E' uscito su 'Sole 24 Ore' un commento che, prendendo spunto dal libro di Jeremy
Rifkin, l'economista americano che in un suo recente libro sostiene che "l'anti-capitalismo è in ascesa, anzi la fine
del vecchio sistema è prossima e che sarà sostituito da un modello
nuovo", attacca inorridito questa tesi, perchè sosterebbe che "il capitalismo è senza futuro o, se volete, agonizza supino
sul letto di morte".
Ora, al di là del fatto che Riskin non è certo un comunista rivoluzionario e il suo anti-capitalismo non è in nome del socialismo; quello che qui ci interessa è come il commentatore de Il Sole 24 Ore si arrampichi sugli specchi per dire che il capitalismo è vivo e vegeto e non potrà mai finire...!
Il nostro commentatore ricorda che: "Non poche pubblicazioni nate nell'Ottocento in ambito socialista,
e ancor più le novecentesche ispirate al comunismo, hanno già
vaticinato qualcosa del genere. Lenin sosteneva che alla
borghesia in crisi occorreva offrire una corda ed essa si sarebbe
impiccata da sola. Da parte sua, il celebre fantasma che si aggira
per l'Europa, con cui si apre il Manifesto di Marx ed Engels
dal 1848, ha cercato di spaventare a morte per oltre un secolo e
mezzo i capitalisti. C'è riuscito? A tale domanda risponde con un
sereno «no» un altro studio... firmato da Luc Boltanski e da Eve
Chiappello... "Il nuovo spirito del capitalismo"...
In esso si evidenzia un elemento difficile da
confutare: il sistema capitalista, e la stessa critica che lo
investe continuamente, non hanno ancora un'alternativa che si possa
considerare visibile, praticabile, accettabile. Del resto, anche
il socialismo reale di Cina e Russia, dopo l'implosione ideologica, è
diventato, o meglio confluito nel capitalismo".
Povero nostro commentatore.... Quello che lui cita a conforto della tesi che il sistema capitalista non si può rovesciare e che non ci sarebbe una sua alternativa, dimostra esattamente il contrario. In meno di 100 anni di storia (che per la storia dell'umanità è un periodo brevissimo) il proletariato e i popoli di due grandissime nazioni, Russia e Cina hanno invece dimostrato che è possibile rovesciare la borghesia, il capitalismo, e che lo "spettro" di cui parlano Marx ed Engels ha colpito eccome; così come, dalla Comune di Parigi, esempio breve ma fulgido, allo Stato di dittatura del proletariato in Unione Sovietica, alla Repubblica popolare in Cina, il potere proletario e delle masse popolari non solo ha dimostrato in breve tempo e in ogni campo, economico, politico, sovrastrutturale... che è possibile l'alternativa al potere della borghesia, ma ha realizzato in tutti i campi questa alternativa.
La sconfitta del proletariato non è stata il frutto di "un'implosione" ma di una controrivoluzione fatta da vecchia e nuova borghesia, una controrivoluzione fatta pure di armi e sangue, che ha rovesciato il potere socialista, anche mascherandosi all'inizio dietro "il nome della cosa" per timore della ribellione violenta delle masse.
Il proletariato e i popoli non temono il cammino da percorrere, può essere tortuoso, con avanzate e arretramenti, ma il sistema capitalista/imperialista fondato sullo sfruttamento e la più tremenda oppressione, sulle guerre, che si aggroviglia in crisi sempre più laceranti, portando indietro il progresso dell'umanità, è destinato a finire, e la spallata gliela daranno le masse.
Chi oggi è in crisi? Le masse in tanta parte del mondo in lotta o i capitalisti e i loro Stati e governi?
Ma, continua il nostro commentatore: "Boltanski compie una
minuziosa analisi della profonda trasformazione che ha investito
l'Occidente... la stessa idea di lavoro è cambiata... le classi sono sempre più discusse... evidenzia il passaggio avvenuto dalle concezioni rigide e gerarchiche
- ancora ben funzionante negli anni Sessanta - a quel reticolo di
flessibilità fondate su iniziativa, autonomia e coinvolgimento che
caratterizza il nostro tempo. Le sicurezze materiali e psicologiche
(del posto fisso, per esempio) avranno sempre meno spazio in un mondo
in cui si sono rovesciate le posizioni. E i progressisti che
chiedevano cambiamenti qualche decennio fa, si sono ritrovati
nell'era di Internet conservatori: categoria, quest'ultima, in cui è
possibile inserire una certa mentalità sindacale... le paure di chi non vorrebbe
cedere le conquiste ottenute con l'esercizio di vecchie lotte...
Tra i numerosi esempi portati da Boltanski – che ha esaminato
anche i testi delle nuove strategie dirigenziali - c'è il
neomanagement: si è formato per rispondere alle critiche ricordate,
diventando conviviale, puntando sui rapporti umani autentici e
rispondendo in modo semplice e immediato alle accuse di alienazione
del lavoro o di meccanizzazione delle relazioni. Ci sarà ancora
qualcuno che pratica metodi burocratici, ma è un'eccezione: il
nuovo corso sceglie le vie della cordialità per meglio giungere ai
risultati prefissati. Il capitalismo, detta in soldoni, ha
cambiato cuore e metodi ma gode di ottima salute...".
Il nostro commentatore, utilizzando Boltanski, si arrampica sugli specchi per dimostrare che il capitalismo è vivo e vegeto. Il guaio è che quei cambiamenti che cita (idea del lavoro cambiata, non ci sono più le classi, la flessibilità, basta con la sicurezza del posto fisso e col pensare (ancora...) che con le lotte si ottengano conquiste (e questo viene chiamata mentalità sindacale conservatrice...), i rapporti "umani", la "cordialità" tra chi dirige e i lavoratori), dalla parte dei lavoratori, dei giovani che cercano lavoro significano sempre più licenziamenti, cancellazione dei diritti (vedi art. 18, sicuramente conquistato con le lotte), estrema precarietà, costrizione a qualsiasi condizione di lavoro, e (altro che "cordialità"...), fascismo padronale e dei capi, ecc.
Mentre dalla parte del capitalismo si tratta di rabbiosi tentativi di uscire dalle sue crisi, perchè non "gode affatto ottima salute".
Questo porterà inevitabilmente la famosa corda a spezzarsi e noi comunisti lavoriamo ogni giorno per questo. Ne sia certo il nostro commentatore!
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