Questo anche soprattutto dopo diversi attacchi riusciti
della guerra popolare iniziata nel 1968, sull’onda della Grande Rivoluzione
Culturale Proletaria della Cina di Mao, e diretta dal Partito Comunista delle
Filippine.
Riportiamo il contenuto di un nostro post precedente che
critica i “colloqui di pace”
Duterte ai ribelli "Basta incontri, andiamo in
guerra"
BANGKOK, THAILANDIA
A un anno dall'inizio delle trattative, il presidente
filippino Rodrigo Duterte ha cancellato tutti i futuri colloqui di pace con i
ribelli comunisti che combattono una delle più lunghe insurrezioni asiatiche,
iniziata nel 1968. Martedì sera Duterte ha minacciato gli insorti - ai quali
aveva offerto anche due posti di ministro - di classificarli come un gruppo
«terrorista» dopo una serie di attacchi mortali contro soldati e polizia. I
guerriglieri del New People's Army sono circa 3.800 e la guerra ha provocato
30.000 morti. Le trattative si svolgevano in Norvegia e Svezia, ma il
presidente le ha liquidate con una delle sue battute: «Dite ai ragazzi lì in
Olanda: non sono più disponibile per nessun incontro ufficiale. Andiamo in
guerra».
– Raimondo Bultrini
La Repubblica 23/11/2017
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