Marcegaglia: Torino è un esempio da seguire
sole 24 ore ROMA
«Stiamo cercando di cambiare il sistema della contrattazione in Italia e quello di Fiat é un buon esempio da seguire». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine del forum di Davos, sottolinea l'importanza delle intese raggiunte dal Lingotto con i sindacati, considerando prioritario per «le imprese italiane lavorare molto per alzare la produttività», per colmare «il gap del 30% rispetto alla Germania degli ultimi 15 anni».
Nei giorni scorsi Marcegaglia aveva aperto sulla proposta formulata da Federmeccanica di fare contratti aziendali alternativi ai contratti nazionali, che potrà essere oggetto di un confronto con il sindacato in occasione della verifica del modello contrattuale del 2009. Proposta bocciata dalla numero uno della Cgil, Susanna Camusso, che intervenendo ieri a Bologna alla manifestazione per lo sciopero dei metalmecanici della Fiom (che si svolgerà oggi nel resto delle città) ha confermato il no «all'iniziativa di Federmeccanica che chiede di inseguire la Fiat» e al «modello che la Fiat vorrebbe imporre al Paese cancellando il contratto nazionale e peggiorando le condizioni di lavoro». Al tempo stesso, però, Susanna Camusso è stata fischiata da una parte dei manifestanti poichè non ha risposto all'appello del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che aveva chiesto alla Cgil di indire lo sciopero generale. Il segretario generale della Cgil, infatti, sta lavorando attraverso contatti informali per cercare di far ripartire il confronto sulla rappresentanza con Cisl e Uil, con l'obiettivo di riportare la Fiom negli stabilimenti Fiat dai quali è esclusa, non avendo sottoscritto le intese aziendali. Sarebbe contraddittorio rispetto ad una simile strategia proclamare uno sciopero generale della sola Cgil, rimarcando così le divisioni con Cisl e Uil. Così ieri è emersa in tutta evidenza la forte divergenza con la Fiom e con l'area cgielllina vicina alla sinistra radicale.
Ma dal palco la leader della Cgil ha anche chiamato in causa il governo sulla vicenda Fiat: «Se la smettesse di occuparsi di cose che lo stanno rendendo lo zimbello del mondo, ci aspetteremmo che facesse il suo mestiere, cioè che chiamasse una grande impresa e chiedesse chiarimenti sugli investimenti». Per Susanna Camusso servono chiarimenti su «cosa significhi il piano degli investimenti dal punto di vista dei modelli, delle produzioni, dello sviluppo e dell'occupazione».
Camusso è stata anche protagonista di un botta e risposta polemico con il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha condannato la mobilitazione della Fiom, in quanto «appare per molti aspetti uno sciopero politico privo di qualunque sbocco che normalmente un'azione di sciopero si prefigge». Nella replica Susanna Camusso ha chiesto al ministro «cosa c'è di più concreto per un lavoratore che avere un contratto nazionale, un documento che garantisce diritti e che non può essere diverso a seconda del gruppo industriale in cui si lavora».
Nella stessa giornata, peraltro, il ministro Sacconi ha incontrato, presso la Prefettura a Napoli, prima una rappresentanza di Fim, Uilm e Fismic di Pomigliano (i sindacati che hanno sottoscritto l'accordo con la Fiat) e separatamente, della Fiom. I sindacati hanno chiesto garanzie legate alla formazione e ad alcuni servizi (il prolungamento degli orari dei mezzi pubblici).
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