venerdì 29 luglio 2016

pc 29 luglio - Gli "stipendi" della borghesia al potere sempre e comunque garantiti

una corrispondenza

STIPENDI CONTRARI ALLA DEMOCRAZIA
L’edizione di mercoledì ventisette luglio della Stampa riporta – a pagina tredici, a firma Antonio Pitoni – un articolo dal titolo: “Stipendi contrari alla democrazia. Alfano si schiera contro la Rai”.
Il catenaccio, dal canto suo, precisa: “Il ministro: inaccettabile che il direttore generale guadagni sei volte il premier": una carica peraltro inesistente nell’ordinamento italiano, che contempla la assai più blanda figura del presidente del Consiglio dei ministri.
Non intendo certamente difendere i compensi stellari che conseguono i vertici della televisione pubblica: qui però non è una questione di democrazia, ma semmai di etica.

Inaccettabili sono sia certi stipendi di manager pubblici – soprattutto se paragonati a quelli
dei dipendenti ‘normali’ della pubblica amministrazione – sia gli appannaggi di cui godono i politicanti.
Inoltre, mentre i primi raggiungono la pensione come qualunque comune mortale, ai secondi basta scaldare i banchi del Parlamento per cinque anni per poi aver diritto alla corresponsione del vitalizio.
Tutto questo senza contare che, mentre i dipedenti pubblici hanno uno stipendio stabilito dalla contrattazione tra le parti in causa, per gli amministratori della res publica la cosa è assai diversa: a loro basta un voto – che regolarmente risulta unanime – senza dover consultare nessuno.
Per concludere segnalo l’ennesima sciocchezza partorita dal ministro più ignorante, cafone, maleducato, e presuntuoso, che la Repubblica abbia mai avuto: Ino Brunetta; costui, nel tentativo di dar man forte al suo collega, afferma che “in certi casi gli stipendi vengono percepiti senza che sia svolto alcun incarico”.
Il peggior ministro della storia italiana – non c’è gara neppure con i suoi colleghi dei governi guidati, nel tempo, dal Delinquente di Arcore – insinua che spesso certi manager vengono pagati per non fare nulla; detto da uno che è stato beccato in più occasioni a dormire sul ‘posto di lavoro’, viene da chiedersi chi sia colui che non si guadagna certamente quello che intasca.
Genova, 29 luglio 2016

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
http://pennatagliente.wordpress.com

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