domenica 18 dicembre 2011

pc 18 dicembre - ILVA Taranto - contestazione di massa all'accordo fim-fiom-uilm

NO ALL'ACCORDO SU CAMBIO TUTA – COMUNICATO DELLO SLAI COBAS per il sindacato di classe ILVA

L'accordo firmato il 15 dicembre da tutte e tre i sindacati, fim, uilm e fiom, dà una miseria, scambia un diritto retributivo certo per una concessione, e quindi non va accettato.
In sintesi questo accordo dà 1,95 euro lordi per giornata di presenza – che tassate del 10% diventano 1,75, e una una tantum di 1.750 euro in due tranches: 1000 con la busta paga di gennaio 2012 e 750 con quella di settembre 2012; viene imposta la firma di una liberatoria per bloccare ricorsi in corso o futuri; infine, le somme erogate non saranno computati ai fini del ricalcolo di istituti retributivi diretti e/o indiretti, compreso il TFR.

Lo Slai COBAS per il sindacato di classe Ilva dà queste indicazioni: AL REFERENDUM VOTARE NO, NON FIRMARE LA LIBERATORIA.
LO SLAI COBAS per il sindacato di classe ORGANIZZA RICORSI COLLETTIVI. Per questo Sabato 14 gennaio ore 10 al Centro Magna Grecia via Zara 121 Taranto, con la presenza dei nostri avvocati prepareremo il ricorso collettivo con tutti gli operai (iscritti e non iscritti allo slai cobas) che non hanno accettato e vogliono continuare a rivendicare il loro diritto.

TORNANDO SULL'ACCORDO.

Oltre la miseria che si dà ai lavoratori, la inaccettabilità di questo accordo sta anche nella sua motivazione. Invece di parlare di un diritto retributivo previsto da leggi e sentenze anche della Cassazione che l’Ilva ha violato in tutti questi anni, si parla di “premio di presenza”, una “indennità” data dall’azienda sulla base di un accordo del 20.5.1989 sulla produttività.
Leggi e sentenze dicono chiaro che “L'orario di lavoro inizia quando il dipendente, entrando nell'impresa, si assoggetta alle disposizioni dell'imprenditore; il tempo impiegato, all'interno dell'unità produttiva, per indossare le tute rientra quindi nell'orario di lavoro”.
Invece gli operai Ilva si trovano di fronte non al riconoscimento di questo diritto ma a una “concessione” dell’Ilva, fatta pure, come viene scritto nell’accordo ‘cambio tuta’, “in assenza di obblighi specifici”.
Nello stesso tempo il richiamo all’accordo del 1989 smaschera la diretta responsabilità anche di Fim, fiom e uilm per la mancata retribuzione del ‘cambio tuta’ in questi anni, visto che nell’89 avevano già concordato con l’azienda “le
modalità di inizio e fine dell’attività lavorativa e del computo dell’orario di lavoro”, non inserendo il ‘cambio tuta’.
Scambiare poi una parte di retribuzione dovuta con un “incentivo legato alla produttività”, può rendere in futuro anche questa miseria di 1,95 euro non sicura ma dipendente dall’andamento della produttività.

Nel merito, inoltre, l’una tantum di 1.750 euro viene riconosciuta per intero solo agli operai con “anzianità aziendale minima di cinque anni”, tutti gli altri la riceveranno in proporzione alla loro anzianità – quindi soprattutto i giovani operai vengono ulteriormente penalizzati.

E non manca il ricatto: questa “indennità” verrà data solo a chi firma una liberatoria “tombale” individuale, in modo che l’azienda sia coperta da eventuali ricorsi passati e futuri.
I lavoratori che hanno fatto ricorso non solo devono rinunciarvi, ma devono anche farsi carico delle spese legali che superino le 300 euro.
Si tratta niente di meno di un’estorsione, aggravata anche da minacce aziendali, che circolano in questi giorni in fabbrica, verso coloro che non firmeranno.

Se da parte di Fim e Uilm era scontato che firmassero, non aspettavano altro, dato che avevano avviato questa vertenza controvoglia solo perché pressati dagli operai; da parte della Fiom, che fino all’ultimo ha giurato che non avrebbe firmato, è una vergogna.
Ora, per cercare di abbellire l’accordo, arriva anche a far passare come tutela della volontà dei lavoratori la firma della liberatoria, dicendo addirittura che così “ogni lavoratore potrà decidere individualmente se aderire all’accordo o meno”. Ma siamo su “scherzi a parte”!?

Slai cobas per il sindacato di classe Ilva Taranto
cobasta@libero.it - 347-5301704

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