Bruno Guigue | investigaction.net
Traduzione per Resistenze.org
20/11/2017
Una scoperta, le pratiche schiavistiche filmate dalla CNN? Siamo davvero sorpresi? Certamente no. L'11 aprile 2017, l'Ufficio internazionale per la migrazione aveva pubblicato un rapporto in cui si affermava che migliaia di migranti in transito attraverso la Libia venivano venduti come bestiame nei mercati degli schiavi, prima di essere sottoposti a lavoro forzato o allo sfruttamento sessuale. Questa realtà lo sapevano tutti e nessuno ha fatto nulla.
Non ricordiamo che Emmanuel Macron abbia detto qualcosa in occasione del suo primo viaggio presidenziale nella regione del Sahel. Ma è comprensibile: la sicurezza delle forniture minerarie dell'ex potenza coloniale è un affare molto più serio e non spreca tempo con le inezie. È un peccato, perché la Francia avrebbe avuto molto da dire sulla situazione in Libia.
Occorre non dimenticare: se questo paese è alla deriva, se è spezzato in fazioni rivali, se vi prevale la violenza, è perché la Francia e i suoi alleati lo hanno distrutto nel 2011. I mercanti di schiavi non
cadono dal cielo: arrivano a rimorchio della NATO. Sotto il pretesto umanitario fabbricato dalla propaganda, Parigi, Londra e Washington si sono arrogate il diritto di distruggere uno stato sovrano. Lo hanno sostituito con la legge della giungla e il caos militante. Il risultato è sotto i nostri occhi.
Dove sono, quelli che hanno deciso di rovesciare Muammar Gheddafi? Vorremmo sentirli, questi visionari. Nicolas Sarkozy voleva rendere questa crociata la pietra miliare del suo mandato. "Il capo dello stato ha fatto dell'intervento in Libia uno scontro personale. Per irradiare l'influenza della Francia", titolava "Le Monde " il 23 agosto 2011. Irradiazione accecante! Per Alain Juppé, l'intervento in Libia è "un investimento per il futuro". Avrebbe dovuto precisare che questo investimento non riguardava solo petrolio. Gli schiavisti lo ringraziano. Anche loro stanno investendo.
Dalla parte dell'opposizione "sinistra", non va molto meglio. Francois Hollande approva il ricorso alla forza contro Gheddafi "perché altrimenti Gheddafi avrebbe massacrato parte del suo popolo". Hollande stia sicuro: in quanto a massacri, la NATO ha dato prova di sé. Il 21 marzo 2011, "Libération" ha chiesto a Jean-Luc Mélenchon perché approvi gli attacchi aerei in Libia. Ha risposto: "La prima domanda da porsi è: esiste un processo rivoluzionario nel Maghreb e nel Medio Oriente? Sì. Chi fa la rivoluzione? Il popolo. È quindi decisivo che l'ondata rivoluzionaria non si infranga in Libia".
Sarebbe opportuno, quindi, che i progressisti o i supposti tali inizino seriamente a meditare sulla lezione dei fatti accaduti. Perché la politica occidentale è ricca di sorprese: iniziamo con i diritti umani e finiamo con il mercato degli schiavi. Anche se alcuni cercano di ammantarlo di una retorica umanistica o rivoluzionaria, l'imperialismo rimane imperialismo. È possibile moltiplicare le varianti della miseria ideologica, ma il cosiddetto dovere di intervento è solo il diritto che ci si arroga per schiacciare il prossimo. E' il diritto del più forte revisionato e corretto da BHL.
Gli ipocriti diranno che la schiavitù non è iniziata ieri e che questo caso riguarda gli africani, negando la responsabilità del neo-colonialismo. Spinti dalla miseria, centinaia di migliaia di persone vogliono attraversare il Mediterraneo a rischio della propria vita. La distruzione dello stato libico li ha messi in balia dei contrabbandieri che li vendono come bestiame. Se sfuggono ai loro artigli, inizia allora il loro calvario. Che paradosso! Vittime di un mondo dalla duplice oppressione: questi dannati della terra non hanno altra speranza che trascinare la loro misera esistenza nei paesi che hanno fatto la loro disgrazia.
