L'imperialismo USA prima è stato il principale responsabile della nascita della questione ISIS, ora ne amplifica volutamente la sua potenza per far passare come legittima la guerra, i bombardamenti che sta portando avanti, per giustificare il totale 'cambio di passo' rispetto alle dichiarazioni all'inizio del suo mandato presidenziale sul ritiro dei soldati dall'Iraq.
Come scrive Immanuel Wallerstein su Il Manifesto del 17/9: "La spiegazione è semplice. Gli Stati uniti sono in grave declino.
Va tutto storto. E nel panico sono come un pilota che ha perso il
controllo della sua potente autovettura e non sa come farla
rallentare. Così al contrario accelera, verso la collisione. Il
veicolo sbanda in tutte le direzioni. È una situazione
autodistruttiva per il guidatore ma molto pericolosa anche per
gli altri. Per il resto del mondo...
...Una delle poche voci di saggezza è stata quella di Daniel
Benjamin, consigliere capo per l’antiterrorismo al Dipartimento di
Stato durante la prima presidenza Obama. Intervistato dal New York Times,
egli ha definito la cosiddetta minaccia dell’Isis una «farsa», con
«membri del gabinetto presidenziale e alti militari a fare
ovunque discorsi allarmati usando termini non appropriati». Secondo
Benjamin, parlano senza alcuna «prova corroborata»,
a dimostrazione di quanto sia facile per politici, funzionari
pubblici e media «indurre panico nell’opinione pubblica».
Alla strategia dell'imperialismo Usa, come a quella dei suoi alleati occidentali, tra cui in prima fila l'Italia, giungono quasi a proposito le immagini delle decapitazioni dei giornalisti, con il seguito di "parole tremende" proclamate da Obama come da Cameron - mentre non altrettante immagini, notizie e "parole tremende" vengono lette e sentite per le azioni dell'Isis contro popolazioni dell'Iraq, della Siria.
Diremmo, comunque: 'da che pulpito viene la predica': dai "campioni" del terrorismo, dei bombardamenti su civili, su donne e bambini, delle violenze gratuite e torture sempre portate avanti dai loro eserciti, dell'annientamento dei diritti umani dei popoli, ecc. ecc.
Quindi, amplificare la forza e l'espansione in tutto il Medio Oriente dell'Isis, è pienamente interno alla ripresa della linea guerrafondaia dell'imperialismo.
Ma sull'effettivo peso dell'Isis riportiamo un breve stralcio di un articolo di Peter Harling (su Le Monde diplomatique di settembre) "Stato islamico, mostro provvidenziale", che è utile leggere integralmente.
In questo articolo scrive:
"... se lo Stato islamico è protagonista di uno spettacolare ritorno in scena, è solo in piccola parte merito suo. Gli hanno di fatto aperto la strada i suoi nemici dichiarati... Innanzitutto i regimi del primo ministro irakeno e del presidente siriano che hanno usato tutti i mezzi possibili e inimmaginabili - e anche inimmaginabili, nel caso delle armi chimiche della Siria - per combattere, in nome della "guerra contro il terrorismo" un'opposizione sunnita che di fatto aveva contribuito a radicalizzare. Poi i loro partener per l'occasione, Washington nel primo caso e Mosca nel secondo...
...Non dimentichiamo poi le monarchie del Golfo, i cui petrodollari, sparsi a piene mani, finanziano un'economia islamista parzialmente occulta. La Turchia ha spalancato la propria frontiera con la Siria ai jihadisti...
...Alla fine lo Stato islamico si accontenta di riempire un vuoto. Occupa il nord-est della Siria perchè il regime lo ha di fatto abbandonato... Si è infilato in città come Falluja e Mossul perchè il potere centrale a Baghdad non se ne occupava, mantenendovi al tempo stesso una presenza corrotta, repressiva e precaria. La sua rapida espansione nelle zone controllate dalle forze curde ma abitate da minoranze cristiane e yazide, nel nord dell'Iraq, si spiega con lo scarso interesse per le vittime da parte dei loro presunti difensori, i curdi, che hanno preferito ripiegare sul loro territorio naturale..."
Nessun commento:
Posta un commento