domenica 15 luglio 2012

pc 15 ottobre- SULLA FORMAZIONE TEORICA CHE SERVE LA PRATICA RIVOLUZIONARIA. PRIMA PARTE


Tra la fine di Maggio e metà Giugno i compagni del Collettivo Senza Tregua di Palermo e della Rete dei Collettivi Palermo hanno organizzato tre appuntamenti di formazione politica tenuti dal prof. Alberto Lombardo su interessanti temi, quali: 
la crisi e il sistema capitalista;
il socialismo e le esperienze storiche, il revisionismo kruscioviano e il “socialismo-comunismo, oggi unica alternativa alle barbarie”;
infine sull’organizzazione politica autonoma del proletariato, il Partito, la militanza e il lavoro politico nelle organizzazioni di massa, il sindacato, i collettivi studenteschi.

Vi abbiamo partecipato attivamente innanzitutto per conoscere l’opinione e la prassi politica di questi compagni e confrontarci con loro e secondariamente per esprimere il nostro punto di vista su questioni importanti che anche noi trattiamo in nostre assemblee di formazione solitamente composte da lavoratori e giovani studenti.

Durante il primo incontro il prof ha spiegato all’assemblea, composta esclusivamente da studenti medi e qualche universitario, il funzionamento del capitale, il ruolo della crisi e come il capitale esce da essa concludendo con la giusta critica verso alcune “soluzioni” borghesi prospettate a “sinistra” portando ad esempio le scuole economiche keynesiane o neokeynesiane che invocano una sovranità monetaria identificandola con una sovranità popolare (cosa che non è).

Dopo l’esposizione si è aperto il dibattito che ha arricchito l’assemblea:
una compagna ha posto delle domande circa la convenienza ad essere entrati nella zona euro e se conviene uscirne, un altro compagno ha posto la questione di un eventuale alleanza “anti-imperialista” principalmente in chiave anti-USA con i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa).

Nel nostro intervento, dopo aver espresso la necessità che si facciano più spesso queste iniziative di formazione (che oggettivamente siamo in pochi a fare nel movimento), dato che è importante fissare le basi teoriche derivanti dalla storia materiale e concreta del proletariato che ha fatto e fa le rivoluzioni, abbiamo criticato innanzitutto  l’impostazione ovvero, secondo noi, un approccio molto teorico di tipo scolastico non collegato all’esperienza pratica che ad esempio questi compagni fanno; abbiamo detto che anche noi facciamo iniziative di questo tipo ma non in senso meramente scolastico o di “acculturazione”, al contrario a nostro avviso il nesso fra teoria e pratica rivoluzionaria deve essere inscindibile e se manca uno dei due elementi il restante si traduce di fatto in sterile riformismo. Siamo stati subito rassicurati che la struttura dei seminari prevedeva i primi due incontri come meramente di formazione e di infarinatura storica mentre nell’ultimo si sarebbe approfondito il tipo di partito che “vogliamo costruire” e circa l’attività quotidiana dei compagni.
Abbiamo continuato mettendo in luce l’importanza di una pratica rivoluzionaria guidata da una teoria rivoluzionaria, studiare il funzionamento del capitale deve servire per acquisire le “armi” col fine di colpire al cuore il “dogma del potere”: lo spartiacque tra un’organizzazione rivoluzionaria e una riformista sta proprio in questo, se si mette all’ordine del giorno della strategia rivoluzionaria la conquista del potere, in questo senso ci siamo ricollegati all’intervento del prof e alla critica alle false soluzioni “dall’interno” che non contemplano un soggetto autonomamente organizzato (il proletariato) come agente del cambiamento. In questo abbiamo portato come esempio i fatti del 20/10/2011 ad Atene dove, a fronte di una calda situazione sociale e rabbia montante da mesi, un partito sedicente comunista quale il KKE e il sindacato da esso diretto ossia il Pame, lungi dall’incanalare e organizzare la rabbia delle masse e del popolo greco, hanno assunto oggettivamente il ruolo di cuscinetto tra il palazzo del potere (parlamento greco) e le masse stesse (che invece volevano assaltarlo) ricoprendo e sostituendo di fatto il ruolo delle forze dell’ordine.
Il prof, sbottando, ha chiesto dove avessimo preso queste informazioni (?!), quando sono fatti noti e risaputi e ribaditi sia dai media mainstream ma anche da fonti di movimento (non solo anarchiche o trozkisti come dicono i compagni ma anche da compagni comunisti rivoluzionari che non fanno parte del KKE).
Contestualizzando e con le dovute differenze, abbiamo paragonato l’atteggiamento del KKE al comportamento infame tenuto dal Cobas Confederazione ed elementi della “sinistra” ufficiale ed ex disobbediente con a capo Casarini, a Roma il 15 Ottobre 2011 consegnando giovani alla polizia e di fatto ponendosi anch’essi come forza di cuscinetto tra potere politico e popolo.
Abbiamo concluso il nostro intervento rispondendo al giovane compagno sulla questione BRICS dicendo che l’anti-imperialismo è da individuare in compagni “come noi” che quotidianamente lottano per il socialismo ed il comunismo proprio in quei paesi e in particolare in India dove vi è la più grande rivoluzione in corso che la borghesia reazionaria indiana combatte con metodi fascisti e genocidi. Non è possibile, quindi, riferirsi a questi paesi che sono parte integrante del sistema capitalista come anti-imperialisti.

Al termine del nostro intervento il prof ha avuto ancora da ridire sulle nostre argomentazioni:  entrando nel merito ha detto che “in questa fase, in cui dobbiamo costruire il partito, dobbiamo formare i quadri invece di inseguire l’estetica del conflitto”, ha anche aggiunto prendendo ad esempio la grande iniziativa antifascista del 23 Marzo 2011 a Palermo contro la presentazione del libro “Nessun Dolore” di Casapound, iniziativa che ha fatto letteralmente il giro del mondo, che anche in quel caso “l’estetica del conflitto” a suo avviso è stata controproducente e respingente verso la cittadinanza quando invece una bella piazza tematica comunicativa sarebbe stata la cosa da fare. Ovviamente abbiamo replicato che nonostante si sia fatto riferimento alle masse e ai lavoratori per tutta la durata dell’assemblea, quando essi si muovono in piazza c’è chi non li vede (come a piazza s. giovanni dove non pochi black bloc ma migliaia di persone, lavoratori, operai, studenti e precari si sono scontrati con la polizia prima difendendosi e poi contro-attaccando), a Palermo invece sarebbe stato semplicemente ridicolo costruire una sorta di “confronto a distanza” (di 100m) con i fasci rispondendo con un’inutile piazza tematica che in altri contesti può essere invece utile ma quel giorno era l’ultima cosa che un antifascista e un rivoluzionario conseguente avesse potuto fare.
Si è chiuso così il primo incontro rafforzando in noi i dubbi circa la critica posta all’inizio del nostro intervento: a che serve un incontro di formazione teorico nella forma e nell’esposizione del tema ineccepibile quando poi entrando nel merito di questioni ed episodi concreti della lotta di classe si pratica l’opposto?
 Ma su questo torneremo nei prossimi giorni con i resoconti dei due incontri seguenti.

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