Essere bambini in Palestina:
Continuano gli abusi da parte israeliana contro l’infanzia palestinese. Bombardamenti, arresti, torture e violenze sono all’ordine del giorno. Nessuna misura internazionale in difesa dei bambini di Cisgiordania e Gaza.
di Eleonora Pochi
Roma,
7 gennaio 2015, Nena News – Oltre 1.200 minori sono stati arrestati dall’esercito di Netanyahu, la maggior parte di loro nella seconda metà dell’anno, dopo il rapimento dei tre ragazzi israeliani. Secondo Abdul-Nasser Ferwana, direttore dello Statistics Department in the Commission of Detainees and Ex-Detainees Affairs in Cisgiordania, “il numero di arresti nel 2014 ha è aumentato del 36% rispetto al 2013, e del 43,7% rispetto al 2012″. Come ripetutamente denunciato dalle Nazioni Unite, Israele è l’unico Paese al mondo in cui i minori sono sistematicamente perseguiti e processati nei tribunali militari. La quasi totalità subisce torture in carcere, abusi fisici e/o psicologici.
Circa il 20% dei minori detenuti è stato tenuto in isolamento per una durata media di 10 giorni (dato DFCI).
Per quel che riguarda i feriti, secondo l’OCHA nella sola Cisgiordania 1.200 bambini sono stati feriti dalle autorità israeliane, ma anche dagli abitanti degli insediamenti. Tra i casi più atroci dello scorso anno ricordiamo Mohammed Abu Khdair, 16 anni, bruciato vivo da un gruppo di estremisti ebraici per vendicare l’uccisione dei tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi qualche settimana prima. La vigilia di Natale un bambino di cinque anni è stato colpito sul volto da un proiettile sparato da un soldato israeliano mentre tornava da scuola verso casa, un sobborgo di Gerusalemme Est.
Nella Striscia di Gaza il 2014 stato devastante, soprattutto per i bambini. I bombardamenti della scorsa estate hanno causato la morte di oltre 500 minori e 3.374 feriti (dati UNICEF). L’ultima operazione militare israeliana, così come le precedenti, ha violato il diritto umanitario e perfino quello di guerra, avendo preso di mira ospedali, scuole, rifugi di civili. Il 16 luglio scorso sulla spiaggia di Gaza City sono stati uccisi quattro bambini, i loro corpi sono stati dilaniati da un colpo partito da una nave della marina israeliana. Le immagini dei quattro che correvano in spiaggia hanno fatto il giro del mondo.
A Gaza un bambino di otto anni ha vissuto già tre pesanti attacchi armati: Piombo Fuso nel 2008, Colonna Difensiva nel 2012 e Scudo Protettivo nel 2014. Oltra ai profondi traumi causati durante i bombardamenti, le ci sono ulteriori fattori aggravanti, quali la lacerazione del nucleo familiare; il vagabondaggio; la dispersione e l’abbandono scolastico; la denutrizione e la dieta insalubre; la mancanza di igiene e di cure mediche; le violenze fisiche o sessuali; l’insorgere di handicap; l’uso di droghe; la criminalità minorile; lo sfruttamento lavorativo; e in alcuni casi l’arruolamento. Secondo un recente studio pubblicato su Arab Journal of Psychiatry, il 92% dei minori presenta sintomi riconducibili al Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Ma a differenza di altri contesti di conflitto, le terapie per i traumi da guerra indirizzate ai bambini di Gaza non riescono ad avere buon esito. A parte la ciclicità degli attacchi armati, è l’embargo la causa del fallimento di alcuni approcci terapeutici. Panos Vostanis, professore di Psicologia Infantile all’Università di Leicester, ha più volte sottolineato nei suoi studi nella Striscia: “Se un bambino vive in una casa in cui viene abusato, per farlo stare meglio si dovrebbe fare in modo di allontanarlo. Questo è il problema. A Gaza nessuno bambino può uscire per una terapia”. (Nena)
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