lunedì 22 settembre 2025

pc 22 settembre - Una marea umana in Italia a sostegno della Palestina, stazioni, autostrade bloccate contro genocidio e deportazione

Oggi documenteremo con alcune foto delle manifestazioni, seguirà la valutazione politica 





Una marea umana è stato il movimento in solidarietà con la Palestina in Italia, nella giornata di lotta nazionale del 22 settembre, che ha attraversato molte città rivendicando la propria scelta di  stare "con la Palestina libera dal fiume fino al mare".

Lo sciopero dei sindacati base di oggi 22 settembre ha portato in piazza lavoratori del pubblico impiego innanzi tutto, della scuola in particolare, uniti agli studenti e la partecipazione è andata oltre le aspettative. Il movimento ha bloccato moltissime città, le vie di circolazione in particolare, a Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino, Firenze, Palermo, Ancona, Cagliari, Taranto, Pisa, e si parla di più di settanta città; i varchi portuali a Genova, Livorno, Marghera, Trieste, Salerno; a Ravenna è stato occupato il ponte mobile, a Bologna è stata occupata la tangenziale e a Firenze è stata bloccata la superstrada Pisa e Livorno. Sono state occupate le stazioni di  Napoli, Torino e Milano e molte sono le città che sono state attraversate dai cortei. Nella stazione di Milano i manifestanti hanno respinto le cariche poliziesche dentro la stazione

Dalle fabbriche tuttavia non c'è stata adesione, gli operai non hanno fatto paura a padroni e governo

complice del genocidio portato avanti dal boia Nethanyhau, continuano a non avere voce sulle grandi questioni della solidarietà alla Palestina e alla sua resistenza, contro il riarmo e la guerra, contro il governo miserabile, ignobile, fascista, di Meloni. Lo sciopero della Fiom/CGIL del 19 non ha mobilitato gli operai delle fabbriche, solo qualche delegato ma molti funzionari delle camere del lavoro.

Noi dello Slai cobas per il sindacato di classe siamo intervenuti nelle fabbriche dove siamo presenti portando l'appello dei sindacati palestinesi perché gli operai scendessero in campo e bloccassero effettivamente la produzione in questo paese contro il genocidio e la deportazione, per l'unità internazionale con i lavoratori palestinesi massacrati assieme alle proprie famiglie, ai propri figli, alle proprie mogli, madri, sorelle e deportati da i nazisti di oggi, i sionisti israeliani.

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