Tre ragazzi tunisini sono stati arrestati a metà pomeriggio dentro al Cie di Restinco, a Brindisi, in seguito ad un tentativo di fuga avvenuto in mattinata.
C’è chi dice che a provare ad evadere siano stati una decina, e chi soltanto in cinque. Quello che è sicuro è che almeno uno di loro è riuscito nell’intento ed ora è finalmente libero, mentre i tre arrestati sono stati picchiati dai soldati che li hanno placcati nella fuga.
Il Cie di Restinco è diventato ultimamente il più turbolento d’Italia con sommosse e fughe continue, tanto che addirittura i sindacati di Polizia ne hanno ripetutamente chiesto la chiusura, «prima che ci scappi il morto». In più, da quando hanno cominciato ad arrivare i tunisini sbarcati a Lampedusa il Centro è strapieno, con gente costretta a dormire per terra, e questo non contribuisce a placare gli animi così come non contribuisce a placare gli animi il fatto che le mura del Centro siano fatte di blocchi di tufo: facili da divellere per aprire varchi e buoni da tirare contro gli inseguitori. La libertà sembra a portata di mano, ed è normale che se ne approfitti.
Per provare a rompere i legami tra i prigionieri e riprendere il controllo della situazione, la settimana passata l’amministrazione ha ordinato il trasferimento di una trentina di reclusi di Restinco verso il Centro di Bari-Palese e di altrettanti reclusi di Bari verso Restinco. Ma i risultati di questa mossa, come dimostrano i fatti di questa mattina, sono ancora nulli.
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