lunedì 5 gennaio 2015

pc 5 gennaio - L'Expo a tutti i costi. Ovvero la scusa per continuare nella distruzione della scuola pubblica



Classi inagibili e degrado
I presidi: «A rischio la sicurezza»
Niente fondi e lavori fermi dopo l’addio della Provincia
di Federica Cavadini 



Nella città di Expo è un istituto alberghiero, il Vespucci, una delle scuole più malmesse, in attesa di interventi urgenti e massicci. Nell’istituto in zona Lambrate, 1.400 studenti e lista d’attesa per entrare, «metà delle aule sono inagibili, nelle altre piove dentro, la scala non si può usare, si infila la giacca e si passa da quella esterna», raccontano i ragazzi. E lo raccontano ormai da anni.
L’inizio lavori al Vespucci aveva come ultima scadenza gennaio 2015, cioè adesso. I tecnici dell’ormai ex assessorato all’Edilizia scolastica confermano: «A fine mese sarebbero previste la gare per i lavori dei due prefabbricati, con cucine e aule». Ma per tutti è scattato il condizionale, adesso che la Provincia, che aveva competenza sulle scuole superiori, non esiste più. L’interregno preoccupa presidi, professori e studenti di più scuole. L’elenco degli istituti in attesa di ristrutturazioni importanti è lungo, a Milano si va dal Boccioni, all’Agnesi, dal Kandinsky al Tenca al Severi Correnti al Leonardo. Nella lista licei, istituti tecnici e professionali, scuole del centro e delle periferie. Sono centodieci le scuole superiori di Milano e provincia e occupano centosessanta sedi: «Nella maggioranza serve manutenzione ordinaria e straordinaria perché negli ultimi anni c’erano appena le risorse per le emergenze», racconta Bruna Sinnone, ex preside e consulente dell’assessorato cancellato da due giorni. 




Il tema delle risorse è noto. Soprattutto tagli negli ultimi anni. Dal 2009 il fondo era sceso da quaranta a sette milioni di euro, che dovevano servire per tutto, soltanto il riscaldamento era a parte ed era in rosso pure quello, tanto che due anni fa era scattato l’appello della Provincia ai presidi: «Niente lezioni il sabato, perché i soldi per riscaldare le scuole sei giorni non ci sono». Adesso si riparte. Con le stesse emergenze da gestire. Il preside Pietro Calascibetta, da un anno e mezzo alla guida dell’artistico Boccioni, parla di «situazione indegna di un Paese civile». «Non c’è sicurezza né qualità - spiega -. Il degrado è da terzo mondo per infissi, bagni, cortile. In un istituto dove vivono 1.300 studenti, oltre a insegnanti e personale». C’era un progetto di ristrutturazione del 2008, racconta il preside, per due milioni e mezzo di euro, con inizio lavori nel 2010. Tutto fermo. E sono passati altri quattro anni. «I piccoli interventi fatti sull’emergenza costano alla fine più del rifacimento completo - dice Calascibetta -. E adesso poi c’è l’incertezza della nuova gestione. Non sappiamo nemmeno se chi arriverà confermerà il fondo di cinquemila euro assegnato a ogni scuola per i piccoli lavori urgenti. Per noi presidi è una risorsa importante».
 
Il personale dell’assessorato, cento persone fra tecnici e funzionari, nei giorni scorsi ha fatto il punto con l’ex assessore Marina Lazzati sui lavori più e meno urgenti. Priorità all’edilizia scolastica, era la linea. «Anche se i fondi in realtà dovrebbero servire anche per altri servizi importanti come il trasporto degli alunni disabili, i corsi di italiano per stranieri, l’orientamento, le iniziative contro il bullismo, la dispersione, la programmazione scolastica, i viaggi della memoria. Tutto in attesa di conferma».
3 gennaio 2015 | 10:20
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