Dopo una settimana di marcia attraverso alcuni paesi della Sicilia che preannunciava iniziative eclatanti per “farsi sentire dal governo” il movimento dei Forconi ha deciso di chiudere la settimana di protesta bloccando l'imbarco sullo Stretto di Messina. Poi sabato scorso hanno tolto ombrelloni e sedie e sono andati via annunciando altre iniziative.
Dicono di essere “assetati di giustizia, affamati di democrazia, esasperati dal sistema” e hanno ribadito ancora una volta con forza le loro rivendicazioni: Riduzione del costo del carburante che incide sui costi di gestione dei trasporti, riduzione tariffe autostradali e di attraversamento dello Stretto. Deroga in materia di Durc consentendo rateizzazioni di lunga durata, sospensione dell'Imu per le imprese agricole. Tutela dei prodotti siciliani, tassa sui cibi-spazzatura che impiegano oli e bevande gasate i cui proventi dovrebbero sostenere l'agricoltura meridionale e siciliana che vanta primati di produzioni biologiche.
Tutte richieste che fino a questo momento il governo non solo non ha accolto ma ha fatto finta di non sentire nemmeno; piuttosto con la scusa della crisi ha prodotto leggi e decreti che attaccano innanzi tutto il proletariato e le masse popolari in generale, ma anche la piccola e media borghesia agricola e produttiva che insieme ad una parte dei camionisti sia ad essi legati per il trasporto che “indipendenti”, soprattutto al sud, vivono di condizioni economiche particolari producendo spesso al di sotto del costo e (questo succedeva prima) cercando di pareggiare i conti con fondi statali, regionali ed europei.
Non ce la fanno più ed ogni giorno che passa li vede più disperati, ancora una volta quindi il movimento dei Forconi sputa fuoco e fiamme contro il governo, come si legge nel volantino che hanno distribuito, e visto che non hanno risposta hanno deciso questa volta di rallentare il traffico, mai bloccato completamente, ai traghetti sullo Stretto, una mobilitazione che a differenza della volta precedente ha subito la “congiura del silenzio” da parte dei principali mass media, a cominciare dalla tv di stato.
Anche da parte loro però questa volta la mobilitazione è stata meno partecipata, ha avuto meno effetti e più frustrazione, da un lato perché non si è ripetuto il “miracolo” mediatico né l'interlocuzione delle istituzioni. La telefonata che i Forconi aspettavano dal ministro degli interni (?) non è mai arrivata. Questo disinteresse delle istituzioni da un lato li ha fatti arrabbiare ancora di più dall'altro li ha frustrati. Vengono maltrattati e si sentono maltrattati, non riescono a trovare interlocutori politici, men che meno di quelli nostrani che vivono solo ed esclusivamente di parassitismo, ma non si può continuare a fare i parassiti su chi non ha più sangue da farsi succhiare; politici che non hanno più a disposizione i tanti soldi sia dello stato che della comunità europea per alimentare clientele e speranze.
Il loro punto di riferimento rimane perciò il governo, quello nazionale, è lì che si fanno le leggi e queste leggi non guardano in faccia a nessuno hanno lo scopo principale di salvaguardare gli interessi, i profitti dei banchieri e dei capitalisti italiani senza intralci, e per per fare questo devono attaccare gli interessi dei proletari e delle masse popolari che devono rinunciare non già a miglioramenti ma a quello che hanno conquistato... il governo Monti in questo senso è quello che deve mettere in riga anche i padroni che nella crisi recalcitrano, e non accetta quindi nemmeno i mugugni da Squinzi, il presidente di Confindustria, che comincia a sentire i rimbrotti degli altri capitalisti.
Ma a questa legittima arrabbiatura e alle parole di fuoco dei Forconi come si è visto questa non corrispondono i fatti. Nella sostanza le manifestazioni si sono ridotte spesso a iniziative piuttosto morbide e il tentativo di coinvolgere altri settori sociali in difficoltà come gli operai ex-Fiat di Termini Imerese, che avrebbero dovuto condividere la rabbia per bloccare le auto che arrivano dal “continente”, non è andato a buon fine.
E vista anche la quasi totale mancanza di notizie da parte dei media hanno pensato di contattare esponenti politici come Grillo di cui sembrano ammiratori.
Ma questa classe non vuole o non può andare fino in fondo, perché con la lotta contribuisce a bloccare l'attività produttiva intesa in senso largo e saltano i profitti.
È vero che alcune rivendicazioni, come dicono i Forconi, sono uguali a quelle del proletariato e delle masse popolari (tasse, tariffe, repressione...), ma i metodi di lotta devono essere conseguenti e coerenti e ciò fa differenza con molte lotte di massa di questi ultimi anni: attacco al governo con assedio dei palazzi... anche loro devono decidersi... mentre il Giornale (si fa per dire) di Sicilia incita la polizia contro i Forconi che bloccando i traghetti diventano “facinorosi”...
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