20/11/2017
Una scoperta, le pratiche schiavistiche filmate dalla CNN? Siamo davvero sorpresi? Certamente no. L'11 aprile 2017, l'Ufficio internazionale per la migrazione aveva pubblicato un rapporto in cui si affermava che migliaia di migranti in transito attraverso la Libia venivano venduti come bestiame nei mercati degli schiavi, prima di essere sottoposti a lavoro forzato o allo sfruttamento sessuale. Questa realtà lo sapevano tutti e nessuno ha fatto nulla.
Non ricordiamo che Emmanuel Macron abbia detto qualcosa in occasione del suo primo viaggio presidenziale nella regione del Sahel. Ma è comprensibile: la sicurezza delle forniture minerarie dell'ex potenza coloniale è un affare molto più serio e non spreca tempo con le inezie. È un peccato, perché la Francia avrebbe avuto molto da dire sulla situazione in Libia.
Occorre non dimenticare: se questo paese è alla deriva, se è spezzato in fazioni rivali, se vi prevale la violenza, è perché la Francia e i suoi alleati lo hanno distrutto nel 2011. I mercanti di schiavi non
cadono dal cielo: arrivano a rimorchio della NATO. Sotto il pretesto umanitario fabbricato dalla propaganda, Parigi, Londra e Washington si sono arrogate il diritto di distruggere uno stato sovrano. Lo hanno sostituito con la legge della giungla e il caos militante. Il risultato è sotto i nostri occhi.
Dove sono, quelli che hanno deciso di rovesciare Muammar Gheddafi? Vorremmo sentirli, questi visionari. Nicolas Sarkozy voleva rendere questa crociata la pietra miliare del suo mandato. "Il capo dello stato ha fatto dell'intervento in Libia uno scontro personale. Per irradiare l'influenza della Francia", titolava "Le Monde " il 23 agosto 2011. Irradiazione accecante! Per Alain Juppé, l'intervento in Libia è "un investimento per il futuro". Avrebbe dovuto precisare che questo investimento non riguardava solo petrolio. Gli schiavisti lo ringraziano. Anche loro stanno investendo.
Dalla parte dell'opposizione "sinistra", non va molto meglio. Francois Hollande approva il ricorso alla forza contro Gheddafi "perché altrimenti Gheddafi avrebbe massacrato parte del suo popolo". Hollande stia sicuro: in quanto a massacri, la NATO ha dato prova di sé. Il 21 marzo 2011, "Libération" ha chiesto a Jean-Luc Mélenchon perché approvi gli attacchi aerei in Libia. Ha risposto: "La prima domanda da porsi è: esiste un processo rivoluzionario nel Maghreb e nel Medio Oriente? Sì. Chi fa la rivoluzione? Il popolo. È quindi decisivo che l'ondata rivoluzionaria non si infranga in Libia".
Sarebbe opportuno, quindi, che i progressisti o i supposti tali inizino seriamente a meditare sulla lezione dei fatti accaduti. Perché la politica occidentale è ricca di sorprese: iniziamo con i diritti umani e finiamo con il mercato degli schiavi. Anche se alcuni cercano di ammantarlo di una retorica umanistica o rivoluzionaria, l'imperialismo rimane imperialismo. È possibile moltiplicare le varianti della miseria ideologica, ma il cosiddetto dovere di intervento è solo il diritto che ci si arroga per schiacciare il prossimo. E' il diritto del più forte revisionato e corretto da BHL.
Gli ipocriti diranno che la schiavitù non è iniziata ieri e che questo caso riguarda gli africani, negando la responsabilità del neo-colonialismo. Spinti dalla miseria, centinaia di migliaia di persone vogliono attraversare il Mediterraneo a rischio della propria vita. La distruzione dello stato libico li ha messi in balia dei contrabbandieri che li vendono come bestiame. Se sfuggono ai loro artigli, inizia allora il loro calvario. Che paradosso! Vittime di un mondo dalla duplice oppressione: questi dannati della terra non hanno altra speranza che trascinare la loro misera esistenza nei paesi che hanno fatto la loro disgrazia.
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