OPERAI LIGURI DELLA FINCANTIERI IN LOTTA
Sembra proprio di assistere allo stesso copione: come già l'infame extracomunitario canadese ad della Fiat, anche il suo omologo di Fincantieri - Giuseppe Bono - sta mettendo in pratica il percorso che porterà, presumibilmente, alla cancellazione del ccnl per i dipendenti del gruppo ed al tentativo, da parte dell'azienda, di ridurli in schiavitù.
La tattica è sempre la stessa, quella provata dallo schifoso nordamericano: annunciare la chiusura di un sito, in questo caso Riva Trigoso, per a parole rilanciarne un altro, quello di Genova Sestri Ponente.
Memore delle proteste degli operai Fiat, i responsabili del gruppo delle costruzioni navali stanno andando più cauti, cercando - sempre con l'aiuto dei sindacati collaborazionisti (in questo caso Fit-Cisl e Uiltrasporti) e del governo reazionario, rappresentato dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani - di indorare il più possibile la pillola, annunciando che nulla è ancora deciso.
Gli operai non ci stanno ad essere trattati alla stregua di quelli della Fiat, messi gli uni contro gli altri per poi tagliare i diritti a tutti, ed alle dichiarazioni della proprietà rispondono chiedendo chiarezza: lo fanno organizzando fermate come quella di giovedì 17 febbraio quando più di mille lavoratori hanno bloccato la strada statale Aurelia, ricevendo anche la solidarietà dei compagni di lavoro genovesi.
Da segnalare, infine, la giusta e sacrosanta contestazione al sindacalista della collaborazionista Fit-Cisl, Omar Di Tullio: nessuno degli esponenti di quel branco di venduti al padrone che è il sindacato cattolico deve poter parlare liberamente.
Genova, 18 febbraio 2011
Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova
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