Giovedì, 04
Giugno 2015 07:09
Redazione
Contropiano
Gli ideologi del potere attuale non sono dei potenti pensatori,
ma spacciatori di pillole. Avvelenano lo stesso, ma in piccole dosi, con un
aspetto "smart"...
Jovanotti, cantante simpatia, chiacchiere leggere e
ottimismo a buon mercato, ha dato ieri un esempio di cosa voglia dire fare
ideologia al tempo del renzismo. Ma ha anche involontariamente aperto uno
squarcio sui meccanismi che rendono accettabile l'inaccettabile. Chiamato
all'università di Firenze per parlare di identità e di lavoro, di futuro e
scuola ha seminato appunto pillole di buonsenso 2015, sintetizzabili in un
"datevi da fare". Niente di clamoroso fin quando non è stato
interrogato sul lavoro gratis, che va tanto di moda oggi nei discorsi di
governanti e imprese. Giudicate voi:
"Ultimamente ho partecipato a diversi festival in
America con la mia musica e vedevo tantissimi ragazzi che lavoravano. Ad un
certo punto ho chiesto: scusate, ma questi chi li paga? Mi hanno risposto: sono
volontari, lavorano gratis, ma si portano a casa un'esperienza. Così mi sono
ricordato che quando ero ragazzo anche io lavoravo gratis alle sagre e mi
divertivo come un pazzo. Imparavo ad essere gentile con le persone, se mi
avessero detto non lo fare, vai in colonia, sarebbe stato peggio. Ma per me
quel volontariato lì era una festa anche se lavoravo alla sagra della
ranocchia...Mi dava qualcosa".
Nonostante la sua aria svagata di cinquantenne che
deve sembrare un ragazzino (è una chiave del suo successo), Jovanotti non è
ingenuo. Così poche ore dopo ci ha tenuto a precisare che lui è personalmente
contrario al lavoro gratuito. Dire una cosa e il suo contrario poche ore
dopo... Vi ricorda qualcun altro? Ma anche se l'ideologia che spaccia è
grossolana, ciò non significa che non sia stata elaborata con sottigliezza.
Quindi l'evidente contraddizione tra la prima affermazione e la smentita viene
smorzata con un semplice salto logico.
"Non ho detto e non penso sia giusto
"lavorare gratis". Ho solo raccontato la mia esperienza e di quanto
sia stato divertente per me potermi confrontare da ragazzino con il mondo del lavoro.
Facevo il cameriere alle sagre della bistecca e della ranocchia e mi divertivo
come un matto. E probabilmente a me quell'esperienza è servita. Non sono
per il "lavorare gratis" e come è ben visibile nel filmato ho
solo raccontato una mia esperienza positiva".
Inutile star lì a confrontarsi su questioni di
principio (se il lavoro gratuito sia ammissibile o meno è in effetti un
problema di giustizia sociale, di politica economica, di strutturazione del
mercato del lavoro, di princìpi costituzionali, ecc), che poi "ci si
divide" e ci si scazza anche pesantemente. Mettiamola
sull'"esperienza personale"... Io l'ho trovato divertente, a suo
tempo, e tanto basta a parlarne bene, A renderlo accettabile anche a chi lo sta
a sentire. Inutile anche star lì a questionare sulle condizioni familiari di
Jovanotti ragazzo, che magari non aveva un bisogno urgente di avere un lavoro
retribuito o bagattelle del genere. Questa ideologia si sottrae per principio a
ogni generalizzazione, soprattutto quando si parla di problemi generali. Non ho
detto che debba essere bello per tutti, io l'ho trovato divertente... Disarmante.
Non il suo discorsetto, ma l'effetto che persegue. Naturalmente tende a
disarmare la critica al lavoro gratuito (o a qualsiasi altro argomento scabrosamente
politico, collettivo, universale), mica la realizzazione di un profitto
sfruttando il lavoro gratuito. Anche l'evocazione delle sagre paesane come
"modello esperienziale" è un tantinello lurida. Certo, ci sono feste
popolari dove dare volontariamente e gratuitamente una mano è normale. Feste
popolari, raccolta di fondi per uno scopo particolare, ecc. Iniziative spesso
lodevoli, addirittura da portare ad esempio, in alcuni casi. Ne abbiamo fatte e
ne facciamo speso anche noi, in modo militante. Ma non è di questo che si
parla, quando si parla - oggi, non quando Jovanotti era adolescente - di lavoro
gratis. Oggi se ne parla a proposito di Expo 2015, che non è una sagra di paese
ma un "evento" in cui alcune decine di imprese realizzano guadagni da
paura (Farinetti docet...). E spesso sono autorizzate dal governo a non pagare
chi vi lavora. Si parla insomma di una forma di sfruttamento intensivo resa
legale da un governo criminale. Che possa essere "divertente" per chi
ha accettato di subirla ci risulta difficile. L'orario della "prestazione
effettiva" è rigido, al contrario che nelle sagre paesane (dove, quando si
è stanchi, si lancia lì un "continuate voi, vado a bere qualcosa e poi
torno"). I rapporti gerarchici precisi e duri. Il rapporto col cliente (pardon,
il "visitatore") regolato da un disciplinare, non risultante da un
rapporto umano festaiolo. In definitiva: aiutare una vecchietta ad attraversare
la strada o a salire le scale è un gesto di umanità totalmente volontario, che
qualunque essere umano dovrebbe fare spontaneamente. Accudire una vecchietta
otto o dieci ore al giorno è un lavoro che va retribuito (da un istituto di
welfare pubblico, o da un privato suo familiare). Le due cose si somigliano
solo in fotografia (dare una mano a un essere umano in difficoltà), ma
descrivono due rapporti opposti (un gesto volontario / una prestazione
lavorativa con regole e tempi di durata). Potremmo andare avanti a lungo. Ma
sarebbe inutile. L'ideologo renziano Jovanotti negherebbe persino di chiamarsi
come si chiama...
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