Il nuovo Contratto Fiat firmato il 13 dicembre tra fim, uilm fismic, ugl e Fiat, chiamato Contratto Collettivo Specifico CCSL e che estende dal 1.1.12 a tutti gli stabilimenti Fiat il contratto di Pomigliano del 29.12.10, è basato su una logica corporativa, fascista.
Il nuovo Contratto considera interessi aziendali e interessi degli operai sullo stesso piano, nel senso che l’interesse operaio è l’interesse padronale. In questo quadro i sindacati firmatari partecipano al coinvolgimento dei lavoratori per la tutela della competitività dell’azienda. “Di conseguenza - si scrive che azienda e sindacati partecipativi – assumono la prevenzione del conflitto come un reciproco impegno su cui si fonda il sistema partecipativo”.
In questo quadro il “sindacato” diventa ufficialmente un agente aziendale, che collabora con la Fiat nella gestione degli operai; vengono, infatti, costituite 6 commissioni miste con l’azienda che interverranno su materie quali la conciliazione e arbitrato, l’assenteismo, l’organizzazione del lavoro, le pari opportunità, la salute e sicurezza, i servizi.
Tra queste commissioni quella che la Fiat considera più importante è la commissione su “conciliazione e arbitrato”, dove vengono esaminate situazioni che “concretizzino il mancato rispetto degli impegni assunti dalle OO.SS. firmatarie”; essa quindi non è una sede di conciliazione su problematiche operaie, ma un’arma dell’azienda per imporre il rispetto delle clausole contrattuali e in caso contrario procedere con le sanzioni previste dalla “clausola di responsabilità”. A ulteriore dimostrazione che trattasi di una commissione unicamente di tutela dell’interesse aziendale, non solo i rappresentanti della parte Fiat dovranno essere di pari numero a quelli designati, ma il compito di Segretario della Commissione è affidato a un componente dell’azienda.
In questo quadro per cui l’interesse operaio è l’interesse Fiat, l’obiettivo degli operai deve essere che l’azienda faccia profitti affinchè possano avere una parte del salario, fino alla “partecipazione agli utili aziendali” – tanto che il CCSL prevede “commissioni in fabbrica per regolare le modalità dei premi individuali collegati alle proposte di miglioramento continuo e si vaglieranno, inoltre, ulteriori opzioni compresa la partecipazione agli utili aziendali”.
Una parte del salario quindi diventa formalmente con questo contratto una variabile dipendente dai profitti Fiat; esso non è più il pagamento del tempo di lavoro dell’operaio destinato alla riproduzione della sua forza lavoro – che comunque costituisce una parte sempre più piccola del tempo di lavoro che gli operai lavorano gratis per l’azienda e da cui il capitalista trae i sui profitti - ma una concessione della Fiat detratta dai suoi utili. Messa così Marchionne appare un gran benefattore che si toglie un pò del pane dalla bocca per remunerare l’operaio e l’operaio è di fatto uno schiavo che consuma i beni del suo padrone.
Sempre in questa logica corporativa va vista anche tutta la questione della malattia, e non tanto nell’aspetto, pesante, punitivo del non pagamento dei primi due giorni di malattia che costringerà gli operai ad andare a lavorare anche malati, quanto nel legare il diritto di ogni operaio all’andamento complessivo delle assenze per malattia. E’ uno strumento di rottura dell’unità dei lavoratori. Ogni lavoratore si deve fare controllore e spia dei suoi compagni di lavoro. E’ l’applicazione in fabbrica di una logica e metodo fascista, per cui per uno pagano tutti.
L’opposizione a questo “contratto Marchionne”, è quindi necessaria anche per far fallire questa logica che in maniera “scientifica” persegue l’attacco all’unità degli operai come classe antagonista della classe capitalista.
Nel merito i punti fondamentali dell’accordo sono già stati sostanzialmente affrontati nei due speciali Fiat contro il fascismo padronale, sia nell’analisi dell’accordo Pomigliano, sia dell’accordo Mirafiori – questi speciali riprodotti ad latere di questo blog possono essere letti e scaricati.
Li riprenderemo, perché oggi questo contratto e tutte le sue clausole fasciste diventano il punto di riferimento dell’intero padronato e trovano l’appoggio e presto la loro ratifica legale da parte del governo Monti, che porterà ancora più avanti l’art. 8.
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