"Alcuni capi avrebbero invitato i lavoratori a non abbandonare i propri posti e a presidiare gli impianti dello stabilimento siderurgico - Tam-tam di sms allarma l'Ilva "attenti, arrivano i carabineri". Ore di tensione tra gli operai, si pensava che il sequestro dovesse avvenire ieri" - Dalla Gazzetta del mezzogiorno del 21.6
Comunicato 3
Sottrarsi
e contrastare la guerra che Ilva e capi stanno portando avanti.
Stanno
facendo dell’allarmismo psicologico per portare gli operai a farsi
difensori di padron Riva, a farsi pecore.
Quando
ancora nulla è stato fatto dalla magistratura, sono azienda e capi
che si stanno “tirando dietro” sequestri e provvedimenti, per
avere una preventiva assoluta attitudine servile degli operai.
Tra
un po’ saranno gli operai ad essere “sequestrati” in fabbrica
per “presidiare gli impianti e non mollare la guardia” – come
dicevano giovedì notte gli sms dei capi mandati agli operai.
In
nessuna altra fabbrica, anche di fronte a situazioni di questo tipo,
è accaduto questo.
Occorre
chiedersi a chi serve questa guerra allarmista.
Sta di fatto che ora già Riva ha incassato il sostegno e la
comprensione di tutte le istituzioni politiche locali, dei politici e
parlamentari jonici, dei sindacati confederali e dello stesso
governo; sta scaricando i costi delle bonifiche parziali e
insufficienti -300 milioni di euro quasi già stanziati – a cui
padron Riva doveva partecipare per i danni fatti, almeno quelli
durante la sua gestione all’ambiente, e alle persone, prima di
tutto alla salute e alla vita degli operai. I Riva da essere
indagati, e già condannati per altri processi, cercano di passare
ora per vittime. Ormai tutti parlano dell’Ilva come se fosse
un’Istituzione, in cui tutti sono uniti negli stessi interessi, non
ci sono responsabili di ciò che accade dentro, ecc.
Tutto
questo clima a favore dei padroni dell'Ilva verrà sicuramente usato
molto presto da Riva quando dovrà mettere nuovamente gli operai in
cassintegrazione (e non per i sequestri della magistratura, ma per lo
scaricamento della crisi economica finanziaria provocata da banche e
padroni sulla pelle degli operai), e quando tornerà a parlare per le
stesse ragioni di esuberi (e anche qui non c'entrano nulla gli
eventuali provvedimenti del Giudice).
Gli
operai in tutto questo rischiano di uscire “cornuti e mazziati”.
Il
vero problema che hanno gli operai dell'ilva in questo momento è che
sono senza organizzazione sindacale di classe, senza un vero
sindacato nelle mani degli operai e questo li rende alla mercè del
padrone e incapaci di difender i loro interessi reali come
lavoratori..
Questa “guerra provocata” sta facendo ribaltare gli schieramenti
normali: gli operai invece di unirsi agli altri operai, proletari,
giovani, gente dei quartieri martoriati – spesso loro stessi
familiari; si vogliono far unire come pecore al padrone attraverso
l'uso dei capi e di settori di operai asserviti e coccolati
dall'azienda. Questa è una logica dei tempi dello Stato corporativo
fascista che si vuole ricostruire e da cui sempre gli operai hanno
avuto batoste.
Più
si indeboliscono come forza di classe autonoma dagli interessi
padronali, dalle logiche istituzioni, dalla politica ufficiale
divenuta un mercato, e più non riusciranno a difendere né posto di
lavoro, né salario, né diritti e neanche quella cosa che dovrebbe
essere importante per tutti, la dignità!
Gli
operai oggi sono in mezzo, tra un “sindacato” del padrone,
organizzato dal padrone con i suoi capi, e i sindacati ufficiali che
proprio perché sono collaborativi e innocui oggi sono come parte
della direzione aziendale e partecipi in questa veste ai Tavoli, e
utilizzati dal nuovo presidente l'ex Prefetto Marco Ferrante.
Senza
un loro sindacato di classe – che all'Ilva di Taranto non può che
essere, come sappiamo bene tutti, lo Slai cobas già presente in
fabbrica in costruzione, attivo nonostante che l'azienda non lo vuole
riconoscere e i sindacati confederali gli fanno ostracismo e guerra –
gli operai non possono far pesare il loro punto di vista, i loro
effettivi interessi e condurre questa “guerra”.
Questo
il vero problema a cui senza perdere tempo gli operai più coscienti
devono mettere il loro impegno, le loro forze, le loro teste. Perchè
dovremmo avere paura? Si può vivere sempre con la paura e la testa
abbassata ?
Non
abbiamo da perdere che le nostre catene e un mondo da conquistare per
noi e i nostri figli !
In
concreto
Lo
Slai cobas per il sindacato di classe dice chiaro che I POSTI DI
LAVORO NON SI TOCCANO!, che neanche mezzo posto di lavoro deve essere
messo in discussione.
Questo
è possibile anche a fronte di eventuali provvedimenti della
magistratura. Chi l’ha detto che una fabbrica siderurgica per
andare avanti deve per forza far ammalare e far morire, o se deve
rispettare la salute e l’ambiente deve chiudere?
Se
alcuni impianti vengono chiusi, se la produzione ne viene rallentata,
gli operai non devono essere mandati a casa ma devono essere
impiegati – loro che la fabbrica la conoscono – a fare quelle
opere di ristrutturazione, di risanamento ambientale della fabbrica,
di riorganizzazione degli impianti che possono abbattere le sostanze
pericolose e inquinanti e salvaguardare il lavoro. Non c’è una
impossibilità oggettiva, c’è una logica capitalista, di cui
sempre Riva è stato ed è uno dei principali esponenti, che vuole
tagliare i costi di produzione, che vuole comunque fare profitti, una
logica per cui ogni investimento che non procuri immediato utile non
va fatto – la copertura dei parchi minerali per esempio non ha
altra motivazione che quella che “servono troppi soldi…”.
E’
chiaro che il capitalista Riva ogni soldo (per lui “improduttivo”)
che è costretto ad uscire, lo vuole poi far pagare agli operai. Ma
questa è la lotta di classe. Il problema è sempre: il padrone fa il
suo interesse e gli operai che fanno?
SPETTA
ORA AGLI OPERAI ALZARE LA TESTA!
NOI
DELLO SLAI COBAS per il sindacato di classe per questo SIAMO PRONTI!
Slai
COBAS ILVA per il sindacato di classe
via
Rintone, 22 TA – cobasta@libero.it
3475301704
– T/F 0994792086
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