venerdì 19 marzo 2010

Aquilla - l'esercito contro le carriole

Da ieri, 18 marzo, il centro dell’Aquila è stato invaso da truppe e ruspe dell’esercito che il Governo ha incaricato, a quasi un anno dal terremoto, di rimuovere le macerie degli edifici sbriciolati dalla scossa del 6 aprile 2009, proprio a partire da Piazza Palazzo, luogo simbolo della “protesta delle carriole”.
È ben evidente che non sono le macerie il vero obiettivo che governo ed esercito, con la complicità delle amministrazioni locali, vogliono rimuovere, ma il “movimento delle carriole”, cioè la protesta con cui da alcune settimane la gente dell’Aquila ha cominciato a riappropriarsi della propria città, pur in forma simbolica e dimostrativa, e a riprendersi il diritto prendere la parola sul proprio futuro, a partire dalla prima delle condizioni per averne uno: la ricostruzione.
È senza dubbio questo il fatto nuovo che ha fatto ricordare al governo e istituzioni che le macerie erano ancora là.
Per un anno si sono preoccupati solo di speculare politicamente sulla tragedia del terremoto, mettendo in scena il “G8 del dolore”, e di speculare profittevolmente sul grande affare delle opere per lo stesso G8 (512 milioni) e la costruzione dei new villages (2.700 al mq, il doppio del prezzo di mercato), di imbavagliare e fermare ogni voce che mettesse in discussione la verità di regime del “miracolo aquilano” e ogni azione che li contrastasse sul campo.
Il tutto a vantaggio del regime moderno fascista in formazione, che ha potuto ostentare efficienza nel perseguire i propri obiettivi e millantarne consenso, e di Bertolaso e la sua corte di “sciacalli ridenti”, che ne hanno tratto lauti profitti, mentre la maggioranza degli sfollati sono stati deportati e dispersi a decine di chilometri o stipati in batterie di C.A.S.E. in sobborghi senza servizi, mentre l’Aquila restava cancellata.
Oggi hanno il problema di far fronte agli aquilani che hanno cominciato a lottare seriamente per riprendersi la città, fatto particolarmente imbarazzante in periodo preelettorale, e la soluzione è ancora quella della militarizzazione e cancellazione di ogni resistenza.
Più importante che mai è oggi imparare la lezione dell’occasione sprecata del G8: solo la lotta e l’autorganizzazione possono aprire un futuro, disturbare il manovratore, alzare la voce e le mani … per mettere nelle carriole l’intero sistema di complicità e comitati d’affari che sulle macerie costruisce il suo potere.

19.3.2010

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