Palermo La polizia aggredisce dei sedicenni. Seminano terrore, raccoglieranno conflitto
Palermo, via Libertà, è un tranquillo pomeriggio di fine estate. Un gruppo di studenti lo trascorre come tanti altri, nei larghi marciapiedi che suddividono le carreggiate di via Libertà. Ma ecco come, un famoso luogo di ritrovo dei ragazzi della Palermo ovest, chiamato “le panche”, fondamentalmente tre aiuole che si trovano rialzate rispetto alla strada, può trasformarsi in uno scenario di violenza e intimidazione: la polizia di stato credendo forse di poter trovare latitanti (…che magari girano in tre su di un motorino!) è arrivata con due volanti e un piccolo van dell'unità cinofila; fin qui tutto nella norma, molestie, perquisizioni e controlli ingiustificati che trattano dei sedicenni come dei pericolosi criminali, fanno parte del loro mestiere tanto quanto ammazzare a bruciapelo un ragazzino perché scappa con altri due in motorino.“Già prima avevamo notato strani movimenti nella zona”, ci dice uno degli studenti coinvolti: “persone che su un transalp e senza casco percorrevano via Libertà in senso opposto di marcia; poliziotti che con aria sospetta si aggiravano passeggiando in mezzo alle aiuole senza comunque fermare nessuno, così, immobili con le mani conserte; e ancora, giro di volanti, poliziotti in borghese e chi più ne ha più ne metta”.
Arrivati quelli che avrebbero dovuto fare il blitz ai pericolosi criminali, hanno cominciato immediatamente la perquisizione con i cani, e con il consueto e colorito linguaggio di chi nel nostro paese va in giro con la pistola in tasca e di tanto in tanto spara sui ragazzini che scappano: “…testa di cazzo, testa di minchia, cazzone, drogato…”. Insomma, come se fosse normale offendere dei ragazzini di sedici anni che con i propri amici trascorrono gli ultimi giorni di vacanza prima dell'inizio della scuola. Continua a raccontarci uno degli studenti presenti: “Appena si sono trovati davanti quei due, tre ragazzi che non li hanno guardati propriamente con ammirazione, hanno alzato il tiro, con gravissime minacce, del tipo “ti butto da qua sopra, testa di cazzo”, alludendo alla possibilità di spingerli sotto le macchine in corsa.
“Ci si chiede dopo perché non abbiamo rispetto per le forze dell'ordine”.
Difficile individuare con esattezza cosa induca le forze del disordine all’esasperazione di atteggiamenti e abusi di potere che tutti conosciamo; se l’aver identificato tra loro, alcuni studenti politicamente attivi in questi anni di movimento e che già con fermento si preparano a respingere la riforma del governo Renzi, o se sia il diffuso malumore antipolizia dovuto all’uccisione nel napoletano di Davide, a soli diciassette anni da parte di un carabiniere, a indurli a irrigidire forme di controllo e repressione quotidiana. Di certo, il clima di movimento studentesco e la già avviata preparazione per la costruzione di un autunno di lotta, non lasciano evidentemente dormire sonni tranquilli alla questura di Palermo. Per questa loro debolezza e timore, che con gli sbirri che vanno in giro a prendersela con i ragazzini di sedici anni vorrebbero trasformare in clima di terrore ribaltando la paura, non possiamo che ringraziarli per averci palesato quanto stanno messi male.
Ma torniamo a noi. L'operazione fermiamo i pericolosi narcotrafficanti di sedici anni, si è conclusa con zero fogli per detenzione di marijuana, zero latitanti trovati, tanta paura per i ragazzini e un bel buco nell'acqua per la polizia. Paura è ovvio, si tratta solo di un gruppo di sedicenni circondato da cani e uomini in divisa con la pistola nella fondina. Ma è lo stesso ragazzo con cui abbiamo parlato, a riferirci che, dopo l’accaduto, l’indignazione e lo stupore si sono pian piano trasformati in - lasciatecelo dire - sana, sanissima rabbia: “è in una semplice frase che raccolgo il pensiero di tutti dopo l'accaduto, fuori la polizia dalle piazze e dalle scuole”.
Seminano terrore. Raccoglieranno conflitto.
Nessun commento:
Posta un commento