internazionale - delegazioni operaie dall'italia - info csgpindia@gmail.com
mozione approvata da assemblee e
incontri di operai, lavoratori, precari, disoccupati di
taranto,ravenna,marghera,torino, palermo nel corso della campagna di
sostegno alla guerra popolare in India dello scorso anno
India,
il paese dove “gli operai bruciano i padroni”
Noi
operai, lavoratori, precari, disoccupati salutiamo la lotta delle
masse popolari indiane contro il regime reazionario indiano e
l’imperialismo che lo sostiene.
In
India le masse lottano contro i padroni che licenziano e sfruttano,
contro il carovita, la corruzione e il terrorismo di Stato, con
grandi scioperi e manifestazioni, occupazioni di fabbriche, attacchi
ai padroni.
In
India il governo è deciso a vendere le risorse naturali e umane alle
multinazionali imperialiste occidentali, ai nuovi monopoli dei
padroni delle grandi fabbriche automobolistiche e siderurgiche, come
Tata, Essar, Jindal, Mittal, ecc., che traggono dallo sfruttamento
selvaggio di operai, spesso donne e bambini, i profitti che
permettono loro di divenire acquirenti e partecipanti dei grandi
monopoli internazionali del settore, in alleanza anche con i padroni
italiani.
Contro
tutto questo le masse popolari indiane si ribellano e sviluppano una
guerra di popolo guidata dal partito della classe operaia indiana, il
Partito Comunista dell’India maoista.
Il
governo indiano e l’imperialismo scatenano contro le masse ribelli
una repressione che, sotto il nome di “operazione Green Hunt”, è
fatta di massacri, esecuzioni sommarie, repressione verso interi
villaggi e settori della popolazione, per cercare di cancellare
quello che i padroni del mondo definiscono “la più grave minaccia
interna e un pericolo per il sistema internazionale”, la guerra di
popolo che ha invece per obiettivo quello di stabilire un governo
popolare basato sull’unità di operai e contadini, rovesciando gli
imperialisti, la borghesia e le classi feudali.
La
lotta per i diritti dei lavoratori e dei popoli, la lotta per il
lavoro, i salari, le condizioni di vita; la lotta per la libertà,
per la democrazia; la lotta per rovesciare il potere dei padroni e
per il potere nelle mani dei lavoratori e delle masse popolari, è
una lotta internazionale che ci unisce in ogni angolo del mondo.
Per
questo esprimiamo la massima solidarietà alle masse popolari
indiane, al Partito che le guida, perchè respingano gli attacchi del
nemico e avanzino fino alla vittoria.
Giovedì 19 Luglio 2012
Il direttore del personale di una fabbrica del gruppo indiano Maruti (la cui maggioranza azionaria è di proprietà della giapponese Suzuki) è stato bruciato vivo e decine di altre persone sono rimaste ferite nel corso dei violenti scontri scoppiati tra gli operai e i responsabili dell'azienda. Il corpo carbonizzato del responsabile, Avnish Kumar Dev, è stato identificato dopo il suo ritrovamento nella sala conferenze della fabbrica a Manesar, località a 50 chilometri dalla capitale Nuova Delhi, dopo gli scontri avvenuti ieri.
Secondo l’azienda i disordini sono scoppiati ieri mattina, quando un dipendente ha colpito con violenza un caporeparto. Ma secondo i sindacati è il caporeparto che ha maltrattato l'operaio scatenando la reazione dei suoi compagni che poi si è trasformata in una vera e propria sommossa violenta. La Maruti ha riferito che i dipendenti armati di spranghe hanno poi colpito dei responsabili «alla testa, alle gambe e alla schiena, provocando emorragie e svenimenti».
«La produzione è totalmente sospesa», ha dichiarato un responsabile, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli ogni anno, riaprirà i battenti. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay, con gli investitori preoccupati per una possibile chiusura prolungata dello stabilimento.
Maruti Suzuki è il marchio indiano da tempo in fase di avvicinamento al gruppo Fiat. Lo scorso novembre era stato raggiunto un importante accordo per la fornitura di 100mila motori all'anno per tre anni da parte del Lingotto. Fiat India, la joint venture tra Fiat Spa e Tata Motors, è in grado di assemblare fino a 300 mila propulsori a gasolio l'anno nello stabilimento di Ranjangaon, vicino Pune.
Giovedì 19 Luglio 2012
Il direttore del personale di una fabbrica del gruppo indiano Maruti (la cui maggioranza azionaria è di proprietà della giapponese Suzuki) è stato bruciato vivo e decine di altre persone sono rimaste ferite nel corso dei violenti scontri scoppiati tra gli operai e i responsabili dell'azienda. Il corpo carbonizzato del responsabile, Avnish Kumar Dev, è stato identificato dopo il suo ritrovamento nella sala conferenze della fabbrica a Manesar, località a 50 chilometri dalla capitale Nuova Delhi, dopo gli scontri avvenuti ieri.
