MENTRE I DIRIGENTI NAZIONALI DELLA FIOM DISCUTONO CON I DISOBBEDIENTI DI COME CONTENERE IL CONFLITTO... VENERDI'21 UN'ALTRA OCCASIONE MANCATA PERE LA PAROLA AGLI OPERAI DA PARTE DELL'ESTABILISHMENT VENEZIANO PRESENTE ALLA RIUNIONE FIOM
La prima di alcune iniziative messe in cantiere dalla Fiom veneziana per lo sciopero del 28 gennaio, si è concretizzata in un confronto quasi solo tra soggetti politici istituzionali della “sinistra” e del “centro-sinistra” nel veneziano, tranquillamente seduti anche PD ed IDV davanti alle bandiere della Fiom. Anomalia veneziana a sinistra ? Come vedremo, tutt’altra è la questione.
Nel pubblico, pochi giovani, molti compagni operai e pensionati, e una ventina di operai bengalesi del Cobas, arrivati con il volantino sul nuovo fascismo Fiat e sulla situazione in Fincantieri. Diffuso in sala anche lo speciale sull’accordo Fiat di Proletari Comunisti. Attenzione da parte di numerosi compagni alla nostra presenza, e aspettativa per l’intervento, inizialmente previsto e “concesso” dalla moderatrice, di un rappresentante del Cobas Fincantieri. Intervento poi reso impossibile da un repentino cambiamento di programma per “mancanza di tempo”, che a quel punto ha spinto gli operai del Cobas presenti ad abbandonare la sala prima del termine, in un gesto di chiara critica, senza però ledere nulla alla iniziativa, in quanto non essendo emersa una critica radicale al tipo di dibattito, una contestazione non sarebbe stata capita. Fuori dalla sala, riunione in piazza degli operai del Cobas, per decidere come comportarsi in occasione di future e non nuove attitudini “censorie” della falsa sinistra veneziana.
Rispetto al programma prefissato nell’iniziativa, c’è stato spazio solo per l’intervento di un operaio comunista pensionato, abbastanza centrato sulla critica e sulla rivendicazione di un patrimonio operaio che non va abbandonato, ma era un intervento come a lamentare una situazione che gli stessi “compagni” hanno guastato. Nonché l’intervento, verso la fine, di un delegato Rsu della Fincantieri abbastanza noto per la sua presenza a diverse tavole rotonde, Castigliego, arrivato trafelato verso la fine del dibattito a contestare con parole gravi e toni accesi, il rappresentante provinciale del PD, il quale, come del resto in precedenza aveva fatto il rappresentante di IDV (che aveva addirittura riconosciuto l’esistenza di un problema di nuova legge della “rappresentatività”, lamentando che, ahimé, si sarebbe tornati ai vecchi Consigli di fabbrica, di questo passo), si è soffermato sulla necessità di “affrontare il problema”, ecc. Il problema insomma da affrontare secondo alcuni nella falsa “sinistra” sarebbe costituito anche dalle “motivazioni” del padronato, spinto, porello, a dover incrinare diritti e Patto Costituzionale, con quanto ne è seguito (in particolare lo Statuto dei lavoratori). Su questo la posizione della Fiom espressa è stata molto critica, nulla da dire di particolare sul punto, così come sia Chinellato che altri interventi hanno ricordato l’attacco al CCNL, il tentativo ora di portare la contrattazione sul campo aziendale con perdita di diritti e svendita delle condizioni di lavoro pur di portare a casa la retribuzione.
La moderatrice, Loredana De Checchi, della “Cgil che vogliamo”, si è schierata apertamente per la difesa dei diritti, ma nessuno in sala si è azzardato a parlare dell’anniversario del Partito Comunista, né tanto meno di lotta per il socialismo, il Castigliego ha perorato, pur se vigorosamente sul piano verbale, l’intervento “parlamentare” della politica della “sinistra”, un po’ poco visto ciò che ha già messo in campo la destra ed il padronato. Il rappresentante del PD ha perorato la caduta del governo Berlusconi e la nascita di un “nuovo governo”, ma questo in realtà non ha avuto modo di spiegarci, se si trattava di una riproduzione in facsimile degli squallidi ed antioperai governi Prodi 1-D’Alema- o del governo Prodi 2, più attento sulla sicurezza sul lavoro, ma altresì pronto a calarsi i pantaloni al sorgere del primo scandalino, concessione questa che come abbiamo visto, non ha fatto per nulla il governo fascista del padronato.
