Tra la fine di Maggio e metà Giugno i compagni del
Collettivo Senza Tregua di Palermo e della Rete dei Collettivi Palermo hanno
organizzato tre appuntamenti di formazione politica tenuti dal prof. Alberto
Lombardo su interessanti temi, quali:
la crisi e il sistema capitalista;
il socialismo e le esperienze storiche, il revisionismo
kruscioviano e il “socialismo-comunismo, oggi unica alternativa alle barbarie”;
infine sull’organizzazione politica autonoma del
proletariato, il Partito, la militanza e il lavoro politico nelle
organizzazioni di massa, il sindacato, i collettivi studenteschi.
Vi abbiamo partecipato attivamente innanzitutto per
conoscere l’opinione e la prassi politica di questi compagni e confrontarci con
loro e secondariamente per esprimere il nostro punto di vista su questioni
importanti che anche noi trattiamo in nostre assemblee di formazione
solitamente composte da lavoratori e giovani studenti.
Durante il primo incontro il prof ha spiegato all’assemblea,
composta esclusivamente da studenti medi e qualche universitario, il
funzionamento del capitale, il ruolo della crisi e come il capitale esce da
essa concludendo con la giusta critica verso alcune “soluzioni” borghesi
prospettate a “sinistra” portando ad esempio le scuole economiche keynesiane o
neokeynesiane che invocano una sovranità monetaria identificandola con una
sovranità popolare (cosa che non è).
Dopo l’esposizione si è aperto il dibattito che ha
arricchito l’assemblea:
una compagna ha posto delle domande circa la convenienza ad
essere entrati nella zona euro e se conviene uscirne, un altro compagno ha
posto la questione di un eventuale alleanza “anti-imperialista” principalmente
in chiave anti-USA con i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud
Africa).
Nel nostro intervento, dopo aver espresso la necessità che
si facciano più spesso queste iniziative di formazione (che oggettivamente
siamo in pochi a fare nel movimento), dato che è importante fissare le basi
teoriche derivanti dalla storia materiale e concreta del proletariato che ha
fatto e fa le rivoluzioni, abbiamo criticato innanzitutto l’impostazione ovvero, secondo noi, un
approccio molto teorico di tipo scolastico non collegato all’esperienza pratica
che ad esempio questi compagni fanno; abbiamo detto che anche noi facciamo
iniziative di questo tipo ma non in senso meramente scolastico o di
“acculturazione”, al contrario a nostro avviso il nesso fra teoria e pratica
rivoluzionaria deve essere inscindibile e se manca uno dei due elementi il
restante si traduce di fatto in sterile riformismo. Siamo stati subito
rassicurati che la struttura dei seminari prevedeva i primi due incontri come
meramente di formazione e di infarinatura storica mentre nell’ultimo si sarebbe
approfondito il tipo di partito che “vogliamo costruire” e circa l’attività
quotidiana dei compagni.
Abbiamo continuato mettendo in luce l’importanza di una
pratica rivoluzionaria guidata da una teoria rivoluzionaria, studiare il
funzionamento del capitale deve servire per acquisire le “armi” col fine di colpire
al cuore il “dogma del potere”: lo spartiacque tra un’organizzazione
rivoluzionaria e una riformista sta proprio in questo, se si mette all’ordine
del giorno della strategia rivoluzionaria la conquista del potere, in questo
senso ci siamo ricollegati all’intervento del prof e alla critica alle false
soluzioni “dall’interno” che non contemplano un soggetto autonomamente
organizzato (il proletariato) come agente del cambiamento. In questo abbiamo
portato come esempio i fatti del 20/10/2011 ad Atene dove, a fronte di una
calda situazione sociale e rabbia montante da mesi, un partito sedicente
comunista quale il KKE e il sindacato da esso diretto ossia il Pame, lungi
dall’incanalare e organizzare la rabbia delle masse e del popolo greco, hanno
assunto oggettivamente il ruolo di cuscinetto tra il palazzo del potere
(parlamento greco) e le masse stesse (che invece volevano assaltarlo)
ricoprendo e sostituendo di fatto il ruolo delle forze dell’ordine.
Il prof, sbottando, ha chiesto dove avessimo preso queste
informazioni (?!), quando sono fatti noti e risaputi e ribaditi sia dai media
mainstream ma anche da fonti di movimento (non solo anarchiche o trozkisti come
dicono i compagni ma anche da compagni comunisti rivoluzionari che non fanno
parte del KKE).
Contestualizzando e con le dovute differenze, abbiamo
paragonato l’atteggiamento del KKE al comportamento infame tenuto dal Cobas
Confederazione ed elementi della “sinistra” ufficiale ed ex disobbediente con a
capo Casarini, a Roma il 15 Ottobre 2011 consegnando giovani alla polizia e di
fatto ponendosi anch’essi come forza di cuscinetto tra potere politico e
popolo.
Abbiamo concluso il nostro intervento rispondendo al giovane
compagno sulla questione BRICS dicendo che l’anti-imperialismo è da individuare
in compagni “come noi” che quotidianamente lottano per il socialismo ed il
comunismo proprio in quei paesi e in particolare in India dove vi è la più
grande rivoluzione in corso che la borghesia reazionaria indiana combatte con
metodi fascisti e genocidi. Non è possibile, quindi, riferirsi a questi paesi
che sono parte integrante del sistema capitalista come anti-imperialisti.
Al termine del nostro intervento il prof ha avuto ancora da
ridire sulle nostre argomentazioni:
entrando nel merito ha detto che “in questa fase, in cui dobbiamo
costruire il partito, dobbiamo formare i quadri invece di inseguire l’estetica
del conflitto”, ha anche aggiunto prendendo ad esempio la grande iniziativa
antifascista del 23 Marzo 2011
a Palermo contro la presentazione del libro “Nessun
Dolore” di Casapound, iniziativa che ha fatto letteralmente il giro del mondo,
che anche in quel caso “l’estetica del conflitto” a suo avviso è stata
controproducente e respingente verso la cittadinanza quando invece una bella
piazza tematica comunicativa sarebbe stata la cosa da fare. Ovviamente abbiamo
replicato che nonostante si sia fatto riferimento alle masse e ai lavoratori
per tutta la durata dell’assemblea, quando essi si muovono in piazza c’è chi
non li vede (come a piazza s. giovanni dove non pochi black bloc ma migliaia di
persone, lavoratori, operai, studenti e precari si sono scontrati con la
polizia prima difendendosi e poi contro-attaccando), a Palermo invece sarebbe
stato semplicemente ridicolo costruire una sorta di “confronto a distanza” (di
100m) con i fasci rispondendo con un’inutile piazza tematica che in altri
contesti può essere invece utile ma quel giorno era l’ultima cosa che un
antifascista e un rivoluzionario conseguente avesse potuto fare.
Si è chiuso così il primo incontro rafforzando in noi i
dubbi circa la critica posta all’inizio del nostro intervento: a che serve un
incontro di formazione teorico nella forma e nell’esposizione del tema
ineccepibile quando poi entrando nel merito di questioni ed episodi concreti della
lotta di classe si pratica l’opposto?
Ma su questo
torneremo nei prossimi giorni con i resoconti dei due incontri seguenti.
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