La forza della borghesia e la coscienza di classe
Riprendiamo gli articoli sul Capitale con un primo riassunto nostro del primo capitolo.
Nel primo capitolo
dedicato all'analisi merce e del denaro la prima cosa su cui si
impegna Marx è quella di dimostrare che questa società, la società
borghese, il capitalismo, non è eterna, è un passaggio storico
dell'umanità. Se la borghesia la considera eterna e “naturale”
lo è appunto come tutte le cose della natura che nascono, vivono e
muoiono. E quindi Marx critica l'economia borghese che vuole
giustificare questa società per smascherarne la vera essenza e
smascherare tutti i suoi difensori.
I difensori della
“libertà” e soprattutto dell'"uguaglianza”! Questa
“uguaglianza” sbandierata ai quattro venti, incisa sui monumenti,
scritta nei tribunali, nei “patti”, nei contratti... serve alla
borghesia per difendere la propria esistenza dicendo, tra l'altro,
appunto che in questa società ognuno nasce “libero e uguale”;
che questa società garantisce questa libertà e uguaglianza, che
questa società è a misura di ogni individuo che deve lavorare se
vuole migliorare la propria posizione sociale: come dicono i borghesi
questo sarebbe il migliore dei mondi possibili! E soprattutto un
mondo impossibile da cambiare!
Marx ci spiega nel
Capitale che questo concetto di uguaglianza non è una “invenzione”
maligna della borghesia studiata in qualche oscuro laboratorio... ma
è il risultato “naturale” del lungo sviluppo storico di questa
stessa società; gli esseri umani hanno prodotto con il loro lavoro
e scambiato questi prodotti riconoscendosi così uguali in
questo scambio. Questa “abitudine sociale”, questo fatto ripetuto
quotidianamente, ha acquisito nel tempo, dice Marx, “la solidità
di un pregiudizio popolare”, per cui “siamo tutti uguali” è
diventato un modo spontaneo di pensare, questa “pratica sociale”
ha formato in parte, in maniera inconsapevole, la coscienza degli
uomini. È diventato un fatto “naturale” come lo è il
linguaggio: si parla senza sapere “come” si parla, a meno che uno
non si metta a studiare, appunto,
quelle parti del corpo umano!
Questa “coscienza
spontanea” degli individui, questo fatto sociale, viene utilizzato
a proprio favore dalla borghesia che una volta impossessatasi del
potere politico con i privilegi sociali che esso comporta fa di tutto
per non perderlo e quindi rafforza con tutti i mezzi che ha a
disposizione (istruzione, mezzi di informazione, religione... insomma
con tutta la sua “cultura”) quotidianamente e instancabilmente
questo concetto di cui fa un suo forte alleato nella lotta di classe
contro il proletariato. (Gli altri “mezzi” sono l'appoggio di
tutti coloro che traggono vantaggio in un modo o nell'altro
dall'esistenza di questa società e naturalmente gli apparati
repressivi: esercito, vari corpi di polizia e carceri! con cui la
borghesia difende il suo dominio.)
Gli accordi, i “patti”
che tanto piacciono alla borghesia e ai suoi lacchè, i contratti di
lavoro sono tra gli strumenti che servono a rafforzare questo
concetto: per esempio se un padrone rispetta un contratto firmato con
i lavoratori, questo gli fa dire che il padrone ha garantito
l'uguaglianza prevista nel contratto.
Ma nonostante le belle
parole di libertà e uguaglianza e questo modo di “pensare”, il
proletariato nella sua vita quotidiana non può fare a meno di subire
e “vedere” gli effetti di questo sistema sociale. (Quelli
che vediamo e sperimentiamo nella nostra vita quotidiana sono in
realtà gli effetti, i
risultati dell'azione collettiva degli individui sociali e non le
cause! Come per le crisi, le guerre...).
I proletari infatti hanno
scoperto con le loro esperienze di vita quotidiana e di lotta che non
è vero che in questa società sono liberi (se si trovano
particolarmente male con un padrone, possono “cambiare”
trovandosene un altro), non è vero che “siamo tutti uguali” (ci
sono soprattutto quelli che lavorano e quelli che vivono del lavoro
degli altri, ci sono i ricchi e i poveri, l'uguaglianza è solo
formale, apparente!) e che si vive in società e quindi non
come singoli individui isolati.
Il proletariato fin dalla
sua nascita si è infatti subito ribellato e ha lottato per
migliorare la propria condizione. La “lotta di classe”, che
esiste da quando esistono le classi, è proseguita, si è rafforzata
e si è evoluta in questa società capitalistica.
Marx dice in questo primo
capitolo del Capitale che anche quando si “scoprono” i meccanismi
che regolano questa società, anche quando se ne “prende coscienza”
non scompare l'effetto che “inganna” le menti dato che questo
appunto si riproduce quotidianamente; ma in questo oggi i proletari
hanno un vantaggio in più rispetto al passato perché la classe
operaia ha già fatto due grandi esperienze storiche, due grandi
rivoluzioni sociali, che dimostrano che all'interno della società
sono maturate le condizioni per il rovesciamento della società
capitalistica. E con queste esperienze anche la coscienza di classe
ha fatto storicamente un salto di qualità.
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