È parso latente il bisogno di una espressione politica al movimento in campo, da parte di molti compagni vi era un maggiore bisogno di discussione, che solo di rado si è coniugato con le parole degli oratori. In qualche passaggio di Castigliego che cercava di fustigare il PD, nelle parole di due anziani compagni. La “battaglia” promessa dal PRC, o meglio dalla “Federazione della Sinistra”, ossia da Bonzio, che solo tre mesi fa declamava la “produzione d’eccellenza” di Fincantieri, ed oggi si abbassa bontà sua ad organizzare ben 100 banchetti in due giorni in tutto il Veneto per lo sciopero. Encomiabile sforzo, con il quale forse sul piano militante si potrebbe costruire ben di più che 100 “banchetti”.
Latente anche la confusione, la subordinazione culturale, presente nella sproporzione di mezzi tra il comando padronale ed i suoi media, e gli strumenti di comunicazione di cui dispone “la sinistra” e “gli operai”, qualificati in equivalenza alla “Fiom”. Ciò perché nelle concezioni tutt’altro che rivoluzionarie presenti tra gli oratori, sfugge che è la lotta il passaggio necessario, e non la “comunicazione”, che comunica molto di più la lotta di mille banchetti, come sfugge loro che Cgil-Cisl-Uil è ormai morta, e che ci sarà solo Sindacato di classe in costruzione e Sindacati dei padroni, fino allo scontro definitivo.
Sfuggendo loro questo, evidente non saranno presenti allo scontro definitivo, mentre la attenzione ma anche le domande anche queste “latenti” tra i presenti (compreso un compagno che ha interrogato il segretario provinciale della Fiom sul che faranno quelli che hanno votato no, e che ancora sono in Cig, al loro rientro), traspariva verso qualcosa di più, che tuttavia non è uscito, tra le bandiere rosse ed i toni “aplomb” del dibattito.
Ancora non ci siamo. Domani l’apparato nazionale della Fiom sarà a discutere con i capi delle polizie politiche di movimento, i cosiddetti “disobbedienti”, allo scopo certo, di potersi “unire contro la crisi” e non contro il capitalismo.
Ancora non ci siamo. Permane la logica delle O.S. sopra e dei lavoratori sotto.
Ancora non ci siamo. Sono comunisti, e non hanno nemmeno nominato Antonio Gramsci ed il PC d’I, nemmeno una volta. Solo, il rappresentante della FdS, ad un certo punto, parlava della lotta “sconfitta ma con grande dignità” del “1921”, intendendo certo il risultato del biennio rosso, ma astenendosi attentamente anche dal solo nominare le occupazioni delle fabbriche Fiat del 1919-1920. Una amnesia ?
Da registrare anche, oltre alla presenza attenta del pubblico, anche la assenza totale dei ceti politici della sinistra “rivoluzionaria”.
Gli operai del Cobas della Fincantieri non erano soli, erano tra altri lavoratori, ma erano soli. Perché il razzismo c’è, ed è un’altra parola che non è stata nominata nemmeno una volta nel dibattito.
Decisamente il Veneto è un po’ indietro, e Marghera non fa eccezione, se guardiamo alle organizzazioni “storiche” del movimento operaio. Attenzione però. C’è un revisionismo anche qui. Quali sono, dopo il 1968-1969, le Organizzazioni Storiche della classe operaia ? Dopo le lotte della autonomia operaia, qui rigorosamente censurate e certamente cogestite domani e dopodomani con il placet e le riscritture di comodo del duo Casarini-Negri, il moderno fascismo aleggia anche laddove meno te lo aspetti.
Circolo operaio di Proletari Comunisti di Venezia
Nessun commento:
Posta un commento