Secondo l’azienda i disordini sono scoppiati ieri mattina, quando un dipendente ha colpito con violenza un caporeparto. Ma secondo i sindacati è il caporeparto che ha maltrattato l'operaio scatenando la reazione dei suoi compagni che poi si è trasformata in una vera e propria sommossa violenta. La Maruti ha riferito che i dipendenti armati di spranghe hanno poi colpito dei responsabili «alla testa, alle gambe e alla schiena, provocando emorragie e svenimenti».
«La produzione è totalmente sospesa», ha dichiarato un responsabile, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli ogni anno, riaprirà i battenti. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay, con gli investitori preoccupati per una possibile chiusura prolungata dello stabilimento.
Maruti Suzuki è il marchio indiano da tempo in fase di avvicinamento al gruppo Fiat. Lo scorso novembre era stato raggiunto un importante accordo per la fornitura di 100mila motori all'anno per tre anni da parte del Lingotto. Fiat India, la joint venture tra Fiat Spa e Tata Motors, è in grado di assemblare fino a 300 mila propulsori a gasolio l'anno nello stabilimento di Ranjangaon, vicino Pune.
COMUNICATO STAMPA
19 luglio 2012
Il Sindacato degli Operai della Maruti Suzuki
[Maruti Suzuki Workers Union (MSWU)] è angosciato dagli avvenimenti recenti alla
fabbrica Maruti Suzuki, IMT Manesar, dove i dirigenti hanno fatto ricorso ad
attività anti-operaie e anti-sindacali in un modo premeditato che hanno portato
alla violenza e alla chiusura della fabbrica ieri.
Abbiamo avuto una dura lunga lotta con la forte
unità dei nostri operai a tempo indeterminato e a contratto per imporre il
nostro sindacato e portarlo alla contrattazione l'anno scorso, e avevamo di
recente, ad aprile 2012, presentato la piattaforma delle richieste alla
direzione della Maruti Suzuki, e il negoziato sui salari e altre richieste erano
in corso. Ma il management ha fatto da tempo tutto il possibile per far
deragliare il processo e sta cercando di spezzare lo spirito di unità degli
operai e la legittimità del sindacato.
È a causa di questo, e del continuo atteggiamento
vendicativo e in modo premeditato, che ieri, nel pomeriggio del 18 luglio, un
supervisore in officina ha abusato e fatto commenti relativi alla casta contro
un lavoratore dalit facente parte degli operai a tempo indeterminato, contestato
legittimamente dall'operaio.
Invece di prendere misure contro il suddetto
supervisore, la direzione ha immediatamente sospeso l'operaio interessato, senza
alcun accertamento come richiesto dagli operai. Quando gli operai insieme con i
rappresentanti sindacali sono andati ad incontrare i responsabili dell'ufficio
personale per protestare nei confronti del supervisore e revocare l'ingiusta
sospensione dell'operaio, i funzionari si sono categoricamente rifiutati di
ascoltare le nostre argomentazioni, e non c'era l'atmosfera giusta per risolvere
la questione amichevolmente.
Mentre la trattativa stava andando avanti con i
leader del sindacato all'interno dell'ufficio, la direzione ha chiamato
all'ingresso centinaia di buttafuori sul suo libro paga dall'esterno dello
stabilimento per attaccare gli operai, e bloccare l'uscita.
Si è trattato di un'azione completamente illegale
e vendicativa fatta con lo spirito della cospirazione
per costringerci alla sottomissione anche se le
nostre richieste e metodi sono legittimi e pacifici. Le porte di uscita sono
state chiuse dalla sicurezza per volere della direzione e i buttafuori hanno
brutalmente e duramente attaccato gli operai con armi e bastoni. Essi, insieme a
una parte del personale dirigente e poi della polizia, hanno picchiato un certo
numero di operai che hanno dovuto essere ricoverati in ospedale con lesioni
gravi. I buttafuori, che sono elementi anti-sociali mercenari, hanno anche
distrutto beni di proprietà dell'azienda e dato fuoco ad una parte della
fabbrica. I cancelli sono stati successivamente aperti per cacciare fuori gli
operai e imporre una serrata da parte dell'azienda.
Con il benessere della società e degli operai
nella testa noi abbiamo lavorato per questo obbiettivo dopo la risoluzione della
controversia l'anno scorso, e vogliamo denunciare l'attuale violenza su di noi
in quanto ingiusta, e che dovrebbe essere oggetto di indagini accurate. Noi
siamo ancora disposti a dialogare con l'azienda e vogliamo sederci al tavolo con
la direzione della società e il dipartimento del lavoro del governo per
risolvere in via amichevole la questione e riportare la pace industriale nella
fabbrica.
Ram Meher
Presidente, Maruti Suzuki Workers Union
(MSWU)
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