno che si presentava immediatamente, anzi la nostra schietta opinione è che siamo ancora dentro il lungo inverno, anche in questo autunno in cui noi e tanti altri compagni cerchiamo nelle nostre forme organizzate, sindacali e politiche, di combattere padroni governo e Stato con le armi e gli strumenti che oggi abbiamo, facendo leva sulla linfa delle lotte che i proletari continuano a fornirci. Siamo ancora dentro quel lungo inverno e l'autunno caldo non è questo ne ha già una data. È un cammino, un percorso a cui dobbiamo dare il meglio di noi.
In questo senso, il dibattito che avremmo voluto introdurre in questo secondo convegno ha a che fare con l’intero ciclo degli anni 70, che per l’operaismo possiamo genericamente collocare fino al 77, quando avviene un cambio di natura di queste organizzazioni e forze in una direzione che per alcuni è positiva per altri, come noi, è negativa. Lo stesso vale per i MLM, di cui alcuni che ne erano stati protagonisti già nei primi anni degli anni 70 avevano consumato il loro percorso e avevano mostrato fino in fondo i limiti storici, politici, ideologici del loro cammino ma proprio nel ciclo completo degli anni 70 si arriva al loro scioglimento o sparizione e, quindi, guardandoli dal punto di vista degli anni 70 possiamo vederne meglio la traiettoria nel suo insieme.
Quando diciamo tutto questo non pensiamo che ora finalmente sono arrivati i giudici che tracciano il bene e il male, i buoni cattivi, il giusto e lo sbagliato, ma dei compagni che facciamo un processo autocritico. Chi è figlio di quella storia ha necessità di attraversare un processo autocritico sincero e reale che sappia guardare con ferocia i propri limiti per poter individuare i pregi da riprendere.
La seconda parte del convegno quella che avrebbe introdotto i materiali, non si sarebbe limitata a una rassegna delle pubblicazioni e libro già usciti sull'argomento, un esame e rassegna generale in relazione a quale ne era stato il peso in termini di azioni politiche e militari, ma avrebbe proposto anche un altro numero della rivista che avevamo preparato per l'occasione e che comincia a fare il suo cammino, intitolato Note sulla Guerra Popolare nei Paesi Imperialisti, che fa leva alcune delle lezioni di quella esperienza ma guarda a un universo internazionalista e internazionale di cui i maoisti fanno parte, che va dal Perù all’India, alla Turchia, al Nepal, dove la teoria e la prassi della guerra popolare ha avuto un suo sviluppo significativo.
Credo che abbiamo spiegato perché, per quando ci riguarda, questo era importante, perché abbiamo una certa tristezza e rabbia per il fatto di non poterlo tenere nelle forme che avevamo deciso ma abbiamo anche la determinazione a tenerlo comunque in altre forme che non è la forma telematica, che comunque verrà utilizzata per la presentazione della rivista, per incentivarne la lettura, ma altre forme che dovranno fare i conti con lo stato delle cose: l'emergenza sanitaria, lo Stato di polizia, la militarizzazione che accompagna l'emergenza sanitaria e che dal punto di vista dei padroni, dello Stato e del governo serve, diremmo, essenzialmente a fermare le lotte operaie, a impedire che le masse presentino loro il conto per quello che sta succedendo e possano, attraverso la loro ribellione, riproporre lo spettro della rivoluzione, di quella rivoluzione di cui oggi celebriamo l’anniversario dell’Ottobre.
Grazie compagni, arrivederci.
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