Renzi sulla sua bella famiglia, in cui "il più sano ha la rogna", chiede silenzio e i filo renziani al massimo derubricano la bancarotta del padre a "fatto privato" e, comunque, Matteo Renzi proprio non c'entra o è un complotto dei magistrati fatto uscire al momento opportuno... - MA PROPRIO UGUALE, UGUALE A COME FACEVA BERLUSCONI....
In realtà Matteo Renzi c'entra eccome e ne ha tratto benefici fino a poco tempo fa da questa "impresa della truffa" messa su dalla sua famiglia, con tutto il contorno di contributi pubblici e Tfr per il Matteo truffati, utilizzo di immigrati a nero, ecc.
(da Il Fatto Quotidiano) - "... Secondo i pm, il padre del premier avrebbe svuotato
un’azienda attraverso una vendita ritenuta fittizia, che avrebbe
consentito alla famiglia di sottrarre ai creditori le attività più
redditizie. Alla società, così divenuta poco più di una scatola vuota
affidata a un ex socio che l’ha portata al fallimento, sarebbe invece
rimasto un passivo di oltre un milione di euro...
...schema tipico di tante bancarotte fraudolente: cioè un debitore che
attraverso vendite più o meno fasulle lascia a bocca asciutta i
creditori...
...Tutto ruota attorno ad alcune
società della famiglia di Matteo Renzi: Chil Post ed Eventi 6. Società
di cui, fra l’altro, il presidente del Consiglio è stato prima socio e
poi unico dipendente, assunto pochi giorni prima la sua elezione alla
guida della Provincia di Firenze che ha dovuto, come il Comune una volta
diventato sindaco, versare i contributi previdenziali per il boy scout
di Rignano. Matteo Renzi viene ceduto insieme alla parte sana della Chil
Post del padre Tiziano Renzi alla Chil Promozioni, poi trasformata in
Eventi6, della madre Laura Bovoli. Il contratto viene firmato l’8
ottobre 2010. Tiziano Renzi cede alla moglie auto, furgoni, muletti,
capannoni e altri beni per 173 mila euro complessivi e uno stato
patrimoniale con 218.786 euro in attivo e 214.907 in passivo: la
differenza ammonta a 3.800 euro, prezzo che viene corrisposto per la
cessione. Dopo appena sei giorni, il 14 ottobre 2010, Tiziano Renzi
torna dal notaio e trasferisce la sede della Chil Post srl a Genova, si
dimette da presidente e nomina suo sostituto Antonello Gabelli di
Alessandria. Passano altre tre settimane e il 3 novembre 2010 cede
l’intera proprietà della società a Gian Franco Massone, (un prestanome, che al massimo andava in giro a lavorare col suo baracchino - ndr). Ma l’azienda è
ormai priva di beni ed è gravata da un passivo di un milione e 100 mila
euro di cui 496 mila euro di esposizione con la banca Credito
Cooperativo di Pontassieve guidata da Matteo Spanò, uno dei fedelissimi
di Matteo Renzi che lo ha nominato prima alla guida della Florence
Multimedia e poi al Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze e da qui,
Spanò, ha affidato appalti alla sua società, Dotmedia. Sia l’esposizione
con la banca sia i debiti verso i fornitori non vengono ripianati e
Massone dichiara il fallimento della Chil Post nel 2013... LA PROCURA DI GENOVA nel corso delle indagini ha
individuato anche vecchi creditori della Chil Post che hanno raccontato
di aver tentato di farsi pagare le fatture arrivando a presentarsi nella
sede genovese della Chil Post, trovando però due stanze vuote e
abbandonate invece degli uffici. Neanche una scrivania...
....Un minuto prima di cedere la Chil Post il
ramo d’azienda che faceva marketing editoriale, viene ceduto alla Chil
Promozioni, nata 3 anni prima, che resterà dei Renzi cambiando nome in
Eventi6. Matteo Renzi... allora sindaco di Firenze viene tirato in salvo dal
babbo come dipendente in aspettativa sulla scialuppa di Eventi6 mentre
la nave di Chil salpa verso il naufragio di Genova. E insieme a lui si
salvano anche il tfr accumulato e il diritto ai contributi figurativi
che continueranno a essere versati dal Comune di Firenze fino al 2013,
come prima aveva fatto la Provincia, a partire dal 2004. IL RAMO
D’AZIENDA ceduto dalla società poi fallita, compreso il dipendente-sindaco e il furgoncino Pavesi simbolo della campagna elettorale del
2009, viene pagato dalla Eventi6 solo 3 mila e 878 euro...
...Tutto nella Chil profuma di
Matteo... nel 1994, a 19
anni, vince 48 milioni di vecchie lire alla Ruota della Fortuna... Matteo mette i soldi nella società di
papà e mamma, creata sei mesi prima. Grazie anche ai soldi di Canale 5,
Chil diventa una delle maggiori società italiane nella vendita dei
giornali con gli strilloni ai semafori. Il giovane Matteo negli anni ’90
è socio al 40 per cento mentre la sorella maggiore Benedetta detiene il
restante 60 per cento. La madre è presidente, babbo Tiziano è l’anima.
Matteo Renzi in uno dei suoi primi curriculum si spaccia per dirigente e
fondatore in realtà sul piano formale era un co.co.co. e guadagnava 14
mila euro all’anno fino all’ottobre 2003, quando la Margherita lo
candida alla Provincia. Un giorno prima dell’annuncio del suo partito
il 27 ottobre 2003 la Chil trasforma il suo contratto da co.co.co. a
dirigente mentre le sorelle Matilde e Benedetta sono co.co.co. ancora
oggi. La famiglia paga lo stipendio e i contributi a Renzi per pochi
mesi poi, dopo l’elezione, sono i contribuenti a pagare per 9 anni a
Renzi i contributi pensionistici...
...Tutte le
mattine Matteo andava in auto all’alba al garage Europa di Borgo
Ognissanti con il suo furgone e consegnava agli strilloni della Chil i
pacchi dei giornali e le istruzioni per la giornata. Chil ha smesso di
fare strillonaggio proprio quando Renzi è diventato presidente della
Provincia. C’erano troppi strilloni extra comunitari. Tra questi il
celebre Manuel: un peruviano con 27 cugini, tutti senza permesso di
soggiorno. Prendeva i giornali, li portava alla stazione di Firenze,
girava l’angolo e li dava a un extracomunitario irregolare a cui
consegnava la casacchina. Non era il massimo per un presidente della
Provincia..."
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