domenica 18 dicembre 2011

pc 18 dicembre - ad un anno dall'avvio della rivoluzione tunisina .. parlano le donne

Intervista tradotta dal francese dal giornale Partisan
In maoistroad nel suo ultimo numero speciale sulle rivolte arabe. Si può richiedere a maoistroad@gmail.com
Si informa che è in preparazione una delegazione internazionale per andare in tunisia nella primavera 2012

Il 3 settembre 2011 presso la sede dell'Associazione tunisina delle donne democratiche (ATFD), a Suosse.

Noi ci troviamo presso la sede dell'ATFD, puoi dirci, Amina, quando questa organizzazione di donne è stata fondata?

Nel 1989. E questo è l'unico anno in cui l'associazione ha ricevuto sovvenzioni, fin dalla sua fondazione, perché dopo, dato che ha rifiutato ogni compromesso con il RCD, non ha più ricevuto finanziamenti. Attualmente facciamo un dossier per recuperare fondi, almeno a livello locale, perché siamo presenti a Tunisi e a Sousse.

Che ruolo avete nella direzione delle donne tunisine?

Qui, noi abbiamo aperto un centro di accoglienza per le donne vittime di violenza dove lavoriamo sulla base di tre aspetti: accoglienza, ascolto, orientamento. Noi non pensiamo di avere la soluzione ai problemi delle donne: occorre sviluppare insieme a partire dall'ascolto in un ambito psicologico e/o giuridico, importante è creare un clima confidenziale. Il contatto umano è fondamentale, i figli di queste donne soffrono anch'essi, e fino a quando sono testimoni di violenze, mettono spesso la madre sotto accusa proteggendo l'immagine del padre. Da vittime molte di queste donne si sentono colpevoli.

E nel contesto attuale, dopo il 14 gennaio, quali sono le vostre priorità?

Le femministe insieme alle militanti dei partiti progressisti hanno conquistato la battaglia sulla parità delle liste elettorali. L'obiettivo allo stesso modo è quello di avere un'alternanza uomo/donna per le liste di sinistra. Noi siamo fiere di avere rifiutato ogni compromesso o risarcimento finanziario per liste non miste: nessuna lista non mista è stata validata, gli stessi islamici si sono dovuti piegare.

Come vi fate conoscere dalle donne?

Noi conduciamo una "Carovana di donne" attraverso il paese, tenendo assemblee pubbliche, che ci permettono di prendere numerosi contatti. A Tunisi è andata bene, ma a Kairouan, Ennahda è venuto per sabotare i nostri interventi, a strappare i manifesti, pagando il viaggio ad alcune donne velate per sostenerli nell'opposizione a "una riunione contro Dio"! Alcune hanno scoperto la trappola.

Gli islamici sono un pericolo per la Tunisia di domani?

Meno di quanto si possa credere, perché la mescolanza è di routine in tutta la vita dei tunisini (scuola, lavoro, associazioni), e ci sono delle cose acquisite sulle quali non si può tornare indietro, la poligamia per esempio! Inoltre,occorre sottolineare che ogni volta che abbiamo chiesto loro il programma economico, non hanno nulla da rispondere. Certamente hanno i soldi e i mezzi, ma nessuna visione per il futuro della Tunisia.

E il divorzio, come si presenta per le donne tunisine?

Sulla carta, sul piano del diritto. Nessun problema, una donna può prendere l'iniziativa. Ma nella realtà, gli assegni versati dal padre per provvedere all'educazione dei figli fino a 16 anni non sono sufficienti. Molte donne non possono permettersi di divorziare per mancanza di soldi.

Che cosa pensate del diritto ineguale delle donne all'eredità?

E' una delle sfide della futura Costituzione. Attualmente le donne, secondo la situazione, percepiscono un terzo o un ottavo dell'eredità, cosa che a volte non permette loro di mantenere la loro abitazione! Noi rivendichiamo sicuramente l'uguaglianza assoluta.

E la cura dei bambini?

La legge stabilisce che se in una impresa vi è il 40% di donne, il padrone deve proporre una asilo aziendale, ma ciò non è applicato. Noi dobbiamo batterci per fare applicare questo diritto.

Pensate che le donne ottengono tutte le responsabilità di cui sono capaci nella vita pubblica?

Per niente. Si può portare l'esempio del settore tessile dove le operaie sono il 70% effettivo, ma i dirigenti dell' UGTT del settore sono ancora uomini! Ancora, le operaie del tessile sono donne coraggiose: esse hanno fatto una lotta di resistenza contro i licenziamenti a Djerba, lotta sostenuta dall'ATFD che ha organizzato riunioni clandestine (nel 2008) e venduto sciarpe e borse artigianali fatte dalle operaie.

In quale altro settore ci sono state lotte di donne?

Nella regione di de Gafsa, dove i minatori hanno fatto scioperi nel 2008, una quindicina di loro sono stati arrestati e messi in carcere. Delle madri e sorelle di minatori hanno allora piantato la tenda davanti l'ingresso della miniera e sono rimaste un mese e mezzo per denunciare la repressione. La loro organizzazione e il loro coraggio hanno preparato il terreno della Rivoluzione. Questo non si deve dimenticare!

Come volete continuare a esercitare la vostra vigilanza per assicurare i diritti delle donne?

Abbiamo crato recentemente una struttura di "monitoraggio dei media" composta da una trentina di giovani incaricati di sorvegliare la partà nei settori dell'informazione: stampa, radio, televisione. Attualmente, solo alcuni uomini democratici comprendono e sostengono la lotta delle donne. Per molti "non è il momento", ma noi noi continueremo ad avanzare!


Brigitte Clément

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